La carota targata Portici ​mette radici nello spazio

La carota targata Portici mette radici nello spazio
di Carlo Avvisati
Mercoledì 13 Dicembre 2017, 09:48 - Ultimo agg. 10:51
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Se tutto andrà secondo le previsioni e non ci saranno rinvii, trentadue semi di carota italiana salperanno venerdì, alle 11.24, dallo spazio-porto statunitense «John Fitzgerald Kennedy Space Center» di Cape Canaveral, in Florida, in direzione dell'Iss, la stazione spaziale internazionale che orbita a circa 400 chilometri dalla Terra. Li porterà un razzo navetta che partirà da quel cosmodromo quando da noi saranno le 17.24, per il differente fuso orario. L'obiettivo del viaggio: «insegnare» alla carota a «mettere radici nello spazio» in maniera corretta. Il progetto, che è tutto napoletano perché è stato messo a punto da un team di scienziati del Dipartimento di Agraria di Portici (è una delle facoltà dell'Università Federico II di Napoli) in partenariato con un gruppo di studenti del locale liceo scientifico «Filippo Silvestri», punta difatti a far radicare la carota laddove potrà trovare sostanze nutritive e acqua, così come di norma succede sulla Terra. Vale a dire che se per piante e semi non ci sono problemi di crescita sul terreno e la direzione delle radici viene influenzata dalla forza di gravità che le indirizza verso il centro del pianeta, per le stesse specie vegetali, in assenza di gravità, e dunque nello spazio, c'è un pesante handicap in quanto le radici si sviluppano in ogni direzione possibile. A seguire dai laboratori della Nasa l'esperimento denominato «Multi - trop», che è parte del progetto messo a punto nell'ambito della «Expedition 52/53-Vita» ed è stato finanziato dall'Asi, l'Agenzia Spaziale italiana, c'è il team formato da Giovanna Aronne, docente di Botanica al Dipartimento di Agraria di Portici, e da Luigi Gennaro Izzo, Sara De Francesco e Leone Romano.

 

Il gruppo si trova in Florida già da qualche settimana dove ha messo a punto gli ultimi dettagli del test. I semi di «Dacus carota», è questo il nome botanico della specie, invece sono custoditi già da un mese giorni nelle camere climatizzate della Nasa, dove sono arrivati con un corriere speciale dall'Italia. I botanici italiani ieri notte hanno inseminato otto speciali cellette di germinazione allestite appunto per favorire una radicazione «normale». Le celle, ognuna delle quali contiene quattro semi, misurano un paio di centimetri quadrati di superficie ciascuna e tengono dei substrati specifici di crescita: uno bagnato con acqua e l'altro con una soluzione di sali minerali; al loro interno verranno inseriti i semi.
La scelta della specie vegetale da testare è caduta sulla carota per grandezza e facilità di germogliare. A ricevere semi e celle sulla stazione, sarà l'astronauta Paolo Nespoli, che si trova in orbita dal luglio scorso, e che dovrà attivare l'esperimento entro il 15 dicembre. Data da rispettare assolutamente perché c'è bisogno del tempo sufficiente allo sviluppo dell'apparato radicale. «Quello che a noi interessa verificare spiega Aronne è la direzione che assumono le radici in caso di germinazione in assenza di gravità ma in presenza appunto di due differenti elementi di crescita: acqua o sali minerali. Il risultato del test sarà difatti applicabile, in futuro, nelle missioni di lunga durata, allorché gli astronauti avranno assolutamente bisogno di poter contare su delle piante coltivabili nelle serre attivate su quelle stazioni». Insomma, sapere come fare per direzionare le radici aiuterebbe poi la messa a punto ingegneristica degli hardware delle strutture in cui fare crescere le specie vegetali. In ambito terrestre, invece, l'importanza sta tutta nel fatto che se si riesce a capire come fare a direzionare le radici sarà anche più facile comprendere come limitare gli sprechi di acqua per l'irrigazione o l'uso di fertilizzanti. Le piantine sviluppate sulla stazione spaziale saranno inserite in ambiente stabilizzante per bloccare lo sviluppo dell'apparato radicale. Quindi, con lo stesso cargo dell'andata rientreranno sulla Terra dopo l'Epifania per essere studiate nel Dipartimento di Agraria, a Portici.
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