Contromano in Tangenziale, due morti. I periti: Mormile era consapevole

Contromano in Tangenziale, due morti. I periti: Mormile era consapevole
di Viviana Lanza
Mercoledì 25 Aprile 2018, 22:59 - Ultimo agg. 26 Aprile, 19:00
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Oggi non ricorda, perché l’alcol gli ha creato un blackout nella memoria, ma al momento dell’inversione a U in Tangenziale e della guida contromano che si concluse con un incidente e due morti, Aniello Mormile non avrebbe perso completamente lucidità, non era in uno stato di ubriachezza profonda, ma frastornato dalle birre e dai cicchetti che aveva bevuto. A queste conclusioni sono giunti i consulenti nominati dai giudici della terza Corte di Appello (presidente Vincenzo Mastursi), che domani dovranno valutare la posizione di Mormile nel processo che lo vede imputato (e condannato in primo grado a venti anni di reclusione) con l’accusa di omicidio volontario, per la morte della fidanzata Livia Barbato, la studentessa e promettente fotografa che era con lui in auto, e di Aniello Miranda, il 48enne di Torre del Greco che come ogni giorno, all’alba, percorreva la Tangenziale per recarsi a lavoro. Era il 25 luglio 2015.
 
A distanza di quasi tre anni c’è un nuovo processo, quello di secondo grado voluto dalla difesa di Mormile (avvocati Stefano Montone e Gaetano Porto) per sostenere la tesi dell’omicidio colposo, e c’è una nuova perizia disposta dai giudici per sciogliere il nodo su due punti centrali di questa storia: l’amnesia di Mormile, che dopo l’incidente, durante le indagini e il processo di primo grado, ha sempre sostenuto di non ricordare nulla di quei chilometri percorsi contromano, e il suo stato psicofisico al momento dei fatti. «Non vi è dubbio - si legge nella perizia - che all’atto dell’incidente il tasso alcolemico fosse di 2,15 g/l e quindi in un ambito che era tra il frastornamento e lo stato confusionale, per cui è possibile giustificare che non tutto quanto vissuto potesse essere ricordato da Mormile». I consulenti (lo pschiatra Manilio Russo, il medico legale Bruno Della Pietra e l’ingegnere Stefano Pagano) parlano di amnesia da blackout alcolico, affermando che «si potrebbe sostenere una compatibilità tra l’amnesia e le reazioni avute dallo stesso subito dopo l’incidente» quando ai primi soccorritori ammise di aver fatto una cazzata» e diede indicazioni sulla fidanzata che era sanguinante in auto.

Il vuoto nella memoria di Mormile, dunque, è possibile come conseguenza dell’intossicazione da alcol e dello choc per l’incidente. Quanto a ciò che accadde prima, i consulenti definiscono «regolari e rapidi», senza barcollamenti e lucidi, i passi con cui Aniello e Livia si diressero verso la macchina, ripresi dalle telecamere puntate sulla strada che percorsero dopo la serata in un locale. E a proposito dell’inversione a U scrivono: «Non è noto il motivo della manovra poiché è stata effettuata poco dopo l’immissione nella Tangenziale. Si può ipotizzare che Mormile abbia avuto dei momenti di esitazione e smarrimento per aver compreso di viaggiare in senso opposto a quello che aveva intenzione di percorrere e che abbia rallentato per cercare di capire come recuperare l’errore». La sua auto aveva le luci posteriori di arresto accese, il freno azionato e rilasciato più volte e, senza mai arrestarsi, percorse circa 7 metri sulla banchina, per poi proseguire verso Pozzuoli. Ma casa di Livia era nella direzione opposta, a Fuorigrotta. «In quei momenti - si legge nella perizia - Mormile potrebbe anche aver valutato la possibilità di invertire immediatamente il senso di marcia e aver poi deciso di continuare fino a una prossima uscita per immettersi nella giusta carreggiata, o ha ricordato che era vicino l’ampliamento della carreggiata nella zona dove vi sono i caselli di pedaggio nel piazzale degli Astroni e dove le auto rallentano».

La manovra per l’inversione a U avvenne lentamente. «Si potrebbe ipotizzare - scrivono i consulenti - che Mormile, raggiunto il piazzale degli Astroni, abbia compreso che per uscire dalla Tangenziale e reimmettersi nell’altra carreggiata avrebbe dovuto oltrepassare i caselli, e irragionevolmente realizzò la scelta di ripercorrere la strada contromano». E così per rimediare a un errore, ne commise uno più grave. Volontario o colposo? La risposta è la principale questione da affrontare nel processo d’appello. Domani si va in aula. I familiari di Livia, assistiti dall’avvocato Andrea Raguzzino, si sono costituiti parte civile, così come i familiari di Aniello Miranda.

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