Napoli verso un'altra crisi dei rifiuti, la resa di due maxi impianti

Napoli verso un'altra crisi dei rifiuti, la resa di due maxi impianti
di Daniela De Crescenzo
Martedì 6 Novembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 12:04
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Rifiuti contingentati negli stir di Giugliano e Tufino dove arrivano anche i rifiuti della città di Napoli. E la crisi è sempre più vicina. Ieri l'amministratore della Sapna (la società della città metropolitana addetta allo smaltimento dei rifiuti) Gabriele Gargano ha scritto alla Città Metropolitana avvertendo che gli impianti non sono più in grado di accogliere l'intera produzione giornaliera e ha lanciato un ultimo sos chiedendo agli amministratori di organizzare siti di stoccaggio in maniera da evitare ulteriori accumuli negli impianti che già scoppiano. Se non ci saranno rapidissime risposte i cassonetti resteranno pieni. Dopo gli incendi dei tritovagliatori di Battipaglia, Casalduni e Santa Maria Capua Vetere, nessun amministratore è più disposto a rischiare continuando a imbottire di spazzatura capannoni e piazzali. Del resto i dati parlano chiaro. A Giugliano sono depositate 26 mila e 500 tonnellate di immondizia tra frazione umida (20 mila tonnellate), secca (500), e indifferenziato (6000), a Tufino ce ne sono 21mila e 500 (secca 15 mila, umida 500, indifferenziata 6000). Tante, troppe. In totale in tutti i sette stir campani ci sono 133 mila tonnellate che nessuno sa come far sparire.
 
Nella lettera della Sapna si sottolinea che negli ultimi diciotto mesi sono state prospettate diverse soluzioni chiedendo a Palazzo Santa Lucia di stringere accordi con le altre Regioni e di autorizzare gli sversamenti nella discarica di Sant'Arcangelo Trimonte recentemente dissequestrata. Nessun risultato. Alle ditte già sotto contratto per esportare i rifiuti, invece, è stato proposto di incrementare i quantitativi. Inutilmente: le discariche e i termovalorizzatori italiani sono complessivamente saturi e infatti le ultime nove gare per smaltire fuori regione sono andate semideserte ed è stato possibile far viaggiare solo pochi sacchetti. Intanto le fiamme che hanno devastato i capannoni che accoglievano i prodotti differenziati, hanno provocato un incremento di 300 tonnellate al giorno di conferimenti indifferenziati solo nella provincia di Napoli. Risultato: ormai nei tritovagliatori c'è più un angolo dove mettere l'immondizia.

L'incendio allo stir di Santa Maria Capua Vetere è stata l'ultima spinta verso il baratro. E adesso i dirigenti Sapna temono che il dramma possa ripetersi anche nei loro impianti e lo mettono nero su bianco. Scrive infatti Gargano: «Tenuto conto che negli ultimi mesi si sono susseguiti numerosi incendi negli impianti, si teme che la situazione degli stir di Giugliano e di Tufino possa esporre gli impianti a simili eventi».

Per questo è stato chiesto alla Prefettura un presidio fisso dell'esercito, ma nonostante le promesse del Governo che ha annunciato l'arrivo dei militari, finora non ci sono state risposte. La Sapna dal canto suo ha deciso di schierare contro i criminali (accanto ai lavoratori del Consorzio ai quali è affidata la sorveglianza) una ditta privata con uomini armati e di avviare le procedure per l'adeguamento del certificato incendi. Ma perché si passi ai fatti ci vorranno dei mesi. Intanto la società ha detto basta: non entreranno più rifiuti di quelli che potranno far uscire. Il che vuol dire conferimenti a rilento e cassonetti traboccanti.

Ma, nonostante le tante difficoltà, il governatore De Luca sembra cautamente ottimista. Ieri ha sottolineato: «Ho ascoltato le dichiarazioni del ministro Costa che condivido completamente. Dall'esercito e dalle forze dell'ordine possiamo avere un grande contributo a fermare i roghi, perché diventa impossibile controllare ogni capannone». E ancora: «Mi pare che dal governo ci sia piena consapevolezza del problema; è evidente che ci sono interessi criminali a mantenere in generale in Campania una situazione di precarietà eterna nella gestione del ciclo dei rifiuti perché c'è chi si mette in tasca decine di milioni di euro. C'è anche un interesse da parte di chi deve smaltire rifiuti speciali, parlo soprattutto di piccole fabbriche in nero che non vogliono pagare per smaltirle in maniera giusta ma trovano conveniente pagare qualcuno per appiccare i roghi».

Chi sia questo qualcuno lo appureranno le indagini della magistratura che, lo ha sottolineato il procuratore Maria Antonietta Troncone, procedono a 360 gradi. Le situazioni critiche in Campania sono tante: dalla grande quantità di rifiuti stipati nei capannoni, alla crisi economica delle società di smaltimento, alla preoccupazione dei lavoratori dei Cub che la Regione vorrebbe utilizzare anche nella sorveglianza scontrandosi con la paura dei Comuni di dover in futuro assumere nuovo personale, al disagio dei lavoratori del consorzio Salerno 2 che lavorano nella discarica di San Tammaro e il cui futuro resta incerto. Da tempo chiedono di passare alla società provinciale di Caserta, la Gisec, che gestisce lo stir di Santa Maria. Ma l'azienda non vuole addossarsi nuovi costi.
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