Corruzione alla Consip
Romeo di nuovo in cella

Corruzione alla Consip Romeo di nuovo in cella
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 2 Marzo 2017, 08:32
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Sudava e farfugliava, nel corso del loro ultimo incontro. Sudava e farfugliava Alfredo Romeo, tanto da perdere charme e self control con cui da anni l’imprenditore posillipino si districava tra affari e relazioni al top. Lo ricorda così Mario Gasparri, l’ex ad della Consip, nel descrivere la natura dei suoi rapporti di affari con Romeo, una volta messo con le spalle al muro, dopo mesi di intercettazioni, pedinamenti e sequestri. Eccoli i due protagonisti dell’inchiesta Consip, secondo quanto emerge da una giornata movimentata, scandita da blitz e arresti sull’asse investigativo che lega Roma a Napoli.

I fatti. Ieri è stato arrestato Alfredo Romeo. Classe 1953 (in manette nel giorno del compleanno), l’imprenditore di Cesa è stato portato in tarda mattinata nel carcere romano di Regina Coeli. È accusato di corruzione, al termine delle indagini rifinite dall’aggiunto della Procura di Roma Paolo Ielo, ma strutturate a Napoli, al termine dell’inchiesta dei pm Celeste Carrano e Henry John Woodcock. Ad incastrare Romeo, oltre alla mole di intercettazioni (quelle grazie al virus spia trojan inoculato sul cellulare), oltre ai pizzini trovati nella spazzatura degli uffici di Romeo (quelli in cui l’imprenditore avrebbe appuntato nomi e tangenti), ci sono i verbali di Mario Gasparri. È lui a vuotare il sacco. E lo fa il 29 novembre del 2016, quando Romeo lo informa che la trama investigativa della Procura di Napoli li ha avvolti.

Dirà Gasparri: «Era sudato e farfugliava, mi disse che aveva subìto un sequestro anche dei foglietti, compreso il foglio dove c’era il mio nome con dei numeri accanto; mi disse che avremmo dovuto concordare una versione da rendere all’autorità giudiziaria; gli risposi con delle brutte parole, dicendogli che mi aveva rovinato e ho deciso di confessare tutto». Ed è la svolta, l’inizio del suo de profundis. È Gasparri a sostenere di aver ricevuto a partire dal 2012 (ma anche in un periodo più recente) tangenti per 100mila euro (bustarelle da 5mila euro alla volta). Ed è ancora Gasparri, non a caso, a subire un sequestro di 100mila euro, l’equivalente delle tangenti confessate. Un terremoto in Consip, vale a dire nella principale fonte di spesa del Ministero dell’Economia, in una giornata che ha fatto registrare altri colpi di scena. Sono ancora i pm di Roma a perquisire casa e ufficio dell’imprenditore farmaceutico Carlo Russo («omino» nelle intercettazioni, ndr), originario di Scandicci, amico personale di Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo: i due sono indagati per traffico di relazioni, di fronte alla convinzione dei pm romani di tangenti incassate proprio grazie al ruolo di Gasparri e al pressing di Alfredo Romeo e del suo consulente Italo Bocchino. Immediata la replica di Tiziano Renzi, che minaccia querela e rivendica la correttezza della propria condotta. Venerdì Renzi senior è atteso dinanzi ai pm della Capitale.

E veniamo a Bocchino. Ce n’è anche per lui: ieri ha subìto la perquisizione nella sua abitazione romana e nell’ufficio de Il Secolo d’Italia, dove svolge il ruolo di consulente editoriale. È indagato per corruzione, in uno scenario che lo tiene strettamente collegato proprio a Romeo. In questo filone di indagine risultano indagati, insieme con Bocchino e Romeo, per concorso in corruzione, anche l’ex presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, e Natale Lo Castro, direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera Federico II di Napoli. A quanto si è appreso, l’ipotesi accusatoria si riferisce a un finanziamento di dieci borse di studio destinate a un centro che Caldoro si sarebbe proposto di fondare (approfondimenti in un articolo in cronaca di Napoli, ndr). Ma torniamo alle accuse che tengono in cella Romeo, a distanza di cinque anni dall’assoluzione per il caso Global Service, che - nell’inverno del 2008 - vide l’imprenditore subire la carcerazione preventiva a Poggioreale per oltre due mesi. Scrivono oggi i pm della Capitale: Gasparri, si legge nell’ordinanza, aveva il ruolo di «prototipatore» (colui che fa i prototipi) di bandi pubblici Consip al servizio di Romeo (che così lo definisce) mediante corruzione»; mentre l’ex parlamentare Italo Bocchino era «il facilitatore degli interessi illeciti di Romeo» e il «lobbista dedicato al traffico illecito di influenze». 

In ballo, uno degli appalti più alti d’Europa, l’Fm4, la gara da 2 miliardi e settecento milioni di euro, in cui Romeo si era aggiudicato un lotto nel 2012. E da almeno cinque anni, Romeo si sarebbe servito di Gasparri per ottenere informazioni riservate e attrezzarsi nelle gare bandite dalla Consip, ricambiando con tangenti a scadenza mensile. In questo contesto, dice ancora il giudice, «è evidente» che la lotta imprenditoriale per l’appalto Fm4 «sembra essere gestita - secondo la narrazione di Gasparri e le intercettazioni di Romeo e Bocchino - a suon di tangenti o mediante la ricerca di appoggi all’interno della cosiddetta “alta politica” al fine di indurre i vertici della Consip spa ad assecondare le mire dell’illecita concorrenza degli imprenditori più avvezzi a tali sistemi». E non è un caso che Gasparri potrebbe non essere la sola fonte all’interno della Consip. 

È l’ex «ad» ad ammettere che, in alcune occasioni, Romeo era consapevole di cose riservate, senza che lui gliel’avesse raccontate. Ed è sempre in questa storia, val bene ricordarlo, che all’improvviso viene disposta una bonifica per cancellare le cimici piazzate dalla Dda di Napoli. È il filone della fuga di notizie, quello che vede coinvolti il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette, il comandante della legione Toscana Emanuele Saltalamacchia e l’attuale ministro allo Sport (nonché braccio destro di Matteo Renzi) Luca Lotti. Rivelazione di atti coperti, una soffiata ai vertici Consip sulle indagini napoletane: ma questa è altra storia.

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