Da Sorrento a Napoli: tutti i numeri della pesca di frodo

Da Sorrento a Napoli: tutti i numeri della pesca di frodo
di Rossella Grasso
Domenica 20 Agosto 2017, 15:05
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I NUMERI
Dall’inizio del 2017 la Stazione navale di Napoli della Guardia di Finanza ha eseguito 1.402 controlli in mare che attestano quanto la pesca di frodo sia un reato molto frequente su tutta la costa napoletana. In pochi mesi gli uomini della Guardia di Finanza hanno denunciato 263 persone, elevato 356 multe per un totale di 141.756,39 euro.
 
I BENI SEQUESTRATI
Durante gli interventi delle navi della Guardia di Finanza sono stati sequestrati 547 attrezzi da pesca a pescatori non autorizzati e 5 imbarcazioni. Dopo ogni intervento, accertato l’illecito, la merce viene sequestrata e distrutta dai finanzieri e dove possibile rigettata in mare per limitare i danni all’ecosistema. Da gennaio sono stati posti sotto sequestro 2.412 kg di pesce di vario genere. Il valore stimato per tutto il prodotto ittico sequestrato è di 41.789,80 euro, tutta merce che se non fosse stata bloccata sarebbe finita nei ristoranti bypassando tutta la filiera dei controlli.
 
I DANNI
Il danno oltre che per l’erario è potenzialmente anche per la salute: al consumatore viene proposto un alimento di cui non si conosce la provenienza, come l’attuale normativa impone di rendere nota, e che potrebbe essere focolaio di malattie infettive perché potrebbe essere stato pescato in acque contaminate. La pesca di frodo comporta anche numerosi danni per l’ambiente: tra i prodotti ittici sequestrati compaiono anche le specie protette come i Paracentrotus lividus, i ricci di mare femmina, e i datteri di mare, la cui pesca comporta numerosi danni per l’ecosistema marino.
 
I CASI PIU’ ECLATANTI 
Nelle acque prospicienti il Comune di Torre del Greco la Guardia di Finanza ha sequestrato circa 2 tonnellate di mitili pescate in una zona di mare interdetta dalla ASL perché contenenti tracce di salmonella. Tale merce era desinata a pescherie o ristoranti compiacenti che l’avrebbero servita a ignari consumatori.
 


Nella zona della Penisola Sorrentina è molto comune la pesca del dattero di mare, una merce molto preziosa che i pescatori rivendono a 100 euro al chilo. Si tratta di una specie marina protetta che cresce e si sviluppa all’interno della roccia calcarea. I pescatori si avvicinano alla costa armati di picozze, martelli, scalpelli e martelli pneumatici ad aria compressa, frantumano la roccia e prelevano i datteri di mare creando un danno incalcolabile al paesaggio e all’ecosistema marino. Basti pensare che i datteri di mare impiegano decine di anni per crescere e riprodursi. Una volta asportati dalle rocce il danno diventa praticamente permanente.

Nell’area marina protetta della Gaiola è frequente la pesca illecita dei ricci di mare, altra specie protetta la cui pesca è regolamentata per legge e che per la Convenzione di Barcellona necessita “di gestione oculata”. Il reato è grave perché in tutte le aree marine protette italiane la pesca è assolutamente vietata. Risale a pochi giorni fa il fermo di tre pescatori che da maggio continuavano a recarsi nell’area per pescare ricci di mare. La Guardia di Finanza in quella occasione ha reperito 300 ricci che i tre avevano lasciato in una cesta sul fondo, che avrebbero recuperato durante la notte per non essere visti. Inoltre, nella stessa area marina protetta, sono state rinvenute 100 nasse illegali posizionate sulla secca della Cavallara.

Pericolosa e molto dannosa per la salute dei consumatori è la pesca illegale di mitili all’interno del porto di Napoli. La Guardia di Finanza spiega che pescatori di frodo sono stati spesso trovati nella zona dell’attracco dei traghetti, in particolare a Calata Porta di Massa. Lo schema è sempre lo stesso: arrivano a bordo di piccole barche, poi uno di loro aspetta in barca, l’altro si immerge e con speciali guanti rimestano il fondale per cercare i frutti di mare che però vivono in zone contaminate. «In quei mari – spiega il tenente colonnello Pierpaolo Atzori, comandante della stazione navale della Guardia di Finanza di Napoli -  ci sono scarichi dei motori, scarichi oleosi, nafta, fanghi sporchi, fanghi industriali presenti nei fondali del porto e quindi il rischio per i consumatori è enorme».
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