Maradona al San Carlo:
in scena una lunga storia d'amore

Maradona al San Carlo: in scena una lunga storia d'amore
di Davide Cerbone
Lunedì 16 Gennaio 2017, 08:31 - Ultimo agg. 20:15
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L’incontro, al di là delle opinioni, è di quelli memorabili: un monumento in carne ed ossa dentro un monumento fatto di marmi, stucchi e velluti. Santa Maradona dentro il San Carlo. L’attesa per le prove dello spettacolo che stasera porterà in scena vita, opere e omissioni del più grande calciatore di tutti i tempi, in una domenica pallonara in cui la vittoria del Napoli sul Pescara quasi scivola sullo sfondo, si consuma al freddo. I primi ad arrivare, intorno alle 18, sono quelli del catering. Sotto una pioggia battente, facchini e camerieri dall’azienda di D’Angelo-Mimì alla Ferrovia scaricano le prelibatezze che tra qualche ora saranno servite al buffet da 15 metri allestito nel foyer del Lirico. Dentro, i tecnici montano scene e allestimenti. 

Tutto avviene sotto la strettissima sorveglianza di un corposo servizio d’ordine: sono oltre ottanta gli addetti alla sicurezza chiamati a vegliare sui due monumenti: il Teatro e il Campione. «Maradona se ne va, il San Carlo resta», fa notare qualcuno. Arriva anche Michele Giugliano, patron di D’Angelo e Mimì alla Ferrovia, con sua figlia Ida: sono qui per assicurarsi che tutto sia perfetto per la cena di gala, un trionfo di piatti della tradizione partenopea arricchito con le lumache di mare che Dieguito adora e una scenografica torta a tre piani preparata dalla pasticceria Seccia. 
 

Tra i circa cento invitati, oltre al sindaco di Napoli Luigi de Magistris, che è al tavolo con Siani, Maradona, il manager dell’ex calciatore Stefano Ceci, la soprintendente del San Carlo Rosanna Purchia e il direttore affari istituzionali e marketing del Lirico Emmanuela Spedaliere, ci sono l’imprenditore Achille Scudieri, fondatore del gruppo Adler, l’attrice Benedetta Valanzano, il comico di Made in Sud Alessandro Bolide, l’avvocato Angelo Pisani, che ha assistito Maradona nel lungo braccio di ferro contro il fisco italiano, il giudice Nicola Graziano e l’avvocato Ferruccio Fiorito. Non mancheranno i momenti musicali, con il rapper Clementino, Valentina Stella e una toccante «Napule è» affidata a Lina Sastri. Sul palco si alterneranno anche lo scrittore Maurizio de Giovanni, l’attore Salvatore Esposito (il Genny Savastano della serie tv «Gomorra»), il suo giovanissimo collega Gennaro Guazzo (protagonista del film «Troppo napoletano») e il pm Catello Maresca. Ma il clou sarà il dialogo con Gianni Minà: una lunga apnea nella vita da romanzo del campione. 

Alle ore 20, però, è tutto ancora da provare. Mentre il profumo delle pietanze comincia a diffondersi per i corridoi, entrano alla spicciolata anche i ballerini e, poco dopo, i musicisti. Non si vede ancora, invece, la strana (ma a quanto pare indovinata) coppia Maradona-Siani. «Non arriveranno prima di un paio d’ore», avverte una ragazza della produzione. Dopo la conferenza stampa e alcuni collegamenti tv, il campione si riposa nella suite al Vesuvio. Per le prove, i tempi saranno stretti: un’ora, forse poco di più. Lo show, d’altra parte, scorrerà secondo un canovaccio ma lascerà anche molto spazio all’improvvisazione.

Alessandro Siani arriva in teatro intorno alle 20, ma Maradona con lui non c’è, arriverà verso le 22, finalmente, esclamando: «Non me lo aspettavo così bello». Gli emozionati ragazzi del Sanità Ensemble, che il regista dello spettacolo ha voluto in buca per questa serata indimenticabile, hanno già gli strumenti in mano: provano il Concerto per archi in La maggiore di Vivaldi e l’Inno alla gioia di Beethoven, che aprirà la serata. Un omaggio alla grandeur dell’ospite, ma anche a quella del luogo, che durante la conferenza stampa il campione non ha esitato a definire «il più bel teatro del mondo». Poi, ancora avanti con «Era de maggio»: pensare a quel giorno del 1987 in cui Napoli si avvolse nel tricolore è un attimo. Era de maggio, già: manco a dirlo, il 10. E si chiama proprio così, «Tre volte 10» l’omaggio che Alessandro Siani ha inventato con il supporto della Best Live. Dopo l’«Inno alla gioia», sarà un monologo di Lanzetta dal titolo «’O re è turnato» ad introdurre il campione. Poi, il trionfale ingresso in scena di Maradona, che si ritroverà faccia a faccia prima con Totti, Baggio, Antognoni e Del Piero (in video) e poi con le sagome di Platini e Blatter, suoi storici nemici nella lotta ai poteri forti del calcio. 
 
 

Ad applaudirlo, sul palco reale, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e il sindaco Luigi de Magistris (ma a debita distanza), i membri del Cdi del San Carlo Sebastiano Maffettone (che è anche consigliere culturale di De Luca), Michele Lignola e Giuseppe Tesauro. Tra le istituzioni spuntano alcuni graditi intrusi: 12 ragazzini in cura al Santobono, accompagnati da due medici. «Sono un grande appassionato di calcio e un fan di Maradona: ho visto allo stadio tante partite, faceva cose impossibili, anche se l’uomo è discutibile», osserva Maffettone. «Il fatto che si faccia venire un calciatore in un posto del genere rischia di sminuirlo. Per stabilire se ne è valsa la pena, bisognerà capire quanti di quelli che verranno a vedere il calciatore torneranno per un balletto o per un’opera».

Intanto, l’Anm ha deciso di salutare l’arrivo di Diego in un modo originale: «Oggi sulle paline delle fermate e sui totem elettronici che sono in alcune stazioni del metrò e della funicolare comparirà il messaggio “Bentornato Diego”», spiega l’amministratore unico Alberto Ramaglia, che il 6 luglio dell’84, quando l’argentino si materializzò per la prima volta al San Paolo, c’era: «Un piccolo omaggio a un simbolo di riscatto per la nostra città».

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