Napoli, l'orgoglio del papà di Genny:
«Mio figlio ragazzo pulito, finalmente»

Napoli, l'orgoglio del papà di Genny: «Mio figlio ragazzo pulito, finalmente»
Sabato 21 Gennaio 2017, 09:06
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«Avete dipinto mio figlio come un delinquente, non era così. C'è stato perfino chi gli ha fatto una colpa di essersi trovato in strada di notte: un'assurdità. Adesso finalmente la verità è stata accertata e nessuno potrà dire altre bugie. La verità è quella che io ho raccontato fin dal primo momento: Genny era un bravo ragazzo che faceva anche il volontariato, un buon esempio per tutti i ragazzi del quartiere»: è arrabbiato Antonio Cesarano. Accoglie i giornalisti nello studio dell'avvocato Marco Campora che rappresenta la famiglia. Più che un'intervista la sua è un'invettiva: adesso le indagini hanno stabilito che suo figlio Genny è stato una vittima innocente della camorra e può finalmente sfogarsi e dare anche spazio al dolore e alle lacrime. E ristabilire la verità.
 


Chi era veramente Genny?
«Un bravo ragazzo, che noi abbiamo cresciuto con tanti sacrifici. Andava a scuola, faceva sport, frequentava l'associazione dei Cristallini, gli volevano bene tutti e, infatti, quando è morto tutti quelli che lo conoscevano si sono impegnati a difenderne la memoria. Io e sua madre siamo sempre stati attenti a tenerlo impegnato per evitare che stesse sempre per la strada. E credetemi: se crescere bene un figlio, oggi, non è facile per nessuno è difficilissimo farlo quando ogni giorno bisogna lottare per mandare avanti la famiglia. Gennny era un bravo ragazzo ma ho dovuto gridarlo per giorni prima che dessero ascolto a me ed alle migliaia di persone scese in piazza per il funerale concesso, come si fa per un boss di camorra, alle 7 di mattina. Ora spero che lui riposi in pace. La nostra l'abbiamo persa la notte in cui gli hanno sparato. Ma la cosa importante è che nelle carte dell'inchiesta oggi ci sia chiaramente scritto che mio figlio non aveva nulla a che vedere con la camorra e che è una vittima innocente».
Adesso tutti sanno chi era Genny, ma voi familiari come avete vissuto questo momento?
«Le notizie di oggi hanno riacceso i ricordi e le tensioni di quei giorni. E la stessa cosa succede ogni volta che colpiscono un innocente. Abbiamo sofferto quando hanno ucciso Maikol Russo a Forcella, quando hanno sparato a Ciro Colonna a Ponticelli o quando nei giorni scorsi hanno colpito al piede una bambina mentre era al mercato con il padre».
A Napoli si continua a sparare, nulla è cambiato?
«Certo, gli interventi dello Stato finora sono stati insufficienti, anche se devo ringraziare i ragazzi della squadra Mobile che si sono impegnati costantemente per arrivare alla verità. La violenza, non c'è dubbio, continua. La città, però, deve reagire. Non ci dobbiamo far intimorire e, ognuno come può, deve collaborare per liberare Napoli da questa morsa criminale restituendola ai ragazzi. Io mi sto battendo perché qualcosa cambi e la morte di mio figlio non sia inutile. Con Il popolo in cammino chiediamo alle istituzioni sicurezza e sviluppo per i quartieri a rischio. Sono necessarie risposte strutturali come istruzione, con le scuole aperte a tempo pieno e, soprattutto, opportunità di formazione e lavoro».
Il questore Marino ha detto: La cosa spregevole è che i ragazzi che erano con lui quella notte li abbiamo dovuti snidare. Lei cosa ne pensa?
«Si trattava di ragazzini che hanno vissuto momenti di panico, quando ti trovi al centro di una sparatoria non pensi a guardare il killer, pensi a salvarti. Ma non c'è stata omertà nel quartiere». Domani allo stadio San Gennaro dei Poveri comincia il memorial Genny Cesarano. «Abbiamo voluto riunire in un campo di calcio ragazzi di rioni diversi, perché la città è una e le persone perbene tante. Lo Stato deve liberarci da quel pugno di delinquenti che ci avvelena la vita».
Avete anche fondato l'associazione Genny Vive. Cosa vi proponete?
«Il sindaco ci affiderà una struttura a Materdei per riunire i giovani intorno ad attività diverse. Faremo laboratori, aiuteremo che è in difficoltà a scuola. La memora di Genny è importante, nessun ragazzo deve più essere ammazzato come lui».

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