Movida, assalto della babygang
«Ero a terra e ci colpivano ancora»

di Melina Chiapparino
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«Aspettano prima che muoia uno dei nostri ragazzi, poi
finalmente si decideranno a fare qualcosa». Parole di una
madre pronunciate a fatica, con gli occhi lucidi, dopo aver
trascorso la notte nella speranza che il figlio, ferito da venti
coltellate, riuscisse a cavarsela. Questa volta per fortuna
è andata bene: il 18enne aggredito insieme a un amico, la
scorsa notte ai baretti a Chiaia, è fuori pericolo. Entrambe
le vittime del raid messo a segno in via Carducci hanno riportato
numerose ferite ma senza alcuna compromissione degli organi
interni, né lesioni importanti: i giovani dopo le
medicazioni e i punti di sutura, sono anche tornati a casa.
Le ferite guariranno presto ma la paura e l'angoscia di quella notte, no. «Una serata cominciata male e finita peggio. Ero in compagnia del mio amico e della sua fidanzata: stavamo chiacchierando su una panchina - racconta il 18enne, accoltellato alla nuca e alla testa - quando si è avvicinato un uomo, sembrava uno dell'est, era ubriaco e ha tentato di molestare la ragazza che era in nostra compagnia». A quel punto, il suo fidanzato, 19 anni, ha reagito spintonando l'uomo per cercare di allontanarlo: «Un paio di battute e siamo andati via pensando di proseguire tranquillamente la nostra serata, ma il peggio doveva ancora arrivare. Avevamo percorso pochi metri di strada quando siamo stati raggiunti da una decina di ragazzi, tutti intorno ai 20 anni, che ci hanno presi alle spalle avventandosi su di noi» continua il giovane che tra pochi giorni sarebbe dovuto partire per uno stage promosso dall'Istituto alberghiero che frequenta con profitto: «In quel momento di confusione non ho visto il coltello ma ho sentito un gran dolore e la voce di uno degli aggressori che incitava gli altri a colpirci ancora. Poi mi sono ritrovato a terra insanguinato ma non ho mai perso la lucidità».
Lunedì 8 Gennaio 2018, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 09-01-2018 06:43
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Le ferite guariranno presto ma la paura e l'angoscia di quella notte, no. «Una serata cominciata male e finita peggio. Ero in compagnia del mio amico e della sua fidanzata: stavamo chiacchierando su una panchina - racconta il 18enne, accoltellato alla nuca e alla testa - quando si è avvicinato un uomo, sembrava uno dell'est, era ubriaco e ha tentato di molestare la ragazza che era in nostra compagnia». A quel punto, il suo fidanzato, 19 anni, ha reagito spintonando l'uomo per cercare di allontanarlo: «Un paio di battute e siamo andati via pensando di proseguire tranquillamente la nostra serata, ma il peggio doveva ancora arrivare. Avevamo percorso pochi metri di strada quando siamo stati raggiunti da una decina di ragazzi, tutti intorno ai 20 anni, che ci hanno presi alle spalle avventandosi su di noi» continua il giovane che tra pochi giorni sarebbe dovuto partire per uno stage promosso dall'Istituto alberghiero che frequenta con profitto: «In quel momento di confusione non ho visto il coltello ma ho sentito un gran dolore e la voce di uno degli aggressori che incitava gli altri a colpirci ancora. Poi mi sono ritrovato a terra insanguinato ma non ho mai perso la lucidità».
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