I soldi sporchi degli amici dei calciatori del Napoli, la nuova pista porta ai «paradisi» di Ibiza

I soldi sporchi degli amici dei calciatori del Napoli, la nuova pista porta ai «paradisi» di Ibiza
di Leandro Del Gaudio
Sabato 12 Maggio 2018, 22:53 - Ultimo agg. 13 Maggio, 17:40
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Se uno incassa ogni tre giorni 140mila euro, dove li mette i soldi? Su cosa investe? E soprattutto: dove va a investire? È a partire da queste domande che gli inquirenti puntano il naso lontano da Napoli, sulla scorta di alcune tracce emerse nel corso dell’inchiesta che vede al momento in cella tre imprenditori partenopei. 

È la storia dei tre fratelli Gabriele, Giuseppe e Francesco Esposito, quelli del club partenopeo (discoteca di Coroglio sequestrata mercoledì scorso), delle amicizie patinate, tra vip e calciatori del Napoli. Sono migliaia le pagine depositate agli atti negli ultimi dieci mesi, parliamo delle informative di pg che stanno a sostegno della misura cautelare emessa lo scorso anno (gip Pollio, per la quale pende giudizio di Riesame dopo intervento in Cassazione), e di quella spiccata pochi giorni fa con la firma del gip D’Ancona. Da entrambi i casi, emergono tracce di interessi di alcuni segmenti dell’imprenditoria napoletana verso Milano e Ibiza. Non parliamo solo dei fratelli Esposito, che a Ibiza ci andavano per puro relax, ma di un canale investigativo tutto da approfondire. 

Verifiche della polizia giudiziaria, al lavoro gli uomini della Dia, sotto il coordinamento del capocentro Giuseppe Linares. Partiamo dal gossip, da tracce di vita vissuta dai tre imprenditori accusati di interposizione fittizia di beni, per conto della camorra del Vasto-Arenaccia, quella governata dai boss Bosti e Contini. 

Si va dal volo a Ibiza assieme ad alcuni calciatori, alle più recenti telefonate che raccontano ancora della bella vita dell’isola più nota delle Baleari. Tracce e niente più, che spingono comunque gli inquirenti a tenere un faro acceso sul caso Ibiza, su possibili investimenti della camorra lontano da Napoli.
 
Ma restiamo a quanto emerso dalle indagini culminate negli arresti di mercoledì scorso. Inchiesta coordinata dai pm Francesco De Falco, Enrica Parascandolo e Ida Teresi, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Filippo Beatrice, il riferimento all’isola più gettonata dal turismo mediterraneo è un chiodo fisso. 

È il 21 giugno del 2017, quando viene captata la conversazione tra Fabio Borriello (giocatore del Lugano calcio, fratello del più noto Marco, entrambi estranei a questa indagine) e Gabriele Esposito, l’unico dei tre fratelli arrestati ad avere alle spalle una condanna in primo grado per fatti di camorra. Scrivono gli inquirenti: «Gabriele commenta la barca di Gianluca Vacchi (nome noto del jet set internazionale, ovviamente estraneo a questa indagine) dicendo che è mostruosa...; Fabio dice che costa tanto, che sarà una barca di 7, 8 milioni di euro...; Fabio dice inoltre che di liquido Gianluca Vacchi avrà 150 milioni di euro..., poi continua dicendo che Gianluca Vacchi di utile nella sua azienda hanno fatto 104 milioni di euro... i due conversano sulla vita mondana di Gianluca Vacchi». Ma agli atti ci sono altri riferimenti al mondo dorato cui aspirano i fratelli imprenditori, proprio alla luce di quanto ricostruito dalla Dia di Napoli. 

E torniamo ai viaggi di piacere fuori porta. Siamo a giugno del 2013 (da tanto andava avanti l’inchiesta sui rapporti sospetti tra calciatori e soggetti in odore di camorra, ndr), che viene ricostruita una breve vacanza a Ibiza, che vede protagonisti Paolo Cannavaro e Salvatore Aronica (all’epoca in forza all’undici di Mazzarri), «assieme a soggetti poi identificati in Pasquale Vollaro detto Lino, Tammaro Caso, Antonio Segreto e i fratelli Esposito». Tutti a Ibiza e tutti accompagnati dalle rispettive famiglie, «a trascorrere un breve periodo di vacanza dove avevano incontrato anche i calciatori Fabio e Marco Borriello». 

Quanto basta, agli occhi degli inquirenti, di verificare quali sono i rapporti con l’isola spagnola, non solo come naturale approdo turistico. Indagini che puntano a chiarire quali sono le rotte del riciclaggio (ovviamente non è il caso dei fratelli Esposito, che nell’ordinanza firmata dal gip D’Ancona non risultano ristretti per questo reato), guardando a uno scenario decisamente più ampio. 

E non è il solo filone su cui battono gli inquirenti. Difesi dai penalisti Domenico Dello Iacono e Roberto Saccomanno (che assiste anche altri componenti della famiglia Esposito coinvolti in quest’ultima indagine), gli imprenditori del Mercato trapiantati a Posillipo si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Venerdì mattina si sono limitati a respingere le accuse, nel corso di dichiarazioni spontanee a senso unico: «Non siamo prestanome, non siamo la testa di ponte della camorra del Vasto, con Ettore Bosti (rampollo del clan del Vasto, condannato a venti anni di reclusione) nessun rapporto di affari». 

Eppure le indagini ora battono proprio il filone degli affari. Come hanno fatto gli Esposito a mettere a segno la scalata alla discoteca di Coroglio Club partenopeo e come hanno fatto a creare un piccolo impero nel campo della distribuzione di giocattoli. Due punti su cui la difesa degli imprenditori in manette, è pronta a battersi, rivendicando la correttezza nella formazione di un patrimonio familiare che risale proprio al capostipite della famiglia. Ed è in questo scenario che gli inquirenti puntano ad ascoltare nei prossimi giorni due testimoni eccellenti: da un lato, potrebbe essere convocato dagli inquirenti Pepe Reina, prossimo a lasciare il Napoli per andare a difendere i pali milanisti; ed Enrico Preziosi, presidente del Genoa, leader nel mondo della distrubuzione dei giocattoli che viene intercettato (ovviamente per conto terzi), mentre dialoga con i fratelli Esposito. Un filone tutto da esplorare, proprio alla luce di quelle parole ricche di entusiasmo con cui Esposito quantificava i propri guadagni a Fabio Borriello: «Sto facendo 130-140mila euro ogni tre giorni, che mi interessa dei pub, tutti i deejay vogliono venire a suonare nella mia discoteca». 
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