Narcotraffico e processi lenti:
in 13 del clan Amato tornano liberi

Narcotraffico e processi lenti: in 13 del clan Amato tornano liberi
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 19 Aprile 2018, 09:02 - Ultimo agg. 10:32
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Se da un lato gli arresti sono stati accordati in modo generoso e arbitrario, dall'altro c'è chi lascia la cella o gli arresti domiciliari grazie alla decorrenza dei termini di custodia cautelare. Uno scenario che ha riguardato una quindicina di indagati, tutti coinvolti in un'inchiesta per narcotraffico all'ombra delle piazze di spaccio del clan Amato-Pagano. Si parte dal caso di Rosaria Pagano, presunta reggente del clan degli scissionisti, protagonista in questi giorni di una svolta non da poco: la donna ha lasciato il carcere duro e nei prossimi mesi sarà scarcerata per decorrenza dei termini di custodia cautelare. È stato il Tribunale del Riesame ad accogliere l'appello dei difensori della Pagano, che avevano puntato l'indice contro la sospensione dei termini di custodia cautelare, in regime di «termini a difesa» concessi alle parti per approfondire le carte del pm. In sintesi, quando viene concesso il tempo necessario alla difesa per leggere le nuove carte depositate in aula dal pm, l'orologio del processo non può essere interrotto: scorre il tempo e se l'udienza non si chiude dinanzi al gup, si registra la scarcerazione.

Al momento la donna ha un fine pena per novembre del 2019, al termine delle indagini in un altro filone (riciclaggio), ma nel frattempo ha lasciato il carcere duro e vede la possibilità di ritornare libera. Ma non è tutto. Il provvedimento adottato dal Riesame ha un carattere estensivo, si applica anche per gli altri coindagati nel procedimento per narcotraffico.
 
Lasciano così gli arresti Mario Avolio (che era in carcere), Vincenzo Bolognini (che era ai domiciliari), Massimo Cesarini (che era ai domiciliari), Giuseppe Iavarone (che era detenuto ai domiciliari), Giuseppe Leonardi (che era detenuto ai domiciliari), Luigi Leonardi (che era ai domiciliari), Ferdinando Lizza (che era in cella), Salvatore Manzo (che era ai domiciliari), Giovanni Onorato (che era ai domiciliari), Salvatore Tufo. Intanto, la Procura non ci sta e studia le contromosse. Indagine coordinata dai pm Maurizio De Marco e Vincenza Marra, ora si punta a depositare un probabile ricorso per Cassazione sulla decisione del Riesame che scarcerava la Pagano. Qual è il punto? Stando a quanto emerso finora, viene eccepito il regime di «termini a difesa», dal momento che la possibilità di rinviare la sentenza con il rito abbreviato a carico della Pagano era frutto di un accordo tra le parti che già erano a conoscenza dei documenti depositati dinanzi al giudice. Insomma, non c'erano i termini a difesa e la sospensione dei termini di custodia cautelare avrebbe impedito la scarcerazione della presunta madrina del narcotraffico di Secondigliano.

Questione di interpretazione rimandata alla Cassazione, mentre una pattuglia di narcos viene spedita in diverse regioni di Italia per gli obblighi di dimora, dopo aver lasciato il regime di arresti.
 
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