Ucciso in auto come un boss:
​le mani della camorra sulla Tav

Ucciso in auto come un boss: le mani della camorra sulla Tav
di Marco Di Caterino
Venerdì 26 Maggio 2017, 23:55 - Ultimo agg. 27 Maggio, 13:18
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Afragola. La sorte di Salvatore Caputo, ras degli imprenditori della città, era segnata. Aveva messo le mani avanti nell’affare da 100 milioni di euro per le opere compensative che dovranno essere realizzate intorno alla stazione Le Porte di Napoli. Un fiume di denaro, stanziato dalle Ferrovie dello Stato, ma di fatto gestito dall’amministrazione comunale che ha in corso le procedure amministrative per gli appalti sulla sistemazione urbanistica di due quartieri, il Saggese e San Marco, sventrati per la realizzazione della stazione Tav. E non solo. Salvatore Caputo si era già mosso, incontrando alcuni imprenditori di Afragola interessati all’assegnazione degli spazi nella galleria commericiale che ospiterà negozi, bar e ristoranti. È questa la prima ipotesi sul movente dell’omicidio «eccellente» di quello che era considerato l’eminenza grigia del clan Moccia. Un delitto che avrebbe dato sostanza alle ipotesi di infiltrazione camorristica nei cosiddetti lavori di «contorno» alla stazione Tav, e che ha fatto scattare un allarme rosso alla Direzione Distrettuale Antimafia che da tempo monitora le attività del clan.
 


A meno di ventiquattro ore dall’agguato di Via Foscolo, dove un commando di killer ha freddato Salvatore Caputo, cugino dei Moccia, con una dozzina di proiettili calibro nove esplosi da distanza così ravvicinata da non lasciare scampo alla vittima, le indagini imboccano la pista della spartizione di quella enorme torta che sono i lavori di compensazione dell’Alta Velocità ad Afragola. Gli agenti del commissariato di Afragola, diretto dal vice questore Alfredo Carosella, che svolgono l’indagine coordinata dalla Dda di Napoli, hanno concentrato l’attenzione sulle attività imprenditoriali della vittima. E si scava nel passato di Salvatore Caputo, che nel 1983 riuscì a sfuggire a un agguato. E poi tra il 1987 e il 1989 venne eletto nel consiglio comunale per il Psdi, ricoprendo il ruolo di assessore proprio durante la sanguinosa faida combattuta dal clan Moccia contro la cosca dei Magliulo, che a suon di morti ammazzati (una sessantina) si disputavano i lavori per la costruzione di quello scandalo edilizio che è il Rione Salicelle, e la compravendita dei terreni per la ventilata realizzazione del Parco a Tema, dove ore invece è quasi ultimata la stazione dell’Alta Velocità. Una pagina nerissima della storia di Afragola, con la camorra che si disputava il «possesso» dell’intero consiglio comunale dell’epoca. E chi metteva i bastoni tra le ruote veniva eliminato senza pietà. Come avvenne per due consiglieri comunali Paolo Sibilio e Franco Salzano, assassinati in auto al termine di un bollente consiglio nel quale si doveva decidere come impegnare i fondi posto terremoto.
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