Napoli, l'ombra del racket sul raid armato
contro la pasticceria Poppella

Napoli, l'ombra del racket sul raid armato contro la pasticceria Poppella
di Giuseppe Crimaldi
Giovedì 23 Febbraio 2017, 20:45 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 12:17
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L'ombra lunga del racket. Ci sarebbe il business delle estorsioni dietro il raid armato che stamattina ha seminato il terrore nel cuore del rione Sanità a Napoli. Nel mirino è finita la storica pasticceria "Poppella" - tre generazioni di artigiani delle bontà dolciarie partenopee - il cui ultimo erede è l'inventore dei gustosissimi "fiocchi di neve". 
 



Si torna a sparare al rione Sanità. Un quartiere senza più pace. Due uomini armati poco prima delle 7,30 hanno esploso quattro colpi di pistola calibro 9x21 contro le vetrine del negozio, che a quell'ora era aperto anche se titolare e dipendenti si trovavano nel laboratorio e nel locale non c'erano ancora clienti. Il tutto a meno di mezzo chilometro dal luogo in cui un anno e mezzo fa venne assassinato Genny Cesarano, il giovanissimo innocente trafitto da un proiettile vagante esploso durante una "stesa".
 
 

Ma questa volta non si è trattato di una "stesa". No. Gli investigatori della Polizia di Stato sono orientati ad inquadrare questo ennesimo episodio di violenza metropolitana in un contesto estorsivo. Perché la camorra non vive solo di piazze di spaccio di droga, ma anche del "pizzo". 

Eppure il titolare dell'esercizio commerciale - il 42enne Ciro Scognamiglio - interrogato dagli uomini della Squadra mobile ha negato di aver mai subito minacce o richieste di denaro. Non aiuta certo il contesto ambientale. Nessun testimone, e - soprattutto - l'assenza degli impianti di videosorveglianza stradale, più volte promessi e mai portati a termine alla Sanità. Il raid è avvenuto di fronte a una scuola elementare, la "Angiulli", dove stavano per entrare centinaia di bambini. 

I colpi, esplosi ad altezza d'uomo, avrebbero potuto provocare una strage. All’ingresso della pasticceria "Poppella" campeggia una videocamera puntata sul marciapiedi. Impianto di sorveglianza ovviamente privato, sistemato a spese del titolare del negozio. Ma dalle immagini acquisite dalla Scientifica non sarebbero emersi elementi utili ad identificare gli autori dell'aggressione.
 

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