Spari ai baretti di Chiaia, indagato il teste: è il figlio del boss di Fuorigrotta

Spari ai baretti di Chiaia, indagato il teste: è il figlio del boss di Fuorigrotta
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 18 Luglio 2018, 07:00 - Ultimo agg. 18:14
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È stato ammesso nella lista dei testi presentati dalla Procura, ma come «indagato di reato connesso». Detto in parole chiare, il teste principale nella storia della sparatoria durante la movida dei baretti potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. È indagato nel corso di un procedimento parallelo condotto dalla Procura dei minori, è accusato di rissa aggravata nella stessa vicenda che lo vede, dinanzi al Tribunale di Napoli, come parte offesa degli spari esplosi lo scorso novembre in via Carlo Poerio. Aula 421, il nodo del processo viene affrontato dai giudici nella prima udienza. Dietro la gabbia, la sagoma del ventenne Giuseppe Troncone, figlio di Vitale, boss di Fuorigrotta, ritenuto responsabile degli spari esplosi nella folla dei baretti, dopo aver subìto l'aggressione da parte del branco di San Giovanni a Teduccio. È accusato di tentato omicidio, in un procedimento che si regge in particolare sulla testimonianza resa da uno dei minori feriti dagli spari. Ed è lo stesso minore ieri ammesso nella doppia veste di «parte offesa», ma anche di indagato di reato connesso, dal momento che nei suoi confronti la Procura dei Colli Aminei procede per rissa aggravata. Una condizione che potrebbe consentirgli anche di avvalersi della facoltà di non rispondere, una volta convocato in aula per confermare quanto messo agli atti nella prima fase delle indagini.
 
Ma torniamo all'udienza di ieri mattina. Sono due i funzionari di polizia giudiziaria a rispondere alle domande del pm Antonella Fratello e degli avvocati di Troncone jr, i penalisti Antonio Abet e Giuseppe Perfetto.

Stando alla ricostruzione resa dagli investigatori, quella notte - era il 18 novembre scorso - ci fu un'incursione nella zona della movida di Chiaia di un gruppo di minori imparentati con famiglie camorristiche di San Giovanni a Teduccio. Almeno sei aggressori sono parenti di famiglie vicine ai Formicola di via Taverna del Ferro. Armi e atteggiamento vendicativo. Stando a quanto emerso dalla misura cautelare a carico di Giuseppe Troncone, i Formicola volevano replicare a un video circolato sui social in cui lo stesso Troncone aveva festeggiato (in un locale di provincia, lontano dai baretti) stappando oltre quaranta bottiglie di champagne. Immagini postate su facebook che alimentarono invidia da parte di quelli di via Taverna del Ferro, decisi a dimostrare la propria forza in modo violento, contro chi aveva osato rendersi protagonista di una sorta di «spacconata» poi diventata virale. Ieri dunque la prima ricostruzione in aula rispetto a quanto avvenuto a metà novembre scorso, con una serie di conferme: quelli di Fuorigrotta erano incensurati e non noti alle forze di polizia - hanno spiegato - anche se Troncone decise di uscire di casa per andare a bere qualcosa con tanto di pistola nel giubbino. Dall'altra parte, invece, il gruppo era capitanato dal rampollo del clan Formicola, che era stato fermato armato di pistola appena una settimana prima. Fermato ma non arrestato - ha confermato ieri in aula il pm della Dda - denunciato a piede libero, nonostante la resistenza, nonostante l'arma che custodiva sette giorni prima della rissa di Chiaia.
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