Terremoto a Ischia, l'Osservatorio vesuviano: «Il vulcano sotto stretta sorveglianza ma non c'entra con la faglia»

Terremoto a Ischia, l'Osservatorio vesuviano: «Il vulcano sotto stretta sorveglianza ma non c'entra con la faglia»
di Mariagiovanna Capone
Martedì 22 Agosto 2017, 17:37
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Un boato, la terra che trema e un black out di qualche minuto. L'evento sismico delle 20.57 di ieri ha una magnitudo 4.0 e per isolani e turisti sono bastati pochi secondi per vivere attimi di terrore. Ad avvertirla è soprattutto chi si trova a Casamicciola terme, dove fa sentire tutta la sua potenza. È qui infatti dove si registrano i danni maggiori agli edifici e il primo morto ufficiale: una donna colpita dai calcinacci della chiesa di santa Maria del Suffragio. Un terremoto connesso alla particolare tettonica dell'area tirrenica e non a quella vulcanica, che pure insiste sull'isola.
 


A precisarlo è Francesca Bianco, direttore dell'Osservatorio Vesuviano: «Sento di azzardare che è un terremoto di tipo tettonico, escluderei implicazioni vulcaniche» sentenzia. Non tutti infatti sanno che l'isola di Ischia è la parte sommitale di un vulcano, il monte Epomeo. Un vulcano addormentato, meno pericoloso del Vesuvio (attualmente fissato sulla soglia di pericolosità minima pari al colore verde), ma non inattivo. Un sistema vulcanico incluso nella sorveglianza e nel monitoraggio dell'Osservatorio Vesuviano, di cui l'ultima eruzione è del febbraio del 1302, e da allora, l'unica manifestazione consiste in una intensa attività fumarolica. L'isola è però anche tettonicamente attiva essendo attraversata o posta in vicinanza di alcune faglie, e colpita da terremoti storicamente devastanti di cui il peggiore è l'evento del 28 luglio 1883. Un sisma calcolabile intorno alla magnitudo 5.8 (all'epoca vigeva l'unità di misura Mercalli e raggiunse la punta massima di dieci), che ebbe come epicentro Casamicciola dove, su una popolazione di 4.300 abitanti, si contarono 1.784 morti e 448 feriti oltre a una devastazione di un migliaio di abitazioni. Quando c'è un evento sismico a Ischia quindi bisogna quindi considerare la sua matrice: vulcanica o tettonica. Dal punto di vista scientifico negli ultimi vent'anni (cioè da quando il sistema di sorveglianza nazionale è fornito di strumentazioni all'avanguardia e connessi a una rete di sorveglianza e monitoraggio) è la tettonica a dare più pensieri, ma senza allarmismi, poiché gli eventi non raggiungono magnitudo elevate. Ruolo importante lo gioca l'ipocentro (profondità), l'epicentro (distanza) e la qualità strutturale delle abitazioni. L'evento sismico di magnitudo 4.0 di ieri ha epicentro a circa 3 chilometri da Lacco Ameno e a circa 5 chilometri di profondità, grazie a un ricalcolo avvenuto in tarda notte e diffuso dal direttore Bianco, in contatto con Questura e Protezione civile già pochi minuti dopo il terremoto ischitano. Il sisma è stato seguito da altre 10 scosse di magnitudo massima intorno a 1.0. L'ultima scossa di questa sequenza è stata registrata alle 21.38. Nelle prossime ore, ai sismologi spetterà il compito di capire la natura della faglia che ha attivato il sisma.


«È difficile dire in questo momento se ci saranno altre scosse potenti, perché dobbiamo fare opportune valutazioni e calcoli che sapremo solo nelle prossime ore» dice Bianco.
Prematuro capire se la scossa di ieri sera sia l'evento principale o l'inizio di uno slittamento della faglia. «Si dovranno fare le dovute valutazioni e ora è piuttosto prematuro azzardare ipotesi» ammette Francesca Bianco. «Nell'immediato stiamo studiando le forme d'onda sismica proprio per capire se la responsabilità dell'evento sismico spetta a noi oppure va a Roma, al Centro nazionale terremoti. Apparteniamo tutti all'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ma ognuno ha competenze territoriali diverse». Il motivo è presto detto: essendo un terremoto a mare, la competenza spetterebbe all'ufficio romano. Il monitoraggio del territorio ischitano è invece di competenza dell'Ov che si avvale di tre stazioni sismiche e 4 stazioni geodetiche (che non registrano anomalie se non una lievissima subsidenza nota storicamente, nel settore meridionale), mentre il monitoraggio geochimico è affidato agli studiosi dell'Ingv di Palermo. 
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