La linea di Toninelli: «Sugli abusi niente sconti ma sostegni al reddito»

La linea di Toninelli: «Sugli abusi niente sconti ma sostegni al reddito»
di Francesco Pacifico
Sabato 7 Luglio 2018, 08:39 - Ultimo agg. 8 Luglio, 13:30
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«Bisogna riqualificare il tessuto urbanistico gradualmente, ma senza cedimenti e incertezze». Ventiquattr'ore fa la Consulta ha bocciato il principio di abusivismo di necessità alla base della legge 17 della regione Campania e il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli guarda a un modello per sconfiggere il fenomeno che sia un mix di incentivi alle famiglie più deboli, un migliore uso del suolo e tanta tecnologia come la banca dati nazionale per censire il patrimonio di edilizia pubblica.

Che giudizio dà sulla scelta dei giudici?
«La Consulta ribadisce un principio ineccepibile: gli immobili abusivi, nella generalità dei casi, vanno abbattuti. E il fatto che entrino nel patrimonio dei Comuni non può diventare un escamotage per mantenere lo status quo a scapito dell'ordinato assetto del territorio o della difesa del paesaggio o, peggio ancora, del contrasto al dissesto idrogeologico».

C'è anche una questione sociale, spesso chi commette gli abusi non può permettersi una casa.
«Per questo possiamo sostenere il reddito di chi non può trovare casa a prezzi di mercato e riattivare le politiche abitative, che troppo a lungo sono finite in un cassetto».
 
State studiando un intervento, è possibile ipotizzare una misura nell'ottica del cosiddetto abusivismo di necessità, salvaguardando soltanto i più deboli?
«Abbiamo appena lanciato il progetto di una banca dati nazionale per censire finalmente il patrimonio riconducibile all'Edilizia residenziale pubblica. Non è accettabile che lo Stato non sappia nemmeno quanti e quali immobili ha a disposizione. Si tratta del punto di partenza imprescindibile per poterli utilizzare e manutenere al meglio, evitando abusi e garantendo maggiore giustizia sociale».

In passato il vicepresidente Di Maio, senza fare sconti sulla legalità, chiese di distinguere tra chi era costretto a fare abusi per motivi economici e chi invece speculava. Come si può fissare questo principio?
«Un sindaco conosce meglio di chiunque altro il proprio tessuto sociale. Ma Di Maio diceva bene: il principio di legalità va tenuto fermo».

Incontrerete i governatori di Regioni colpite dal fenomeno, come quelli di Campania e Sicilia, che chiedono un intervento legislativo nazionale in materia?
«Siamo aperti alla massima collaborazione istituzionale su questo. Ma tenendo fermo, ripeto, il principio di legalità, nonché la difesa del suolo e del paesaggio. Quello stesso paesaggio che deve fare la fortuna, dal punto di vista turistico, delle nostre splendide regioni meridionali».

In Italia un palazzo su cinque è senza licenza. Nel Sud sono invece tre su cinque. Soltanto in Campania sono interessate 200mila famiglie. È davvero credibile pensare ad abbattimenti di massa?
«Bisogna riqualificare il tessuto urbanistico gradualmente, ma senza cedimenti e incertezze».

Tornando alle demolizioni, i Comuni lamentano di non avere fondi e i magistrati segnalano che i tempi per arrivare a sentenza sono troppo lunghi.
«Sicuramente servono più fondi agli enti locali e non soltanto su questo fronte. Da anni il M5S cerca di sostenere i bilanci dei Comuni che hanno pagato più di tutti la spending review del governo centrale e il consolidamento dei conti. Già nella prossima legge di Bilancio, ne sono certo, il nuovo governo darà il senso di un cambiamento. E poi serve sicuramente uno snellimento dei tempi della giustizia».

Nonostante l'uso di nuove tecnologie come i droni, l'abusivismo in Italia non si ferma. Cosa si può fare per garantire meglio la tutela del territorio?
«Ripensare completamente il modello urbanistico e il rapporto tra abitato e ambiente, anche rispetto agli spazi del sociale. Riuso, riqualificazione, rigenerazione contro il nuovo consumo di suolo. Programmazione, regole semplici che favoriscono trasparenza e legalità, controlli efficaci e sanzioni che facciano davvero da deterrente».

Più in generale, come si può garantire un'edilizia di qualità in un Paese dove non mancano leggine locali per trasformare in abitazioni i sottotetti e dove non sempre si costruisce in maniera ecosostenibile?
«Oltre a regole chiare e cogenti, da parte dello Stato esistono leve, per esempio fiscali o comunque incentivanti, che servono a incoraggiare un'edilizia di qualità. Per esempio, il M5S è da sempre a favore della stabilizzazione dei bonus ristrutturazione. E il mio ministero sta lavorando a correzioni importanti anche sul sisma-bonus. Inoltre, un grande aiuto ci arriverà dall'innovazione e dal digitale: basta soltanto citare il Bim (il Building Information Modeling, ndr) e la possibilità di condividere su piattaforme informatiche le informazioni e i dati sui progetti. È una frontiera che riuscirà a ottimizzare costi e tempi della progettazione».
 
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