Tutti pazzi per Liberato: festa show sul Lungomare

Tutti pazzi per Liberato: festa show sul Lungomare
di Federico Vacalebre
Martedì 8 Maggio 2018, 22:58 - Ultimo agg. 24 Giugno, 17:59
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Arriverà davvero in motoscafo, su quel ramo del mare di Napoli dove un tempo sfrecciavano i contrabbandieri? Liberato mostrerà il suo volto, lo coprirà in qualche modo, manderà qualcuno altro al posto suo? Al tramonto sapremo chi è o continueremo ad arrovellarci su chi si celi dietro il Banksy postmelodico, l’Elena Ferrante della trap verace, il fantasma glocal dello showbusiness hip hop? Ai posteri l’ardua sentenza, a noi, per ora, l’ennesima puntata della telenovela urban più seguita dagli italiani. Sei, finora, i brani incisi dal misterioso music maker e dal collettivo alle sue spalle, dal primo, «9 maggio» - proprio oggi - a «Je te voglio bene assaje», titolo-assalto al cielo della canzone napoletana, in un eccesso di sicumera, ma forse anche di consapevolezza: cantaNapoli, da Carosone a Daniele, dai Co’Sang a... Liberato si è rinnovata nelle contaminazioni, facendo l’americana, soffrendo tutte le appucundrie di chi tene ‘o mare, di chi sa comme fa ‘o core, di chi ha visto la Campania Felix diventare Gomorra.
Che Liberato sia napoletano, che dietro di lui ci sia uno staff partenopeo, è probabile, ma non certo, anche se il regista dei suoi videoclip, Francesco Lettieri, ha giurato sui suoi natali sotto il Vesuvio. Eppure, anche se fosse nato la porta accanto a quella di Salvini, l’operazione è la dimostrazione che può ancora esistere una moderna canzone napoletana capace di oltrepassare i confini del Garigliano. Come successo con «Napule è», con «Caruso» (del bolognese Dalla), con «Cu’mme», anche se i paragoni sono altisonanti. 
Il palco alla rotonda Diaz è pronto, la Converse probabilmente lo brandizzerà oggi, volta le spalle al mare, e chissà che non sia da quella parte che arriverà l’Uomo che Non Sappiamo Chi È e che probabilmente continueremo a non sapere chi è: al tramonto, quando si svelerà, una maschera, un fazzoletto, forse anche solo un gioco di luci, dovrebbero celare la sua identità, sempre che non rispuntino fuori Calcuta, Izi e gli altri che presero il suo posto al festival «Mi ami».
Ma oggi è il 9 maggio e Liberato è atteso sul lungomare liberato, nella «sua» (?) Napoli, ha fortemente voluto questo evento, prima di un bis a Milano, ancora non si sa quando, né dove. Prima di lui, supporter dal sound stilosissimo, ha voluto - lui? Bomba Dischi? l’agenzia Fil Rouge che cura l’evento? - i Nu Guinea, discepoli del post-funk, napoletani a Berlino: Massimo Di Lena e Lucio Aquilina hanno inciso un album che si chiama «Nuova Napoli», hanno chiesto a Fabiana Martone di prestare la sua voce in un brano che mette in musica l’Eduardo De Filippo di «Je vulesse truvà pace».
I fans di Liberato arriveranno da tutt’Italia, si confonderanno con curiosi e turisti, scugnizzi irriverenti e un imponente apparato di security: il lungomare sarà blindato come impongono ormai i grandi eventi, anche se il traffico su viale Dohrn continuerà regolarmente, il backstage lo sarà persino di più, che nessuno provi a liberare Liberato dal segreto in cui si rintanato.
Un segreto che vale, in termini di seguito, ma anche in termini economici, come dimostra l’investimento della Converse, ma anche le richieste che in queste ore stanno giungendo al suo entourage da tutte le parti, televisioni comprese. Proprio «9 maggio», ad esempio, dovrebbe essere nella colonna sonora della prossima serie di «Gomorra», la quarta. I bene informati pregustano uno show di una quarantina di minuti, delineando il sound e la fenomelogia, l’economia sociale e sonica scanditi dallo stillicidio di sorprese iniziato appunto con «Nove maggio» e proseguito con «Tu t’è scurdat e me», «Gaiola portafortuna», «Me staje appennenn’ amo’», «Intostreet» e l’ultimissimo «Je te voglio bene assaje». Storie di amori veraci, di telefonini che scandiscono relazioni sentimentali e bi/sogni sessuali, di tifo azzurro e fedele per sempre. Immagini livide, sature, tra la città cartolina e quella resistente, il centro storico e la periferia. Movida in motorino, sballi sul mare che ribagna Napoli. E quel suono dove Nino D’Angelo dà la mano a Charlie Charles, Luche’ a Franco Ricciardi, il suono neolatino alla techno garage inglese.
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