Per conoscere i motivi dell’aggressione si dovranno attendere gli sviluppi dell’indagine, che terrebbero in considerazione anche l’ipotesi di vecchie ruggini tra l’agente e uno dei detenuti. La ricostruzione è ancora fumosa, ma con un punto certo: l’episodio riporta l’attenzione sui disagi che, tra le mura del carcere, coinvolgono sia i detenuti sia gli operatori.
C’è il problema del sovraffollamento, endemico in numerosi istituti, così come quello della mancanza di percorsi riabilitativi, che spesso non possono essere attuati perché le risorse sono minime e, come succede nel carcere di Poggioreale e in quello di Aversa, il numero dei poliziotti è inferiore a quello previsto in pianta organica. L’aggressione di ieri è avvenuta nel reparto S3 Ligure, ad alta sicurezza, dove ci sono anche i detenuti in regime di 41 bis. Narcotrafficanti, sequestratori e camorristi: a quest’ultima tipologia apparterrebbe l’aggressore, che sarebbe legato al clan della Vanella Grassi. Erano circa le 16, il poliziotto stava aprendo le celle per l’ora di socialità quando è stato aggredito da uno dei detenuti con un’arma rudimentale, costruita legando insieme manici di scopa con un lenzuolo.
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