Delitto Materazzo, la verità di Scintilla: «Io e Lucio avevamo paura di Luca»

Delitto Materazzo, la verità di Scintilla: «Io e Lucio avevamo paura di Luca»
Giovedì 4 Ottobre 2018, 13:03 - Ultimo agg. 15:10
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«A causa dei momenti di rabbia di Luca, temevo per me e per Lucio» per questo «ci chiudevamo a chiave nella camera da letto, prima di andare a letto». Lo ha detto Maria Scintilla Amodio, campagna di Lucio Materazzo, padre di Vittorio Materazzo, l'ingegnere assassinato davanti la sua casa a Napoli, la sera del 28 novembre 2016, rispondendo a una domanda del pm De Renzis in riferimento a dichiarazioni sommarie rilasciate dalla testimone l'8 dicembre del 2016, pochi giorni dopo l'omicidio. Dell'omicidio di Vittorio è accusato Luca Materazzo, fratello della vittima. A una successiva domanda rivolta a Scintilla Amodio dal presidente della Corte di Assise, Provitera, la testimone ha anche ammesso di essersi chiusa a chiave nella sua camera da letto anche dopo la morte del compagno Lucio.

È stata un'udienza abbastanza tumultosa. A un certo punto ha parlato anche lo stesso imputato. «La polizia ha creato un quadretto probatorio ad hoc...nei miei confronti è stata esercitata una pressione psicologica». Torna ad accusare la polizia Luca Materazzo. L'uomo ha chiesto e ottenuto l'autorizzazione a rilasciare, al termine dell'udienza, delle dichiarazioni spontanee caratterizzate da un «botta e risposta» con il presidente della terza Corte d'Assise Giuseppe Provitera. Parlando alla giuria Luca Materazzo ha preso di mira l'operato delle polizia giudiziaria e sottolineato l'impossibilità di potersi difendere: «Ho nominato due avvocati - ha detto - senza ricevere alcuna risposta. Parlare a fine udienza è l'unico modo per difendermi». Il giudice, a questo punto, è stato costretto a ricordare all'imputato che la difesa va esercitata attraverso un legale (numerosi sono stati quelli, finora, a cui Luca Materazzo ha revocato il mandato), non attraverso le dichiarazioni spontanee, e che avrà l'opportunità di replicare ai testimoni durante l'esame dell'imputato. Prima di essere riportato in carcere, Luca, dalle sbarre si è rivolto a due sue sorelle presenti in aula: «Coprono tutto, così è disumano». La prossima udienza è stata fissata alle 9,30 di giovedì.

C'è stato spazio anche per dolore e sgomento per la vedova di Vittorio Materazzo. Il secondo dei due testimoni presenti, durante la deposizione, riferendo alcune circostanze, ha riportato frasi altamente offensive riguardanti Vittorio. Elena Grande ha ascoltato la testimonianza di Fabrizio Fiore, con le lacrime agli occhi. Poi, alla fine dell'udienza, si è rivolta al suo avvocato, Arturo Frojo, al quale ha manifestato tutto la sua disapprovazione («è stata offesa la sua memoria»). Fabrizio Fiore è l'attuale compagno di Scintilla Maria Amodio, la donna che è stata legata sentimentalmente a Lucio Materazzo, padre sia della vittima che dell'imputato. Dopo quattro mesi dalla scomparsa di Lucio, su invito di Scintilla, Fiore andò a vivere nell'abitazione al quarto piano di via Maria Cristina di Savoia, a Napoli, dove Lucio ha vissuto per tutta la vita e dove è morto. Un scelta osteggiata fortemente da quasi tutti I figli.
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