Accoltellato a 13 anni: «A Napoli da pochi mesi, preso di mira dalla banda di bulli»

Accoltellato a 13 anni: «A Napoli da pochi mesi, preso di mira dalla banda di bulli»
di Daniela De Crescenzo
Venerdì 17 Novembre 2017, 11:21 - Ultimo agg. 16:06
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«All'improvviso me lo sono visto davanti sanguinante e in lacrime. Piangeva e gridava: Zio mi ha accoltellato, mi ha accoltellato, gli ho detto di mettere via il coltello, ma lui ha continuato a colpire»: Armando Diodato conosce Francesco (il nome ovviamente è di fantasia) fin da quando il bambino è nato, ed è stato nel suo negozio di fiori che il ragazzino ferito si è rifugiato.

«Quando ho visto il sangue sulla schiena del ragazzo - racconta il commerciante - ho subito chiamato la madre che è arrivata dopo pochi minuti. Era in lacrime, non riusciva a connettere, ma mi ha detto subito di chiamare la polizia. Lei è straniera, viene dalla Thailandia e lavora in Italia da quindici anni, ma non ha avuto un attimo di esitazione a far intervenire le forze dell'ordine: quella di Francesco è una famiglia che ha chiaro il concetto di legalità, diversamente da molti altri in questa città».

Allo zio adottivo Francesco ha fatto il suo primo racconto. «Quando mi sono allontanato dalla scuola, quel ragazzino ha cominciato a tallonarmi, lo conosco perché fa spesso il gradasso davanti alla scuola anche se è più piccolo di me - ha spiegato - io gli ho detto Non ti ho fatto niente, che vuoi?. Poi a un certo punto ho visto comparire un coltellino a scatto. Ho provato a convincerlo: Togli da mezzo quel coltello, dimmi che vuoi, parliamo. Ma lui ha cominciato a colpirmi. A quel punto sono riuscito a divincolarmi e a scappare».
 
Un racconto terribile soprattutto se si considera che l'accoltellatore ha poco più di undici anni. «Quella che è successa è una cosa assurda, Francesco mi aveva detto che c'è un gruppo di bulletti davanti alla scuola, ma non potevo certo immaginare che arrivassero a usare il coltello. Se l'è cavata senza danni gravi solo perché è riuscito a proteggersi con lo zainetto, se lo avessero colpito di fronte e non sulla schiena a quest'ora la situazione sarebbe molto più grave», spiega il fioraio.

Non è difficile, però, capire perché Francesco sia finito nel mirino dei bulli: figlio di una tailandese e di un italiano che si è trasferito a Londra a lavorare come Dj, fino a qualche mese fa ha vissuto nella capitale inglese con il padre. Parla perfettamente l'italiano, ma anche l'inglese, è educato, si comporta con buone maniere: tutti requisiti che ne fanno il candidato ideale per le bravate dei gradassi. «Purtroppo la decisione di farlo tornare in Italia - spiega Diodato - è stata presa all'improvviso e non è stato possibile nemmeno scegliere la scuola».

Il ragazzino è stato catapultato all'improvviso tra coetanei che si conoscono da sempre e sta scontando tutte le difficoltà di un inserimento tardivo in un gruppo già formato. Ma questo non basta certo a spiegare le coltellate: «La verità è che in questa città vince ancora la cultura della sopraffazione - conclude amaro il fioraio - ancora troppo spesso la vita per le persone oneste, per le persone normali è veramente difficile. Ci sono tanti commercianti che si sforzano di mostrare un volto diverso della città. Ma alla fine dobbiamo ammettere che Napoli è questo: una città dove si accoltellano anche i ragazzini».
 
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