Napoli, il ragazzino diventato belva: «Ha fatto a pezzi due boss»

L arresto di Andò autore, con il 16enne, del massacro
L’arresto di Andò autore, con il 16enne, del massacro
di Gigi Di Fiore
Lunedì 24 Luglio 2017, 22:05 - Ultimo agg. 26 Luglio, 11:02
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Inviato ad Afragola

Lo hanno fermato a Formia, nella strada principale dei negozi. Solo, tranquillo, sicuro di sé. Nessuna emozione, nessuna protesta, nessun gesto di ribellione. Si è lasciato portare via dagli uomini della Squadra mobile di Napoli, guidati da Luigi Rinella, quasi se lo aspettasse. Diciassette anni compiuti appena il mese scorso, A.I. è, secondo le accuse della Procura dei minori, uno dei due feroci assassini di Luigi Ferrara e Luigi Rusciano, i due ras del resuscitato business del contrabbando di sigarette nell’area nord di Napoli, massacrati e con i corpi fatti a pezzi il 31 gennaio scorso.
 

 

Vita segnata, per scelta o per ingranaggi da cui è difficile allontanarsi. Vita senza studi portati a termine, poca scuola e tanta strada in quel rione Speranza di Afragola, in pieno centro storico, che chi ci abita chiama «I Mattoni». Un rione-bunker per le forze dell’ordine, dove è facile che un’auto della polizia venga presa a sassate e i poliziotti aggrediti, come è successo il 19 giugno scorso mentre gli agenti arrestavano un rapinatore «della zona».

Ai «Mattoni» è cresciuto A.I. Lì, nella sua breve vita, ha imparato più per strada che sui libri con cui ha poca dimestichezza. Una sorella piccola, una famiglia che vive dei lavori saltuari del padre che ha precedenti nel contrabbando di sigarette. Un ambiente e uno scenario che A.I. ha imparato a conoscere molto presto. Ma per A.I. il salto, la scelta di abbinare ai saltuari lavori di manovale qualche guadagno più consistente con piccole attività illegali si propone con la conoscenza di Domenico D’Andò, 24 anni a novembre, uno che i più piccoli del rione guardano con ammirazione. Ad Afragola è arrivato da Melito qualche mese dopo la scomparsa del padre Antonino nel febbraio del 2011. «Lupara bianca» dicono i rapporti di polizia e confermano i pentiti. Un uomo affiliato a qual clan Amato-Pagano che pilotò la guerra degli scissionisti di Scampia e dintorni contro i Di Lauro. Dopo la crisi delle piazze di spaccio a Scampia, gli scissionisti si sono radicati nell’area a nord di Napoli, Tra Melito, Mugnano e Afragola. I contrasti interni portarono, secondo Giovanni Illiano, il killer diventato collaboratore di giustizia, all’uccisione di Antonino D’Andò. A volerla, Mariano Riccio, giovane rampante del gruppo camorristico che attorno a sé voleva solo maranesi.
 

Ad A.I. la conoscenza del corpulento Domenico D’Andò, spavaldo e dai modi violenti, spalancò un mondo di guadagni e miti fasulli. Lui, gracilino, con il volto da adolescente, ancora lontano dall’ostentazione stereotipata di tatuaggi e gerghi, divenne amico di D’Andò, che era anche nipote di quel Pietro Caiazza in grado di fare concorrenza al duo Ferrara-Rusciano nella gestione dell’affare contrabbando. Camion in arrivo con casse dall’est Europa, depositi-scantinato sul territorio, smistamento della merce e buoni guadagni in tutta la Campania e nelle regioni confinanti.

Perché accontentarsi di pochi spiccioli come il padre, relegato a ruoli minori in un affare in ricrescita dopo la crisi attraversata dal contrabbando nel 2003?

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