Case inesistenti per creare finti domicili: due arresti a Napoli

Case inesistenti per creare finti domicili: due arresti a Napoli
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 19 Aprile 2018, 09:06 - Ultimo agg. 09:49
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Case fantasma, domicili virtuali, residenze inventate, grazie a veri e propri falsi in atto pubblico che consentivano di produrre documenti posticci.

Insomma, un sistema, un metodo per creare finte posizioni di residenza. In che modo? C'era chi riusciva ad attestare la permanenza in un determinato domicilio di alcuni soggetti extracomunitari, che in realtà abitavano in tutt'altro posto, garantendo loro certificati di residenza apparentemente impeccabili.

E sono ben 35 le pratiche finite sotto l'attenzione della Procura di Napoli, che ha chiesto e ottenuto gli arresti du due indagati.

È stato il gip Federica Colucci ad accogliere le richieste di arresto, per la storia delle false attestazioni per residenze agli extracomunitari, quanto basta a far scattare l'ordine di arresti domiciliari a carico di Pasquale Esposito (classe 1958), funzionario dell'ufficio Anagrafe del comune di Napoli; ma anche Mario Cammarota, assistente capo della polizia municipale di Napoli.
 
Sono state le indagini della sezione di pg della Polizia municipale di Napoli a mettere in risalto le presunte anomalie in ben trentacinque pratiche che sarebbero state adottate in modo posticcio dai due indagati. Inchiesta coordinata dal pm Visone, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso, che ha fatto emergere una sorta di spaccato di opacità su cui oggi è aperto un procedimento giudiziario.

Scrivono gli inquirenti, secondo quanto emerge dalla misura cautelare del gip Colucci: «Risulta oggettivamente che sono stati redatti falsi verbali di accertamento anagrafico, per ciascuna delle trentacinque pratiche contestate al capo uno: invero, in detti verbali veniva attestato da parte dell'assistente capo di essersi recato sui luoghi e di avervi accertato la presenza del cittadino extracomunitario di volta in volta richiedente l'iscrizione. Se realmente vi si fosse recato - continua il gip - avrebbe senz'altro constatato che a seconda dei casi o la abitazione non esisteva affatto o che non vi abitava il soggetto istante».

Ce n'è abbastanza dunque per contestate l'accusa di falso ideologico a proposito delle relazioni di servizio redatte dal pubblico ufficiale.
 
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