Lite in famiglia per Sal De Riso:
«Mio fratello non autorizzato»

Lite in famiglia per Sal De Riso: «Mio fratello non autorizzato»
Mercoledì 18 Luglio 2018, 14:38
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È lite giudiziaria in famiglia per il maestro pasticciere pluripremiato Salvatore De Riso, in arte Sal, contrapposto al fratello Alessandro. Oggetto del contendere il punto vendita di Piazza Cantilena n.1 a Minori: «Non era gestito da me ma da mio fratello Alessandro, ed esponeva i miei marchi registrati. Tuttavia - spiega in un lungo comunicato - dopo aver notato che gli standard qualitativi da me richiesti venivano sistematicamente disattesi, dalla conservazione dei prodotti al servizio ai tavoli, dalla preparazione di un semplice cappuccino o un caffé, come risulta dalle tante lamentele e segnalazioni degli ospiti, e dopo aver ripetutamente chiesto di mantenere la qualità a tutto tondo, ho deciso di interrompere la fornitura dei miei prodotti richiedendo, come da prassi, ho chiesto la rimozione dei marchi e dei loghi della mia azienda».

«Una decisione dolorosa per me, ma qualsiasi tentativo di far migliorare la qualità del servizio offerto è stato bocciato con fermezza e arroganza da mio fratello che opponeva, come unica motivazione, la sua posizione di titolare unico del punto vendita in questione, acquisito da nostro padre Antonio con modalità sulle quali è stata chiamata a esprimersi l'autorità giudiziaria». «La mia iniziativa, oltre a rispondere a legittimi criteri di conduzione della mia attività, vuole tutelare la buona fede di quei consumatori che, recandosi nell'esercizio commerciale gestito da mio fratello Alessandro, e sul quale sono ancora esposti impropriamente i marchi e i loghi della mia azienda, i clienti vengono fatti accomodare nell'errata convinzione che di lì a breve degusteranno dolci da me creati.
Invece l'unico punto vendita in cui vengono serviti i miei prodotti a Minori è la mia Pasticceria/Bistrot ubicata in via Roma n. 80. Ho voluto fare questa precisazione» racconta Sal De RIso «per evitare strumentalizzazioni che non solo danneggiano la reputazione della mia azienda ma che speculano sulla buona fede dei consumatori finali».
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