Sma, spese e amnesie
la gang degli scontrini

Sma, spese e amnesie la gang degli scontrini
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 21 Novembre 2018, 09:21
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No che non li hanno trovati. Non hanno reperito scontrini, ricevute fiscali o attestati in gradi di giustificare le spese effettuate nel corso del loro lavoro, lì alla sma Campania. Quanto basta a spingere la Procura di Napoli a notificare - roba di qualche giorno fa - alcuni avvisi di garanzia a chi per anni ha maneggiato carte di credito e registri contabili. Tecnicamente si tratta di quattro avvisi di proroga delle indagini a carico di altrettanti funzionari della sma campania, l'azienda partecipata della regione che si occupa - tra l'altro - di smaltimento di fanghi, vale a dire della quint'essenza delle discariche in Campania.
Sma Campania, dunque, e pur si muove verrebbe da dire, a ripensare al silenzio tombale caduto su una vicenda che appena qualche mese fa faceva il giro delle tv di mezza Europa, complice la performance del boss pentito Nunzio Perrella nei panni di agente provocatore.
 
LE SPESE
Ma restiamo al fatto, all'avviso di proroga delle indagini a carico di quattro dipendenti dell'azienda regionale, in questi giorni avvisati che nei loro confronti il caso è tutt'altro che archiviato. Inchiesta aperta, il pm chiede una proroga, ha bisogno di altri mesi per imbastire un capo di imputazione (o per chiedere l'archiviazione), c'è l'ipotesi di spese folli: abuso d'ufficio, peculato, simulazione di reato, secondo quanto emerge dalle poche righe firmate dal pm Sergio Amato, magistrato in forza al pool reati contro la pubblica amministrazione della Procura di Gianni Melillo.
Inchiesta che fa leva su una informativa della nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, che sta passando al setaccio le spese effettuate dai titolari delle carte di credito aziendali. Si amplia lo spettro di voci non giustificate, si indaga su un buco di 200mila euro. Un tesoretto, un salvadanaio sul quale devono relazionare in quattro - vale a dire il direttore amministrativo della Sma Cosimo Silvestro, ma anche i dipendenti Raffaele Scognamiglio, Roberto Iavarone e Ernesto Tartaglione - ritenuti responsabili della gestione di una sorta di tesoretto aziendale. Una storia di conti che non tornano, di strisciate con le carte di credito aziendali e di improvvisi «buchi» nel sistema della contabilità aziendale, almeno secondo quanto emerge dalle poche righe messe nero su bianco dagli inquirenti.
Agli atti spunta infatti una denuncia per smarrimento di materiale contabile dell'azienda, di tutto quel monte di carte e di pezze giustificative che dovrebbero garantire l'effetto trasparenza per un'azienda pubblica impegnata come avamposto della legalità nelle ricorrenti emergenze dei rifiuti. Ed è proprio questo il tema su cui batte la Procura di Napoli, quello di periodo di interregno tra un'emergenza e l'altra, in una fase in cui la storia dei rifiuti della Campania e delle difficoltà di smaltimento era passata decisamente in secondo piano rispetto all'attenzione mediatica cittadina e nazionale. Siamo in un periodo che va dal 2014 al 2017, gli anni della «monnezzopoli» campana sembrano affidati agli archivi della cronaca, quando non era evidente - come accade oggi -, l'incubo di ritornare in una nuova crisi ambientale. Ma torniamo al tema dell'inchiesta. I quattro esponenti della Sma sono accusati di non aver giustificato spese effettuate con una o più carte di credito accese e rese fungibili per il funzionamento dell'azienda campana. E non è tutto. Ancora da verificare la storia della simulazione di reato, dal momento che c'è chi avrebbe denunciato lo smarrimento di ricevute e scontrini ritenuto decisamente sospetto. Tutti e quattro gli indagati vanno considerati come non colpevoli fino a prova contraria e potranno dimostrare la correttezza della propria condotta nel corso del prosieguo delle indagini.
L'AGENTE PROVOCATORE
Ma non è l'unico fronte aperto da un punto di vista investigativo. Ricordate lo tsunami mediatico che si colpì Napoli un anno fa? Una tempesta perfetta. Si parte dall'inchiesta di Fanpage, grazie all'ex boss Nunzio Perrella armato di telecamera nascosta che si presenta a dirigente pubblici, politici, mediatori, faccendieri, proponendo tangenti e affari loschi sulla gestione del ciclo raccolta dei rifiuti. Centinaia di ore di registrazione che vengono poi acquisite dalla Procura di Napoli, impegnata - in modo autonomo - su una serie di indagini per traffico illecito di rifiuti. Una vicenda che a distanza di mesi risulta sempre più difficile da spendere sul piano processuale (dal momento che la figura dell'agente provocatore deve essere disciplinata dal codice e può essere usata solo in un certo contesto). Tra le indagini che risalgono a questo scenario, ci sono anche un paio di filoni che investono la Sma Campania. Tra questi gli appalti a trattativa d'urgenza per lo smaltimento di fanghi da depuratore. Un business sul quale si attendono risposte da parte della Procura.
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