Difeso dai penalisti Francesco Carotenuto, Alfredo Sorge e Giovan Battista Vignola, Romeo da mesi è al centro di un'inchiesta che punta ad esplorare diversi capitoli. Si parte - come è noto - da un appalto per le pulizie all'ospedale Cardarelli. Una gara vinta da Romeo, al termine di un braccio di ferro con la concorrente dinanzi alla giustizia amministrativa, si batte l'ipotesi di presunti contatti con il sistema criminale del Vomero e dell'area collinare. A partire da questa vicenda, si arriva a battere punti diversi. Intercettazioni e testimonianze. Per ore vengono ascoltate le conversazioni tra Annunziata e un suo conoscente, parole che hanno provocato altri accertamenti su profili differenti. Inchiesta culminata in questi mesi in blitz e perquisizioni.
Lo scenario si è ampliato, anche grazie all'uso del trojan, un virus spia che ha consentito di raccogliere ore di conversazioni tra l'imprenditore Romeo e i suoi più stretti collaboratori.
Da Napoli a Roma, fino ad arrivare a una società estera, per la quale ci potrebbero essere rogatorie internazionali. Inchiesta che si è sdoppiata: su Romeo indagano anche i pm romani, che puntano a verificare eventuali tangenti versate per ottenere appalti della Consip. Dieci giorni fa, l'ultimo blitz da parte della Procura di Napoli (che si è mossa in sinergia con l'ufficio inquirente romano), nel corso del quale sono emersi alcuni particolari legati al presunto sistema di tangenti: c'erano dei pizzini, rinvenuti nella spazzatura, che confermerebbero il contenuto di alcune intercettazioni. E non è finita. È ancora nel provvedimento di sequestro che si fa riferimento al sospetto di fatture gonfiate, sempre e comunque per ricavare riserve economiche da spendere a mo' di mazzette.