Napoli boicotta la pistola al peperoncino di Libero, polemiche sull’iniziativa

Il cartello esposto da un edicolante che avvisa la clientela che non vende la pistola al peperoncino
Il cartello esposto da un edicolante che avvisa la clientela che non vende la pistola al peperoncino
di Gennaro Morra
Martedì 23 Ottobre 2018, 18:41
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A Napoli non è piaciuta l’ultima trovata di Libero, che da una decina di giorni ai propri lettori offre la possibilità di acquistare una pistola, che spruzza getti di una sostanza urticante al peperoncino. Un gadget da prendere insieme al quotidiano al prezzo di 43,50 euro più un euro e 50 per il giornale. Perfettamente in linea con la battaglia sul diritto all’autodifesa e alla sicurezza che il quotidiano diretto da Vittorio Feltri porta avanti da anni, la pistola al peperoncino è un deterrente contro le aggressioni, che ha la capacità di colpire il malintenzionato fino a una distanza di tre metri, provocandogli irritazione agli occhi, naso e bocca. E ancora spasmi, tosse e nausea.
 
Un’iniziativa contro cui si è immediatamente schierato Don Tonino Palmese, prete da sempre impegnato contro la camorra e la devianza giovanile. Il religioso nei giorni scorsi ha fatto un appello pubblico alle edicole napoletane affinché non vendessero la pistola, motivando così la richiesta: «Non abbiamo bisogno di iniziative come questa in un Paese in cui si ragiona sempre di più con la pancia, piuttosto che con la testa e con il cuore. Chi ci garantisce che quella pistola non venga poi usata per offendere e non per difendere? E chi ci garantisce che qualcuno pensi di usarla mettendo a rischio la sua vita perché potrebbe trovarsi di fronte a una pistola vera?».
 
Un appello rilanciato dal consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, e dall’anchorman, Gianni Simioli, che dai microfoni di Radio Marte hanno ribadito la preoccupazione che la pistola distribuita da Libro finisca nelle mani sbagliate: «Chi ci garantisce che non venga presa da ragazzini che, per legge, non potrebbero comprarla? E chi garantisce che non la prendano i componenti delle baby gang? – si sono chiesti i due animatori della trasmissione radiofonica “La Radiazza” – Di fatto si tratta di un’istigazione all'uso delle armi. Infatti, esiste da tempo lo spray al peperoncino ma Libero ha voluto trasformarlo in una pistola proprio per aumentare negli italiani l'idea di usare le armi».
 
E nei giorni seguenti a Napoli molti edicolanti si sono rifiutati di vendere la pistola al peperoncino, aderendo all’appello. Alcuni di essi addirittura hanno esposto cartelli che avvertono la clientela: “Qui non si vende la pistola al peperoncino”. Un boicottaggio in piena regola scattato in tutta la città, che non è piaciuto a quanti promuovono l’uso e la diffusione delle armi nel nostro Paese. In particolare, sul sito Armietiro.it ieri è apparso un articolo dal titolo: «Napoli “boicotta” il gadget al peperoncino di Libero». Un pezzo in cui a un certo punto si legge: «Non possiamo fare a meno di osservare che sia perlomeno strano che gli edicolanti non siano più in grado di accertare che un determinato gadget sia venduto ai maggiori di 16 anni (come prevede la legge), quando per decenni hanno avuto il compito di vendere riviste e film porno ai maggiori di 18 anni». E ancora più avanti: «Per non parlare delle ormai famose raccolte a fascicoli dedicate ai coltelli, che non risulta abbiano mai riscosso analoghe levate di scudi da parte degli edicolanti, malgrado in sé possano rappresentare un’arma potenzialmente letale».
 
Nell’articolo si citano anche Borrelli e Simioli che, insieme a Don Tonino Palmese, hanno ispirato il boicottaggio degli edicolanti napoletani all’iniziativa di Libero. E i due oggi hanno replicato: «Argomentazione imbarazzante quella della rivista "Armi e Tiro", che ci dimostra solo quanto sia povera la tesi a favore della scelta di marketing della testata "Libero" che di fatto porta avanti una campagna per far entrare nella quotidianità l'uso delle armi, neanche l'Italia fosse diventata il vecchio west – si legge in una nota –. Come si possa mettere sullo stesso piano la pornografia e le armi è inspiegabile, al limite del ridicolo. A meno che qualcuno non pensi che si tratti di perversioni e deviazioni simili della società. Per noi è assolutamente meno pericoloso e perverso guardare un film porno che armarsi e sparare».
 
E sulla similitudine tra uno spray e una pistola spiegano: «Non cambia solo l'oggetto, ma il significato che si dà a quell'oggetto. La pistola fa passare il messaggio che abbiamo bisogno di essere armati per sentirci al sicuro e allo stesso tempo, abitua il soggetto al possesso e all'utilizzo di quell'oggetto. Cosa può mai condividere con la pornografia?».
 
Infine, rispondono all’insinuazione che sulla vendita in edicola delle armi da taglio non ci sia stata opposizione: «Sulla vendita di coltelli invitiamo i giornalisti di "Armi e Tiro" a informarsi con maggior attenzione. Con l'ex sindaco Iervolino è stata portata avanti una battaglia anche nei confronti della Rai sulla pubblicità di prodotti simili in fasce orarie sensibili. E continueremo a seguire questa direzione credendo sia la migliore a fronte delle barbarie a cui assistiamo ogni giorno nel nostro Paese».
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