Napoli, il lavoro c'è: i 10 profili
che le aziende non trovano

Napoli, il lavoro c'è: i 10 profili che le aziende non trovano
di ​Francesco Pacifico
Domenica 23 Luglio 2017, 10:37 - Ultimo agg. 24 Luglio, 09:39
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Servono innanzitutto «giuntisti». Con il Sud che batte il Nord per numero di comuni cablati a una velocità di almeno 30 megabyte al secondo, a Napoli e in Campania si cercano da qui a tre anni quasi un migliaio di questi iperspecializzati - e introvabili - addetti alla posa e alla gestione della banda ultralarga dalla centralina cabinet alla spina di casa. I custodi del famoso e più delicato ultimo miglio, per intenderci. Subito dopo, nella classifica di quello che le aziende vorrebbero ma non trovano, ci sono figure con maggiore responsabilità nell'industria dell'ospitalità: chef, direttori di sala, sommelier, hotel e housekeeping manager. Perché il nostro territorio ha fame di tecnici in grado di coniugare la progettualità dei laureati e la manualità degli operai, di sovraintendere a questi processi intermedi. 

Alessandro Balzano, area manager della multinazionale del job recruitment Randstad, sottolinea che, «al di là di qualche giornata d'orientamento, questo accade perché manca nel nostro sistema produttivo l'anello di congiunzione tra percorsi di studio e mondo delle imprese. Un gap che coinvolge, soprattutto per quanto riguarda l'istruzione più professionale, i diplomati in materie tecniche scientifiche. Le aziende hanno bisogno di specializzazione e non hanno tempo di fare formazione ai giovani, ai quali viene data una preparazione blanda. Perché per queste mansioni serve esperienza, e chi ce l'ha pretende livelli di retribuzione più alta di quelli che offre il Mezzogiorno». 

Si paga quindi la distanza tra formazione e lavoro. Conferma Gaetano Manfredi, rettore della Federico II e presidente della Crui, la Conferenza dei rettori italiani: «Sul versante del rapporto tra domanda e offerta di lavoro ci poniamo il tema della formazione delle professionalità del turismo o di tecnici specializzati, che prescindono dal sistema universitario tradizionale. Questo è il vero nodo. Dal monitoraggio che facciamo con Almalaurea sui nostri iscritti, invece, emerge chiaramente che le aree che garantiscono più opportunità sono quelle delle lauree ingegneristiche ed economiche. Anche se molti giovani trovano un'occupazione nel Centro-Nord e all'estero. In Campania fanno meno fatica, per esempio, gli ingegneri aerospaziali o quelli gestionali. Gli studenti in materie umanistiche si stanno riconvertendo nelle digital humanities, la creatività. Ma tra loro fanno eccezione quelli che hanno scelto discipline giuridiche e letterarie, che pagano il blocco dei concorsi». Non a caso, per completare la lista delle professionalità più ricercate, Balzano aggiunge «nell'Ict i developers, i systems administrator, i business analyst, sul versante più technical i manutentori, i saldatori, i montatori meccanici, gli operatori e i programmatori Cnc, i disegnatori Cad, i progettisti elettrotecnici qualificati, mentre in ambito retail sono molto richiesti ottici, farmacisti, shop specialist e shop assistant, addetti allo showroom, vestiariste, visual, merchandiser, store managers, promoter e hostess di settore. Non facciamo fatica, come agenzia di lavoro, a trovare a Napoli ingegneri aerospaziali. Mancano camerieri che sappiano presentare un piatto in inglese o un receptionist, perché nell'ambito turistico-alberghiero si è persa l'accademia, quelle strutture in grado di formare i più giovani e regolare il cambio generazionale».

Per venire incontro alle esigenze del mercato, Manfredi annuncia che alla Federico II si stanno facendo «le prime riflessioni per rafforzare skill più pratici, cercando in alcune aree di formare tecnici intermedi con il sistema dei corsi degli Istituti tecnici superiori oppure con moduli triennali professionalizzanti: penso a ingegneri di produzione, addetti alla meccatronica o al settore navale, senza dimenticare l'industria del cibo. Da qui inizieremo. E poi dobbiamo continuare con il modello delle accademie, dopo quella creata con Apple. Il problema è che dobbiamo sottostare a tempi procedurali troppo lunghi: dall'ideazione all'avvio del corso possono passare anche tre anni».

Il territorio napoletano e la Campania non sono mai stati in testa alla classifica delle cosiddette assunzioni di difficile reperibilità, cioè le figure professionali che le aziende faticano a trovare sul territorio: con un livello del 10,6 per cento la regione è tra le migliori in Italia, come ha certificato lo studio Excelsior di Unioncamere. Che però conferma, guardando alle assunzioni previste nel primo trimestre dell'anno, criticità soprattutto sul versante delle «industrie metalmeccaniche ed elettroniche», del settore estrattivo e minerario, dell'informatica, della gomma e della plastica, dei servizi alla persona e di quelli avanzati alle imprese. Anche perché l'innovazione non sembra decisiva nel decidere gli equilibri occupazionali campani. Per capire lo status quo basta leggere un monitoraggio curato dall'Anpal per l'Osservatorio del lavoro voluto dall'assessore regionale alla Formazione, Sonia Palmeri. Guardando alla provincia di Napoli, su poco meno di 900mila dipendenti, si scopre che 92.444 lavorano nel commercio, 75.296 nell'istruzione, 46.685 nell'amministrazione pubblica e difesa o nell'assicurazione sociale obbligatoria, 42.657 nella ristorazione, 39.255 nell'ingrosso, 34.967 nei trasporti, 31.068 nelle attività legali, 28.628 nelle costruzioni e 25.922 nella sfera domestica. L'innovazione, poi, non incide neanche nel mercato delle professioni: a livello campano, e su oltre 1,6 milioni di lavoratori, 88.863 sono addetti alle vendite, 87.584 alla segreteria e agli affari generali, 79.263 operano nella ristorazione, 70.940 sono esercenti delle vendite, 56.619 i professori di scuola secondaria, 56.335 i «conduttori di veicoli a motore», 48.600 i docenti di scuola primaria, 44.214 sono impegnati nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti. Sono soltanto 26.421 i medici. Al riguardo l'assessore Palmeri annuncia «che con l'Anpal, e sempre all'interno dell'Osservatorio regionale, stiamo sperimentando un algoritmo basato sui dati occupazionali, che potrebbe aiutarci anche a prevedere quali potrebbero essere le richieste delle aziende dei vari settori. Questo database potrebbe essere molto utile nelle operazioni di outplacement nelle crisi aziendali e di orientamento per i più giovani».

Sempre la Regione, anche sfruttando l'extradote annunciata nelle scorse ore dal ministro Giuliano Poletti (800 milioni al Sud su 1,3 miliardi complessivi), è pronta a lanciare una campagna «per implementare i servizi di Garanzia giovani verso le categorie protette e i giovani che abbandonano la scuola. Da quella che è la mia esperienza, sono proprio loro i più difficili da recuperare».
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