Ed è questo il motivo che spinge gli inquirenti a una riflessione, a proposito delle convocazioni che verranno fatte a partire dall'inizio della prossima settimana. In queste ore, inutile nasconderlo, al vaglio della Procura è la posizione di Gennaro Mola, convivente e braccio destro della Valente, che è stato chiamato direttamente in causa dal consigliere Pd sotto inchiesta.
Uno scenario destinato a culminare in una sorta di confronto incrociato tra i due personaggi centrali di questa vicenda. Difeso dal penalista Carlo Di Casola, Madonna ha ricordato che a portargli le schede da autenticare fu Gennaro Mola, probabilmente sulla scorta di quello che ha definito una sorta di copione studiato e organizzato. Diverso il ragionamento di Mola, che due giorni fa ha replicato alle accuse di Madonna, negando di aver mai portato quelle carte al consigliere autenticatore. Inchiesta coordinata dal pm Stefania Buda, magistrato in forza al pool reati contro la pubblica amministrazione dell'aggiunto Alfonso D'Avino, siamo a un punto di svolta. Dopo accuse tanto dettagliate e a senso unico, come convocare Gennaro Mola? Come teste o come indagato? Una valutazione ancora aperta, mentre vanno avanti gli accertamenti dei finanzieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Napoli, agli ordini del colonnello Luigi Del Vecchio. Al vaglio degli inquirenti anche la posizione del consigliere uscente Antonio Borriello e del consigliere Aniello Esposito (entrambi al momento non iscritti nel registro degli indagati), che avrebbero autenticato la posizione di alcuni candidati, senza averli fisicamente di fronte alla scrivania.
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