Napoli, la scuola a rischio
che non riesce a traslocare

Napoli, la scuola a rischio che non riesce a traslocare
di Paolo Barbuto
Martedì 25 Settembre 2018, 08:36 - Ultimo agg. 09:46
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Questa è la storia di una scuola che i bambini adorano, eppure è una storia triste. L’hanno sporcata col veleno delle bugie, l’hanno maltrattata con la violenza dei social. E invece la scuola amata e maltrattata, la «Baracca-Vittorio Emanuele», in questa assurda vicenda di amministrazione zoppicante, non ha nessun ruolo se non quello di spettatrice.  Accade che una porzione dell’istituto, diviso in quattro differenti sedi, tutte al servizio del Quartieri Spagnoli con qualche propaggine verso il Pallonetto di Santa Lucia, ha bisogno di verifiche: si tratta del plesso «Baracca» di Vico Tiratoio dove la preside (sarebbe «dirigente scolastica», ma la burocrazia cancella la magìa delle parole antiche) Sara Sica ha chiesto di controllare la solidità della scalinata interna che le sembrava in cattivo stato.  
Accade che dopo le verifiche i tecnici hanno bisogno di tenere sotto controllo quella scala per qualche mese e vietano il passaggio della massa di bambini che ogni giorno si arrampica su quei gradini. 
Possono esserne cento tutti insieme al massimo, sicché bisogna trovare un’altra sistemazione per gli altri circa cinquecento alunni.
LA SOLUZIONE
Fortunatamente non è un problema trovare una nuova casa, temporanea, ai bambini. La scuola ha spazio in abbondanza alla sede del Vittorio Emanuele, ci sono anche aule già allestite e disponibili, bisognerà portare lì solo 250 banchetti e altrettante sedie per far funzionare regolarmente la scuola.
Vabbè, state pensando voi, che ci vuole a portare questa roba da una scuola all’altra, roba di mezza giornata di lavoro. Nel mondo reale sarebbe proprio così: nell’oscuro mondo della burocrazia, invece, tutto diventa lungo, complesso, irrisolvibile. In quel mondo tetro s’è infilato il presidente municipale Francesco de Giovanni che ha provato a dare una mano alla scuola: «Il Comune - spiega il presidente municipale - dopo aver ricevuto la richiesta di aiuto per il trasloco, s’è rivolto a Napoli Servizi. Dopo un sopralluogo s’è scoperto che, non essendoci un ascensore, i banchetti erano da trasportare uno a uno dalle aule alla strada. E siccome mancavano anche mezzi per il trasporto, bisognava trovare un modo qualunque per coprire gli 800 metri che separano le due scuole». Sospira de Giovanni perché la vicenda, banale in un qualunque altro luogo del mondo, qui a Napoli s’è trasformata in un caso. «Si è deciso che sarebbe stata necessaria una “catena umana” per portare i banchetti e le sedie in strada senza troppa fatica - prosegue de Giovanni - ma non c’era personale a sufficienza».
Nel frattempo i giorni sono passati uno a uno, la scuola è iniziata, i bambini hanno subìto qualche giorno di disagio prima di trovare un assetto temporaneo che consente a tutti di stare in classe cinque giorni a settimana in una scuola che resta aperta per sei giorni in modo da accogliere tutti.
Il CAOS
Di fronte al silenzio del Comune la scuola ha cercato di fare chiarezza: sono stati convocati i genitori per spiegare quel che stava accadendo e qualcuno ha lanciato l’idea: «Il trasloco facciamolo da soli». La preside Sica ha bloccato il progetto sul nascere: non se ne parla proprio. Però l’idea è piaciuta talmente che qualcuno ha deciso di lanciarla ugualmente e l’ha condivisa sui gruppi Whatsapp delle mamme: «Sette euro a testa e facciamo il trasloco senza burocrazia». Qualcuno ha frainteso pensando che la scuola chiedesse soldi ai genitori, qualcun altro ha rilanciato la notizia sul web indignandosi: è esplosa la polemica che la povera preside Sica è stata costretta a respingere con vigore e con comunicati ufficiali. «Mai chiesto soldi per il trasloco, chi lo dice è un bugiardo».
Però, forse, il veleno iniettato via web e le polemiche intorno alla vicenda, sono state utili. Perché la questione ha ricominciato ad essere d’attualità e anche Palazzo San Giacomo ha cercato di intervenire nuovamente per evitare figuracce.
LA VISITA
Ieri mattina si sono presentati alla scuola due addetti che hanno mostrato un tesserino del Comune e hanno iniziato a guardarsi intorno per capire cosa c’era da fare. A dire la verità lo stesso episodio s’era verificato qualche settimana prima con altri addetti del Comune: «Stavolta sono entrati in campo quelli dell’autoparco - spiega il presidente municipale de Giovanni - che hanno offerto il loro supporto. Credo che siano disposti a mettere a disposizione un mezzo dotato di montacarichi per favorire il trasloco e che possano anche dare la disponibilità di personale per accelerare le procedure. Mi dicono, però, che una soluzione non arriverà prima di un’altra settimana».
LA REAZIONE
Nel frattempo la scuola cerca di andare avanti cancellando i sussulti del caos che la circonda. Molte mamme tendono mani di solidarietà alla preside e alle maestre, altre hanno il volto truce e chiedono ragione della richiesta di versamento per il trasloco, quando scoprono che è una bufala arrossiscono, si scusano e provano a sorridere.
I ragazzi della scuola, che iniziano alle elementari e arrivano fino alle medie, non sembrano sconvolti, anzi la novità li ha emozionati. Docenti e preside, invece, sono tesi: «Per piacere non parlate male della nostra scuola - la dirigente Sica è accorata - ci siamo ritrovati travolti da questa vicenda, nata dalla necessità di offrire la massima sicurezza ai bambini. I genitori, quando li portano da noi, ci consegnano il loro bene più prezioso, noi abbiamo il dovere di proteggerli e tutelarli».
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