I tagli, le coperture e il boss resuscitato: ​tutti i punti oscuri dei filmati di Fanpage

I tagli, le coperture e il boss resuscitato: tutti i punti oscuri dei filmati di Fanpage
di Leandro Del Gaudio
Sabato 17 Febbraio 2018, 10:02 - Ultimo agg. 16 Marzo, 16:00
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Ci sono due cd sul tavolo dei pm di Napoli, raccontano sei mesi di indagine giornalistica, circa 900 ore di filmati, di quelli fatti grazie a un attore principale: l'ex boss della camorra Nunzio Perrella, l'ex broker reo confesso che da due anni a questa parte ha deciso di rilanciare la sua immagine al servizio del bene, sotto l'ombrello di media, pubblicazioni e social network. Ma nell'inchiesta napoletana sul lavoro fatto da Nunzio Perrella per conto di Fanpage non mancano perplessità, dubbi, esigenze di verifica, insomma interrogativi che hanno spinto il capo della Procura a iscrivere nel registro degli indagati, con l'accusa di concorso in corruzione Perrella, ma anche il direttore di Fanpage Francesco Piccinini e il giornalista che ha lavorato gomito a gomito con l'ex boss della camorra di Fuorigrotta. Poi ci sono «loro», gli «altri», che sono soggetti impossibili da identificare, che entrano in gioco all'ombra di un lavoro sotto traccia. Qualche domanda: come mai l'inchiesta sulla Sma, la società regionale specializzata nella rimozione di detriti, devia all'improvviso sullo studio professionale di un commercialista di Angri? Chi conduce la troupe di Perrella al cospetto di Roberto De Luca? Stando a quanto sta emergendo dalle indagini dei pm Amato e Sasso del Verme, la deviazione ad Angri delle indagini dipende da un «parente» di Francesco Colletta, un familiare del commercialista che si offre per fare da sponda. Era a conoscenza della vera identità del finto imprenditore, ma non sapeva nulla - almeno così sembra - dell'inchiesta condotta dal giornale on line.


 
E non sono mancate polemiche, ieri pomeriggio, dopo la diffusione del primo scoop on line, quello che punta i riflettori su Lorenzo Di Domenico, amministratore della Sma, la cabina di regìa regionale che si occupa dell'emergenza della terra dei fuochi, di incendi e detriti. È stato lo stesso Di Domenico a passare al contrattacco, sostenendo accuse gravi nei confronti del giornale, ritenendolo responsabile di «tagli ad arte» nel montaggio, che avrebbe determinato una sorta di «mistificazione del colloquio avvenuto lo scorso gennaio».
 
E proviamo ad interpretare il video pubblicato ieri da Fanpage: questa volta Nunzio Perrella si propone come il sedicente imprenditore «Paolo Varotto», interessato allo smaltimento di fanghi tossici. Si parla di cifre, di tonnellate, di euro. Più volte nel corso del dialogo registrato di nascosto, l'agente provocatore fa del suo meglio per ottenere la risposta che però non arriva; più volte, «Paolo Varotto» invita l'amministratore a fare accordi sotto banco, alludendo alla possibilità di veicolare tangenti. Tutto chiaro? Di Domenico però non sembra abboccare all'esca del suo interlocutore. Spiega oggi l'amministratore: «Quando il signor Varotto asserisce che se mi servisse qualcosa lui provvederebbe, io rispondo «grazie, ma non mi serve nulla da pagare, né a me, né ai capoimpianti, né a chiunque altro...». Una risposta messa nero su bianco nel corso della replica di Domenico, che - a scorrere il video - non emerge dal filmato. È stata tagliata? Era una risposta che avrebbe cambiato la lettura complessiva dello scoop di Fanpage? E non è l'unico punto critico, almeno secondo il contrattacco di Di Domenico. Stando alla sua nota, «Varotto» gli avrebbe proposto serate hard, ma Di Domenico avrebbe risposto di non essere interessato, in quanto «aveva moglie e figli a casa». Un passaggio che non entra nel montaggio on line da ieri, anche se sul punto è determinata la risposta di Francesco Piccinini, direttore di Fanpage: «Non abbiamo tagliato nulla di fondamentale, il video riproduce toni e contenuti del colloquio registrato, non ci sono manipolazioni». E la storia delle sere hard? «Solo una battuta goliardica, alla fine del colloquio, quando Perrella ha detto di essere amico di un noto regista di film porno. Tutto qui».

Ma nella prima puntata dell'inchiesta su presunte tangenti pagate alla politica grazie all'emergenza rifiuti c'è spazio anche per pizzini e cifre da capogiro. Siamo nella seconda parte del video, quando Perrella incontra il capo della segreteria di Luciano Passariello, il consigliere regionale candidato alle politiche del quattro marzo, che ora risponde di una ipotesi di finanziamento illecito. È il capostaff di Passariello a chiedere di non parlare al telefono, ed è sempre lui ad organizzare un incontro in un bar del Centro direzionale. È questo il momento in cui spunta il pizzino con la cifra 170, con l'accordo verbale di «fare a metà». Insomma, l'appalto per lo smistamento dei fanghi prodotti dai depuratori campani vale un milione di euro al mese, una parte dei quali vanno ai politici, quanto basta a rendere necessario «fare a metà» tra pubblico e privato. È questa l'interpretazione giusta? Al momento, in attesa dei riscontri della Procura, restano le parole del caposegreteria di Passariello, che ha le idee chiare su un punto: «Luciano è candidato alle politiche del quattro marzo, bisogna dargli una mano... e mi raccomando, non lo mettiamo in difficoltà, se lo incontrate, solo un cenno con la testa».
 
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