Attivista gay ucciso e fatto a pezzi, i pm chiamano tre superperiti. E Ciro in carcere chiede di Heven

Attivista gay ucciso e fatto a pezzi, i pm chiamano tre superperiti. E Ciro in carcere chiede di Heven
di Mary Liguori e Marilù Musto
Sabato 5 Agosto 2017, 23:55 - Ultimo agg. 7 Agosto, 13:01
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Chiede della sua famiglia. Chiede della «sua» Heven. Dopo i primi due giorni di isolamento ha ricevuto in carcere uno dei fratelli e i genitori. Venerdì c’è stato l’ultimo colloquio con il suo avvocato. Un’ora e venti minuti, ma Ciro Guarente, per ora, non cede. Regge i colpi della procura. Paradossalmente, la sua formazione militare gli conferisce oggi più che mai un profilo diametralmente opposto a quello per il quale il mondo gay lo conosce. Ciro fece «coming out» con addosso la divisa della Marina. Una provocazione che forse gli costò il passaggio dallo status di militare a quello di civile alle dipendenze della Marina. Ma adesso gli anni nell’Esercito gli danno la forza per continuare a tacere, nonostante ci sia, fuori dalla sua cella, un lavoro d’indagine che si sta sviluppando su più fronti e con tutti i mezzi. Si cerca la pistola. Quella con la quale ha assassinato Vincenzo Ruggiero, perché era pazzo di gelosia per l’amicizia tra il ragazzo e la sua fidanzata, la transessuale Heven Grimaldi. Un’equipe di scienziati e tecnici lavora su più fronti per ricostruire la verità, quella che Ciro non ha mai detto. L’esperto di balistica Claudio De Matthaeis, l’antropologo forense Maurizio Cusimano, per il prelievo del Dna, Ciro Di Nunzio, quest’ultimo scienziato che ha studiato il caso della mistica Natuzza con le stigmate e il caso «Cogne bis». Eccolo il pool nominato dalla Procura di Napoli Nord che avrà il compito di mettere a posto le tessere del puzzle che Guarente ha scompaginato la notte tra il 7 e l’8 luglio quando, dopo avere assassinato Vincenzo, l’ex marinaio ne ha distrutto il cadavere cercando di nasconderlo in un box a Ponticelli.
 

Il primo passo dell’equipe sarà quello di individuare il calibro delle ogive ritrovate nel torace della vittima nel corso dell’autopsia. 

Dopo la nomina del medico Antonio Palmieri e del tecnico Carmine Testa - indicati dal procuratore Francesco Greco con il compito di eseguire l’esame esterno del cadavere e l’ispezione del telefono cellulare dell’assassino - arrivano tre super periti. Sarà la scienza forense a cercare di colmare i silenzi di Guarente che si è barricato nel mutismo dal giorno in cui ha confessato. 

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