Napoli, babygang in azione ai Decumani: la rivolta del residente-eroe

Napoli, babygang in azione ai Decumani: la rivolta del residente-eroe
di Nico Falco
Domenica 18 Marzo 2018, 10:52 - Ultimo agg. 10:53
4 Minuti di Lettura

Tegole contro bottiglie, per una sassaiola che è durata alcuni minuti e che fortunatamente non ha causato feriti. Tutto frutto di un equivoco: ad originare la guerriglia era stato il tentativo di un residente di salvare un ragazzo da un pestaggio, ma il lancio di pietre era stato frainteso da alcuni giovani che, credendo di esserne l'obiettivo, avevano «risposto al fuoco». È successo nella notte tra venerdì e sabato nel vicoletto 2° San Giovanni Maggiore, nel cuore del Decumano del Mare. È la stradina vicina al largo San Giovanni Maggiore dove ogni notte centinaia di ragazzi, facendo la spola tra i locali della zona, si fermano per espletare i bisogni fisiologici: da qui lo squallido soprannome di «vico del piscio».

Ma è anche, da qualche tempo, il budello dove i pusher si incontrano con gli acquirenti. In quella zona, una decina di giorni fa, i carabinieri avevano arrestato due pusher, uno senegalese e l'altro del Burkina Faso, che avevano appena venduto droga a un ragazzo: addosso avevano circa 25 grammi di stupefacenti, tra marijuana e hashish. A gennaio, invece, altri due africani, del Gambia, erano stati arrestati dalla Polizia. E così, andando indietro nel tempo, gli arresti e i sequestri di droga effettuati tra la piazza e le stradine intorno sono molteplici.
 
Ora il vico è diventato la terra di nessuno dove spadroneggiano piccoli criminali e babygang. Stradina stretta e che si infila tra gli edifici, controlli sporadici, illuminazione praticamente inesistente: le condizioni ideali perché qualsiasi regola salti. Chiunque si avventuri lì, anche se spinto dall'impellenza di svuotare la vescica, lo fa a proprio rischio e pericolo. L'ultimo episodio, quello che poi ha portato alla sassaiola, risale alla mezzanotte circa. La vittima, hanno raccontato alcuni testimoni, è un napoletano di 26 anni, preso di mira da un gruppetto di ragazzini. Giovanissimi e violenti. Lo hanno circondato in sei o sette e hanno tentato di rapinarlo. Quando ha reagito, lo hanno aggredito a calci e pugni. Se ne è accorto un uomo che abita nei paraggi, che ha cercato di allontanare la babygang. Ha afferrato delle tegole dal tetto della basilica di San Giovanni Maggiore e gliele ha lanciate contro. I ragazzini hanno mollato la presa ma hanno raccattato delle bottiglie e a loro volta le hanno scagliate contro la finestra. A questo punto sono intervenuti altri giovani. Non si erano accorti del pestaggio e, probabilmente, credevano si trattasse della protesta accesa di un residente, di qualcuno che voleva scacciare le persone che facevano chiasso sotto casa sua. Si erano visti piovere le tegole a pochi metri e anche loro hanno partecipato alla sassaiola, lanciando contro l'uomo bottiglie e altri oggetti raccolti da terra. Intanto il ragazzo è stato soccorso da una ambulanza e accompagnato al Loreto Mare; medicato al Pronto soccorso, è stato dimesso con una prognosi di pochi giorni per una lussazione a una spalla e i poliziotti stanno vagliando la sua versione per accertare la dinamica e identificare quelli che lo avevano aggredito. «Sono arrivato dopo la rapina, mentre era in corso la sassaiola - dice Fabrizio Caliendo, titolare del Kestè e presidente dell'associazione Notti Napoletane - d'improvviso non si capiva nulla. Il caos. Tegole che piovevano dal palazzo, bottiglie lanciate contro il muro. Sono riuscito a fermare i ragazzi e ho individuato l'uomo che aveva lanciato le pietre dall'edificio. Mi ha spiegato che l'aveva fatto per difendere un ragazzo che era stato aggredito da alcuni giovani che lo stavano brutalmente picchiando. Solo che poi altre persone, credendo che il lancio fosse indirizzato a loro, avevano reagito. Purtroppo questo è solo l'ultimo caso, qui ne succedono in continuazione». E inizia la lunga lista di disagi che, da anni, vengono registrati in quello che potrebbe essere uno dei fiori all'occhiello della movida napoletana.

Potenzialità in parte inespresse, che si scontrano con promesse mai mantenute. «Chi abita qui è ormai esasperato - continua Caliendo - prima il problema erano solo le cattive abitudini degli utenti la notte. Abbiamo chiesto l'installazione di servizi igienici ma inutilmente. Così, ogni mattina, provvediamo noi a pulire il vicolo. Però a questo si sono aggiunte altre problematiche: la mancanza di illuminazione e di controlli fanno sì che questo sia diventato un luogo molto pericoloso, tra spacciatori e piccoli criminali che infastidiscono, o anche aggrediscono e rapinano, chi si trovi a passare di qui. C'è bisogno di un presidio fisso delle forze dell'ordine, così come è stato organizzato per piazza Bellini. Il Comune - aggiunge Caliendo - ci ha assicurato da tempo che avrebbe risolto potenziando l'illuminazione, e puntualmente ripete questa promessa: cinque anni fa, quattro, tre, sei mesi fa. Ma le luci non sono mai arrivate. La situazione purtroppo è esplosiva, come lo era nel 2012, quando denunciammo le stesse problematiche, e si arrivò alle sparatorie in strada che portarono alla desertificazione dell'area. Abbiamo bisogno di sicurezza, di regole, di tutela. Le notti napoletane devono diventare una risorsa, non un pericolo che porterà all'implosione l'intero sistema del by night».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA