Commerciante morto per infarto a Napoli, il giudice: «Raid premeditato e violento»

Commerciante morto per infarto a Napoli, il giudice: «Raid premeditato e violento»
Giovedì 13 Dicembre 2018, 08:42 - Ultimo agg. 10:16
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Aggredire una persona anziana, sovrastarla fisicamente nel tentativo di impedirle qualsiasi reazione, minacciarla con una pistola significa assumersi la responsabilità di provocare un infarto, di uccidere la vittima. È uno dei punti che spinge il gip Paola Piccirillo a firmare la convalida del fermo a carico di Luigi Del Gaudio, il possibile balordo della Pignasecca, il presunto aggressore del commerciante Antonio Ferrara, stroncato da un arresto cardiaco, dopo essersi difeso da una tentata rapina. Otto pagine per chiudere il cerchio attorno all'indagato reo confesso e per smontare, almeno in parte, la versione minimalista offerta agli inquirenti lunedì scorso. Lo scorso sei dicembre, lì alla Pignasecca, non è andato in scena un episodio sfortunato, ma un decesso «eziologicamente» riconducibile «a tale condotta delittuosa». In sintesi, la morte di un anziano commerciante aggredito alla fine della giornata lavorativa da un uomo armato va considerata come «un fatto prevedibile ed evitabile da parte di Luigi Del Gaudio».
 
Inchiesta coordinata dal pm Ida Frongillo, magistrato in forza alla sezione reati contro la criminalità predatoria guidata dal procuratore aggiunto Rosa Volpe, ci sono anche altri risvolti degni di nota. È lo stesso gip a riconoscere che le indagini si sono avvalse anche di una fonte anonima, una segnalazione che ha indirizzato le indagini sul personaggio che ha poi deciso di confessare. Difeso dal penalista napoletano Diego Pedicini, l'uomo ha dichiarato di essersi limitato a chiedere cento euro e di dare inizio ad una rapida aggressione, interrotta dalla reazione dell'uomo. Ma non è tutto. È lo stesso avvocato Pedicini a battere su un punto, in particolare: «Si tratta di un provvedimento colpevolista, che non tiene conto della confessione piena resa dall'indagato, in una indagine dalla quale non emergevano altre prove a carico del mio assistito. Va anche ricordato che i due testimoni presenti alla tentata rapina avevano scagionato Luigi Del Gaudio, non riconoscendolo come l'autore dell'aggressione. Agli atti c'era solo una fonte confidenziale, che mai avrebbe potuto rappresentare un elemento di condanna nel corso di un processo. Ora farò ricorso in tutte le sedi, perché venga riconosciuta e valorizzata la confessione resa da Luigi Del Gaudio». Ma torniamo alle indagini, torniamo al provvedimento firmato dal giudice: «È l'ostinazione nella consumazione del delitto, oltre all'uso dell'arma, che incidono significativamente anche sull'entità dello spavento e sulla sua potenzialità lesiva». E ancora: «Il fatto che, prima di uscire di casa, abbia utilizzato l'arma per minacciare il Ferrara ed abbia ingaggiato con questi una colluttazione, dimostrano personalità incline a delinquere e particolare capacità criminale». Quanto alla confessione, per il giudice si è trattato di una reazione alla visita dei poliziotti ricevuta a casa per un accertamento anagrafico. Come a dire: si sentiva braccato e ha confessato.
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