«Mio figlio non picchiò Arturo: ma adesso temo me lo portino via»

«Mio figlio non picchiò Arturo: ma adesso temo me lo portino via»
di Giuseppe Crimaldi
Lunedì 23 Aprile 2018, 09:17 - Ultimo agg. 10:00
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«Quando ho saputo che c’è una richiesta di giudizio immediato per i ragazzi accusati di aver ferito Arturo ho iniziato ad avere veramente paura. Adesso temo che possano “prendersi” anche mio figlio. Non dormo più, non vivo più. Ma mi batterò con tutte le forze per dimostrare che lui non c’entra nulla, che è stato tirato ingiustamente in ballo in questa storia da qualcuno che oggi lo accusa perché vuole coprire il vero colpevole». A parlare è la mamma del 12enne accusato dalla Procura dei minori di aver fatto parte del «branco» di adolescenti che la sera del 18 dicembre scorso ad una fermata dell’autobus di via Foria hanno aggredito il 17enne Arturo. Carmela ha 43 anni, vive nella zona dei Miracoli, a due passi dal Rione Sanità; ha tirato su - tra mille difficoltà - quattro figli: i primi, di 25 e 24 anni, avuti dal primo marito, e gli ultimi due dal nuovo compagno. «Abbiamo fatto sacrifici - spiega - per farli crescere bene: nessuno di loro, fino a ieri, ha mai avuto a che fare con la legge. Mia figlia è sposata e mi ha regalato anche due nipotini, il secondo, 24enne, lavora nel settore dei profumi e cosmetici. L’ultima ha solo cinque anni».

Giovanni (lo chiameremo così, con un nome di fantasia, per dovere di riservatezza e rispetto dovuto ad un minore) ha solo 12 anni ma è considerato uno dei ragazzini che avrebbe colpito a coltellate Arturo. È assistito dall’avvocato Carla Maruzzelli. A confermare i sospetti ci sarebbero, oltre ad una chiamata in correità di uno degli altri componenti del gruppo di violenti, anche alcune immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza. Per la giovanissima età, Giovanni non è imputabile. Ma il suo nome resta nel fascicolo d’inchiesta: ed ora la madre teme che, presto o tardi, potrebbero arrivare conseguenze anche per lui, forse addirittura l’allontanamento dalla famiglia.
 
Chi è Giovanni? Ci descriva suo figlio.
«Il sette giugno compie 13 anni, è poco più di un bambino, va regolarmente a scuola. Non si è mai messo nei guai. Lo dico da mamma: se solo avessi nutrito il minimo sospetto del suo coinvolgimento in quel gravissimo fatto di sangue sarei stata la prima a consegnarlo alla legge. Invece so che è innocente».

Come fa a dirlo? Ci sono le immagini della videosorveglianza; e poi, a fare il suo nome è stato uno dei 15enni fermati dalla polizia.
«Anch’io - come la madre di Arturo - invoco verità e giustizia. Mio figlio è sereno, non ha paura. Quando mi vede piangere mi rincuora: “Mamma, se mi vengono a prendere tu devi essere forte perché la verità verrà fuori”. Quelle immagini sfocate io le ho viste: è un ragazzino che assomiglia a mio figlio, ma non è lui; quelle scarpette da ginnastica e quel giubbino Giovanni non li ha mai avuti. Forse a inguaiarlo sono stati quel taglio di capelli con il ciuffo che cade sulla fronte, che poi è lo stesso che portano oggi tutti gli adolescenti, e uno scaldacollo. Devo essere onesta: io sulle prime, guardando quei filmati, mi sono accorta che quel ragazzino somiglia a mio figlio. Ma poi, guardando meglio, mi sono convinta che non può essere lui. E lo dimostreremo anche in tribunale».

Intanto Giovanni non è riuscito a fornire un alibi. Non ha detto dove si trovasse quella sera, nell’ora in cui veniva ferito Arturo. Come mai?
«Giovanni mi ripete: “Mamma io sono sereno perché so di non aver fatto niente di male e che, prima o poi, la verità verrà a galla”. Io conosco quella verità: lui quella sera non era con il branco. Il ragazzino che lo ha coinvolto, accusandolo di avere addirittura sferrato le coltellate, nemmeno lo conosce. È vero, non riesce a ricordare dove fosse esattamente quella maledetta sera: frequenta abitualmente un piccolo circolo vicino casa dove si gioca a biliardo; inoltre in quel periodo nel nostro quartiere si preparavano i “cippi di Sant’Antonio”, e forse era in giro a cercare legna».

Ma perché un altro adolescente dovrebbe accusare ingiustamente suo figlio?
«Per proteggere qualcuno, il vero responsabile di tutto. Sull’innocenza di Giovanni metterei la mano sul fuoco. Pensi che ci siamo presentati spontaneamente per svolgere gli esami telemetrici, per comparare l’altezza e la corporatura di mio figlio con quella del ragazzo che si vede nelle immagini. Ripeto: non è lui, non è Giovanni».

Ha paura che possa succedere qualcosa adesso?
«Ho il terrore che me lo portino via. Non dormo e non mangio più. A casa stiamo vivendo giornate terribili. Forse il più sereno è proprio lui».

Da madre, sente di doversi rimproverare qualcosa?
«Se avessi avuto il minimo sospetto del suo coinvolgimento in quei fatti non avrei aspettato un solo momento e alla polizia sarei andata a consegnare mio figlio. Ogni madre non può restare insensibile davanti alla gravità di certi fatti. Quando in tv si parlava dell’aggressione di Arturo io continuavo a dire ai miei figli più piccoli di star lontano da cattive compagnie. Ho educato i miei figli cercando di non farli trovare - come invece è capitato a me da piccola - in contesti familiari certamente difficili».

Alcuni giornali hanno parlato della sua famiglia collegandola ad ambienti non proprio immacolati della Sanità. È vero?
«Sì, ma è acqua passata. Si riferivano a una vicenda che coinvolgeva un mio parente, non ho difficoltà a dirlo. Acqua passata: noi siamo gente pulita».

E che cosa si sentirebbe di dire alla madre di Arturo?
«Capisco quello che ha vissuto e comprendo tutto il suo dolore. Avrei piacere di poterla incontrare per dirle anche tante altre cose, da mamma a mamma. Se lei volesse, io sono pronta a farlo: anche per dirle che è una grande donna e che la stimo moltissimo, e per questo anche io sono pronta a combattere al suo fianco nella battaglia per far crescere sani e onesti i nostri figli. E proverei a farle capire anche il nostro dolore, spiegandole quanti sacrifici abbiamo fatto per tirare su quattro figli, che tutto il quartiere conosce come ragazzi perbene».

E adesso? Qual è il suo primo desiderio?
«Voglio la verità, solo la verità».
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