L'orrore del Parco Verde: «Antonio ucciso come Fortuna, ma ancora senza giustizia»

L'orrore del Parco Verde: «Antonio ucciso come Fortuna, ma ancora senza giustizia»
di Marco Di Caterino
Venerdì 6 Ottobre 2017, 23:59 - Ultimo agg. 8 Ottobre, 11:14
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«Sono quattro anni che aspetto di sapere chi ha ucciso mio figlio Antonio, che aveva solo tre anni e che si è sfracellato al suolo dopo un volo di venti metri. Forse perché era solo un bambino del parco Verde, polizia e magistrati hanno liquidato la vicenda in fretta e furia. Una disgrazia, dissero all’epoca. Un errore dico io. Se avessero indagato con più attenzione, ora non avrebbero sulla coscienza la morte di Chicca, la piccola Fortuna Loffredo, abusata e uccisa, un anno dopo, alla stessa maniera di mio figlio, nello stesso maledetto isolato 3, quello dei pedofili».

Parole durissime e un atto di accusa bruciante, quello di Gennaro Giglio, padre del piccolo Antonio morto il 27 aprile 2013, dopo essere precipitato da una finestra dell’appartamento della nonna - Angela Angelino, mamma di Marianna Fabozzi - da una finestra dell’ottavo piano dell’isolato 3 delle palazzine popolari Iacp del Parco Verde. Un anno dopo, dal terrazzo di quello stesso edificio fu scaraventata nel vuoto Fortuna Loffredo, la bimba di sei anni uccisa dopo essere stata a lungo abusata da Raimondo Caputo (condannato all’ergastolo lo scorso 7 luglio), all’epoca convivente di Marianna Fabozzi. La Fabozzi è l’ex moglie di Gennaro Giglio, che nel processo Fortuna Loffredo è stata condannata a quattordici anni di reclusione per concorso sugli abusi sessuali commessi da Titò sulle sue figlie. Due giorni fa Alfonso Barbarano, presidente della quinta sezione di Corte di Assise di Napoli davanti alla quale si è celebrato il processo Loffredo, e il giudice a latere Annalisa De Tollis hanno depositato le motivazioni della sentenza, duecento pagine che inchiodano senza scampo Titò e Marianna sulle loro colpe. 

Parlare con Gennaro Giglio è come precipitare in una spirale di violenta disperazione, in un turbinio di domande che da quattro anni non trovano risposte. Il papà di Antonio, che tira a campare solo con lavori saltuari, con voce bassa dice: «Qual è la giustizia per me? Non ce la faccio più. Il caso di Fortuna si è chiuso, quello di mio figlio è fermo da anni. Io non credo, e non l’ho mai creduto, che Antonio sia caduto in modo accidentale. Quella (Marianna Fabozzi, ndr) ha nel suo animo il diavolo. Sono convinto che sia stata lei, e che l’omicidio di mio figlio, perché si questo di tratta, è stato coperto dalla mamma di Marianna, che appartiene ad una famiglia di “rispetto”. Lì, in quel palazzo maledetto, dove sono stati arrestati e condannati anche altri pedofili, la gente ha paura della famiglia Fabozzi-Angelino».


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