Napoli, spari contro gli immigrati al Vasto: la firma del clan e l'ombra del racket

Napoli, spari contro gli immigrati al Vasto: la firma del clan e l'ombra del racket
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 13 Agosto 2018, 08:25 - Ultimo agg. 11:47
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Un colpo al cerchio e uno alla botte. O meglio: sparare contro i neri, per educare tutti, sia i bianchi che i neri. E poi passare all'incasso, specie in un periodo cruciale per l'economia criminale, a pochi giorni dal giro di boa di Ferragosto, quando la terza rata del racket - dopo Natale e Pasqua - bussa tradizionalmente alle porte di commercianti e bancarellari.
 


Ed è in questo scenario che viene fuori un'altra conferma: quel giovedì due agosto, al Vasto, sono stati due gli immigrati senegalesi ad essere colpiti nel corso di una sorta di «stesa» in stile camorristico. Non solo Cissé Elhadji Diebel, il 32enne colpito due volte alle gambe (un proiettile lo ha raggiunto all'inguine e si è conficcato miracolosamente nel telefonino cellulare), ma anche un altro suo connazionale. Nelle ore successive al raid, alcune indiscrezioni - circolate a mezzo social - avevano segnalato l'ipotesi di un secondo ferito, ma in questi giorni sono arrivate conferme dirette. È così che la seconda vittima di quella notte di paura in via Milano ha un nome e una storia: si tratta di un giovane uomo sotto la trentina, un ambulante di stanza a Napoli, spesso impegnato sulle spiagge della Campania. Un uomo di origine senegalese, che agli inquirenti non ha avuto problemi a dichiarare: «Ero in strada, ho sentito tanto frastuono, urla di paura, stavo per allontanarmi, quando ho avvertito un bruciore all'altezza del polpaccio».

Tutto confermato, dunque, c'è una seconda persona colpita, anche se fortunatamente di striscio (e di rimbalzo), quanto basta ad avere oggi - a distanza di una decina di giorni da quell'episodio, le idee chiare su dinamica e matrice del raid. In sintesi, due pistoleri «bianchi», in sella a uno scooter hanno fatto fuoco contro un gruppetto di immigrati di colore, ferendo solo Cissé; poi hanno voltato l'angolo e ci hanno riprovato. Hanno visto un altro immigrato di colore e gli hanno sparato all'altezza delle gambe.

 

Dunque una sorta di «stesa», qualcosa di molto simile a un agguato dimostrativo come quelli messi in scena dalla camorra cittadina. Ma allora qual è il movente di un simile episodio? Che senso ha sparare due volte alle gambe, così a casaccio? Ipotesi al vaglio dei pm, la prima pista porta inevitabilmente al racket. Agguato camorristico, movente estorsivo. Sparare nel mucchio serve a «sensibilizzare» bianchi e neri, vale a dire cittadini napoletani esasperati per la massiccia e incontrollata presenza di immigrati di origine africana, ormai padroni del territorio a ridosso della Ferrovia; ma anche gli stessi immigrati, alla luce di un concetto fin troppo chiaro: lo Stato ha le mani legate e non fa nulla per risolvere il problema, noi abbiamo modi più rapidi ed efficaci. Dunque, spari nel mucchio, una «stesa» contro i neri del Vasto, per battere cassa, per chiedere la tangente di agosto e dominare la scena in un momento di particolare confusione.

IL MESSAGGIO
Inchiesta condotta dalla Mobile del primo dirigente Luigi Rinella, lo scenario investigativo resta ovviamente aperto e non c'è nulla che viene escluso. Ma torniamo al luogo della sparatoria di dieci giorni fa. Non è passato inosservato il punto in cui è stato consumato il doppio agguato. Siamo all'altezza del civico numero 40 di via Milano, non un posto qualsiasi. È un posto simbolico, per chi conosce la recente storia di quella zona del Vasto. Qui, al civico 40, vengono ammassati tutti gli immigrati sbarcati a Napoli nella loro prima permanenza in Italia, molti dei quali privi di regolare permesso di soggiorno. Andare a sparare da quelle parti, offriva un doppio risultato: era quasi impossibile non trovare «neri»; e offriva la possibilità di «educare» i nuovi arrivati alla legge della camorra. Ambulanti, commercianti di merci false, bancarellari hanno così ricevuto un avvertimento immediato su quale sia la forza della camorra cittadina. «Adeguatevi, altrimenti vi spariamo addosso», è il messaggio indirizzato in un linguaggio facile da cogliere per chiunque.

Un agguato figlio dei tempi, che cade in un periodo di particolare tensione per quanto sta accadendo a ridosso della stazione centrale. Negli ultimi venti mesi, una situazione già precaria è progressivamente degenerata. Sbarchi di clandestini all'ordine del giorno, nuovi arrivi a Napoli nei centri di accoglienza (alberghi messi a disposizione della Prefettura), paura e rabbia tra i napoletani costretti a vivere in un enclave africano. Quanto basta ad organizzare una stesa, sparare nel mucchio, per educare bianchi e neri, a proposito della tessa di ferragosto, della tangente estiva da imporre senza sconti e condizioni: e senza badare al colore della pelle.
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