Non ce l’ha fatta a superare l’ultima crisi: l’avvocato Riccardo Polidoro si è spento la notte scorsa nell’ospedale di Pavia, nel quale era ricoverato da alcuni mesi dopo una complicazione al cuore. Aveva 69 anni e aveva dedicato la propria vita alla professione forense, per la quale si era speso in tutti i modi possibili: nelle aule di giustizia, dove aveva assunto la difesa nel corso di processi a carico di imprenditori, amministratori pubblici, politici e semplici cittadini, facendo valere la sua competenza e la sua preparazione; ma anche nella sua amata associazione Il carcere possibile: una sorta di sua creatura, grazie alla quale si era battuto in difesa dei diritti dei meno abbienti reclusi nelle carceri italiane.
In tantissimi convegni, studi e laboratori di osservazione, Riccardo Polidoro aveva messo al centro del dibattito politico e giudiziario l’importanza di interventi in grado di migliorare le condizioni di vita dei detenuti, per rendere effettivi i principi costituzionali sulla riabilitazione della pena. La morte di Riccardo Polidoro arriva come un fulmine a ciel sereno per tutti gli appartenenti alla comunità giuridica napoletana, dal momento che - dopo alcuni mesi di cura - le sue condizioni erano apparse decisamente migliori. Come ricordano i suoi stretti collaboratori, a partire dal penalista Luciano Meletopoulos (cresciuto professionalmente grazie al penalista scomparso), Riccardo Polidoro si sentiva pronto a tornare nell’agone giudiziario, a partire dal suo ultimo grande processo affrontato: quello sulla bonifica operata da Bagnolifutura sul versante occidentale della periferia napoletana.
Aveva già fissato la data dei prossimi impegni, ma il suo cuore non ha retto.