Arturo, acquisito il video del «nano»
la Procura apre un'indagine

Arturo, acquisito il video del «nano» la Procura apre un'indagine
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 15 Giugno 2018, 08:30 - Ultimo agg. 18:06
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Un messaggio di incoraggiamento per il presunto killer di Coroglio, per il rampollo del clan di Pizzofalcone recentemente arrestato per aver ammazzato Agostino di Fiore.
Poi quelle battute sul processo, quelle in cui Checco o nano (F.P.C.) sembra prendersi gioco della giustizia italiana: «Ho preso dieci anni... perché? Che vuoi?». E giù una risata, le mani nel ciuffo di capelli, lì nel chiuso di una comunità di recupero per minori. Sono i retroscena dell'inchiesta a carico di F.P.C. e di altri tre minori, a pochi giorni dall'inizio del processo per l'atroce aggressione subita da Arturo lo scorso 17 dicembre in via Foria. Come è noto, il video di «Checco il nano» è stato registrato da un suo compagno di stanza, attraverso un telefonino cellulare, per essere poi postato in rete.
 


Rischia di diventare pericolosamente virale, sembra una beffa nei confronti di chi in questi mesi ha firmato un provvedimento di scarcerazione ad Airola, consentendo a Checco di finire all'interno di una comunità. Una vicenda raccontata ieri dal Mattino, che ha fatto scattare le immediate contromosse sul fronte investigativo. Si muove la Procura dei minori, al lavoro la procuratrice Maria De Luzemberger e il pm Ettore La Ragione. Chiara le domande di partenza: l'uso dei cellulari è consentito all'interno di una comunità di recupero? Sono ammesse connessioni in rete? C'è la possibilità di contatti social o comunque con il mondo esterno per gli ospiti di una struttura giudiziaria? Domande che risultano ancora più gravi alla luce del rischio inquinamento probatorio, per un caso che ora attende gli esiti di un processo. Come è noto, a partire dal prossimo quattro luglio, F.P.C., assieme ad altri due presunti complici, è atteso dinanzi al giudice per rispondere del tentato omicidio di Arturo. Stessa accusa rivolta a un quarto minore, si tratta di un under 14 quindi non imputabile, legato a un clan della Sanità. Quanto basta a far scattare verifiche a stretto giro.
 

Ieri il video pubblicato dal Mattino è stato acquisito dalla Mobile del primo dirigente Luigi Rinella, che sta ricomponendo il puzzle di quelle immagini che vedono al centro «Checco o nano». Una performance divertita e beffarda, che stride con il provvedimento adottato mesi fa - lo scorso 24 aprile - da parte del gip Avallone, nel corso del quale si dava conto di una risposta positiva da parte del ragazzino dopo i primi mesi di reclusione in un carcere avellinese.
IL TIFO
Ma torniamo alle immagini contenute all'interno del video acquisito dalle forze dell'ordine. C'è una fotografia iniziale che ha attirato l'attenzione delle forze dell'ordine. È quella in cui compare il testo «mio frate torna presto tutto passa si o kiu fort». Una frase che sembra rivolta ad un altro minore, in questi giorni indicato come protagonista di un'altra vicenda di cronaca, quella legata all'omicidio di Agostino Di Fiore a Coroglio. Una sorta di tifo per il minore arrestato di recente, per il quale vale l'adagio «tutto si aggiusta», che viene ricondotta al compagno di stanza di «Checco il nano», quello che si diverte ad impugnare il cellulare e a filmare la scena finita in rete. Parole di incoraggiamento verso un aspirante boss della camorra, un sostegno via social nei confronti di chi non ha esitato a lasciare la propria abitazione alle cinque del mattino, per recarsi armato nei pressi di una discoteca e regolare i conti con chi aveva aggredito l'amico.
IL PROCESSO
Una sorta di corto circuito tra due fatti di cronaca, dubbi sulla mano leggere garantita a minori non ancora processati.
Ma torniamo al caso di Arturo e al filmato che immortala «Checco il Nano». Difeso dal penalista Emireno Valteroni, F.P.C. ha sempre negato le accuse. Mai un momento di collaborazione verso le istituzioni. Diverso però è il quadro che emerge da alcune intercettazioni e dalla confessione di altri due complici: Checco sembra infatti motivato a mantenere la consegna del silenzio, a negare anche l'evidenza pur di non coinvolgere un giovane complice legato a una famiglia di camorra della Sanità. Scenario che ora fa i conti con quelle frasi registrate nel video, quelle in cui F.P.C. si mostra sprezzante nel simulare una condanna, dicendo divertito «sì, va bene, ho preso dieci anni». Intanto, ieri Maria Luisa Iavarone, mamma di Arturo, ha chiesto la revoca della misura attenuata e il ripristino del carcere per l'attore del video postato in rete.

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