Affitti alle stelle nel «salotto» di Napoli:
chiudono i locali storici di Chiaia

Affitti alle stelle nel «salotto» di Napoli: chiudono i locali storici di Chiaia
di Mariagiovanna Capone
Venerdì 23 Febbraio 2018, 12:32
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I fitti arrivano alle stelle e addio all'attività commerciale. La zona di Chiaia dopo un periodo di stasi durato un paio d'anni sta rivivendo l'incubo delle serrate dovute alle richieste dei costi di locazione alle stelle. A pagarne le spese sia negozi storici, noti e apprezzati dai residenti, che nuove tipologie merceologiche collegate anche al pronto moda che lasceranno il campo probabilmente a bar o pizzetterie, unico settore che tiene ancora. Così come il Vomero, che nel giro di tre anni ha totalmente rivoluzionato il proprio aspetto, diventando da centro commerciale del settore dell'abbigliamento a distretto del food, anche Chiaia inizia a cambiare i connotati con un'escalation iniziata negli anni scorsi con l'addio del marchio storico «Buonanno» in piazza Trieste e Trento e poco dopo di quello di via Vittoria Colonna.

La chiusura del bistrot «Le Arcate» di piazza dei Martiri è un brutto segnale, sinonimo di un caro-fitti insostenibile. Dopo 70 anni di attività, il punto di riferimento gastronomico per professionisti e residenti della zona chiude e con esso a spasso almeno sette famiglie. I primi a darne notizia sono il consigliere regionale dei Verdi Francesco Borrelli e il consigliere comunale del Sole che Ride, Marco Gaudini, che richiamano l'attenzione sul «rincaro insostenibile del contratto di fitto dei locali» ribadendo che rappresenta «un fenomeno da tenere assolutamente sotto controllo». Ha chiuso in via Chiaia «Cuomo», sostituito velocemente da un negozio di abbigliamento giovanile che nel giro di pochi mesi ha affisso sulle vetrine il segnale tipico di un addio: chiuso per inventario. Proprio di fianco è sfitto da mesi anche «Colorado», che vendeva jeans, la cui vendita a quanto pare non è riuscita a compensare le mensilità per l'affitto dei locali che in questa zona si aggirano sui 3mila euro in media per i più piccoli ma possono arrivare anche a cifre astronomiche per quelle su strade più prestigiose.

Un esempio? Un negozio in Palazzo Cellamare di 80 metri quadrati a 5mila euro al mese, 4.500 euro per 60 metri quadrati già ristrutturati per un ristorante in via Chiaia, mentre in via Santa Caterina a Chiaia 100 metri quadrati si fittano per 7.500 euro. Sta per chiudere anche «Marra», storico negozio di arredo in via Carlo Poerio, la cui richiesta del canone mensile è di 7mila euro per i circa 200 metri quadrati, mentre di fronte per due punti luce di 38 metri quadrati ci vogliono 1.700 euro mensili. Su via dei Mille, invece, per 300 metri quadrati su due livelli la richiesta è di 15mila euro, e su via Carducci per 40 metri quadrati circa 2.400 euro. «Tra centri commerciali e acquisti online, il mercato è totalmente cambiato. Non si vende come prima ma ad accorgersene sono solo i commercianti, mentre i proprietari dei negozi che hanno sempre vissuto di rendita non se ne accorgono e chiedono affitti fuori mercato» sentenzia Carla Della Corte, presidente del neonato Chiaia District.

 
«Cinque anni fa ho lasciato via Calabritto per via Carlo Poerio e non mi sono pentita affatto. Le richieste erano esorbitanti e oggi lo sono altrettanto. Basta guardare i molti locali sfitti anche da anni, oppure aprono e chiudono attività nel giro di poco perché c'è chi si illude di rientrare con le spese. Ma non è così. Bisognerebbe poi avere certi requisiti per occupare certi spazi, per tutelare gli storici e una fisionomia delle strade. Non può arrivare chiunque a vendere chincaglierie né si può avere una strada intera con soli baretti, è assurdo. Ci vogliono regole ferree. Ma comunque se non cambia la legge e si applica la cedolare secca anche per i locali commerciali parliamo a vuoto» conclude. Gli fa eco Fabio Crimaldi, titolare di Manzoni Immobiliare, consigliere provinciale Fimaa Napoli e membro della commissione listino e stime della Borsa Immobiliare di Napoli. «L'unica soluzione è quella della cedolare secca - dice - i proprietari pagano fino al 70 per cento solo in tasse e orpelli vari, per questo non calano le richieste mensili. Sull'abitativo c'è stato un boom: un aumento del 21 per cento per contratti 4 più 4; e del 10 per cento sui concordati 3 più 2. Potrebbe essere lo stesso anche per il commerciale e il mercato potrebbe riprendersi».
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