Napoli, organici ospedalieri all'osso: attesa record per gli interventi

Napoli, organici ospedalieri all'osso: attesa record per gli interventi
di Ettore Mautone
Domenica 17 Giugno 2018, 10:26
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«Vorrei ma non posso perché siamo ridotti all'osso». Torna a risuonare, tra dirigenti medici, corsie ospedaliere e direzioni sanitarie, lo slogan coniato a dicembre dai camici bianchi che denunciarono lo sfinimento del personale oltre i limiti di guardia puntando il dito sui buchi negli organici. In questi mesi, se da un lato, per visite e ricoveri di natura medica (che non richiedono la sala operatoria), la Campania ha recuperato, raggiunto e superato gli standard di efficienza fissati a livello nazionale, ad affondare è stata l'attività chirurgica. La zavorra è la mancanza di anestesisti. Il ricorso al bisturi dall'inizio dell'anno è sostanzialmente fermo soprattutto a Napoli.

 

BLOCCO DEI RICOVERI AL CTO
Il blocco dei ricoveri, per interventi che non riguardino il pronto soccorso, è scattato già per due volte, nel 2018, al Cto (Azienda dei Colli). Qui ci sono pazienti in attesa per interventi ai legamenti del ginocchio da oltre un anno. E anche i fratturati, ricoverati in urgenza, per una sintesi chirurgica aspettano giorni. In questo caso il nodo da sciogliere è la mancanza di chirurghi e di infermieri che riducono solo ad una la sala operatoria agibile rispetto alle tre esistenti. Anche il Monaldi sconta ritardi sensibili. In particolare nella Chirurgia toracica: qui le attese raggiungono e superano i 3 mesi sebbene sia una delle poche unità, insieme ai team attivi al Pascale, capace di intervenire su alcuni tipi di tumore al polmone. Il nodo da sciogliere è il pieno funzionamento del blocco operatorio (composto da ben 10 sale). Fior di chirurghi al palo a causa di infermieri col contagocce (circa 10 per turno) che impediscono di raddoppiare le ore di utilizzo del plesso (che si vorrebbe portare da 6 a 12). Liste che si allungano, da 3 fino a 6 mesi e oltre a seconda della gravità del caso, anche in Chirurgia generale e altre specialistiche sebbene per i tumori ai si cerchi sempre di dare una corsia preferenziale. Al nuovo commissario Antonio Giordano il compito di dare il via a un progetto da attuare con i fondi di Terra dei fuochi.

 


LA ASL NAPOLI 1
Liste di attesa ben oltre il limite accettabile si registrano soprattutto negli ospedali della Asl Napoli 1. Emblematico il caso Incurabili che non ha il pronto soccorso ma si caratterizza come polo chirurgico e oncologico. Discreta assistenza tecnica e infermieristica, una rianimazione, 2 sale operatorie attive, buon livello degli operatori. A fronte di ciò le sedute in sala operatoria sono limitate a 1 massimo 2 a settimana col paradosso di 350 persone in lista e reparti semivuoti in quanto non ci sono anestesisti per operare. Le liste di attesa? Molto lunghe anche se differenziate su tre binari: quelle per tumori e priorità, per la senologia e la terza generica. Le code, per i pazienti benigni vanno oltre un anno. E chi ha un tumore i 30 giorni come limite se li sogna. E così la migrazione in altri ospedali o peggio fuori regione, è dietro l'angolo. Un altro nervo scoperto è il San Paolo. La metà degli ambulatori nel corso dell'anno ha chiuso, la gastroenterologia è a mezzo servizio e la chirurgia ha finora limitato il lavoro al supporto al pronto soccorso e alle urgenze non differibili. Fino a una settimana fa prenotare un intervento presso l'unità diretta da Biagio Troianiello il Cup risultava impossibile. Poi un provvedimento assunto dal manager Mario Forlenza ha tamponato l'emergenza dando il via libera agli anestesisti, autorizzati a lavorare di nuovo (solo per il periodo estivo) in auto convenzionamento. Un extraorario pagato un po' di più dello straordinario che consente almeno una o due sedute a settimana. Situazione replicata anche al Vecchio Pellegrini e al San Giovanni Bosco. Nessun problema all'ospedale del mare che invece, in alcune specialità, come la Neurochirurgia dove è arrivato il nuovo primario Catapano, inizia a macinare numeri degni di nota.

GLI ANESTESISTI
La prima lacuna da colmare è quella degli anestesisti: in media manca all'appello il 50 per cento della dotazione. Ecco alcuni esempi: all'ospedale San Paolo mancano 8 unità, al Pellegrini 6, al Loreto Mare 10, al San Giovanni Bosco sono 7 in meno del dovuto, altrettanti agli Incurabili, all'Ospedale del mare sono solo 8 sui 45 previsti. Se al fabbisogno dell'Ascalesi provvederà il Pascale al Monaldi bisognerebbe reclutarne almeno 15, a Capri 4, all'Ascalesi 7.
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