Le indagini sull'omicidio Materazzo
L'allarme della polizia alla Procura:
«Valigia in auto, Luca vuole fuggire»

Le indagini sull'omicidio Materazzo L'allarme della polizia alla Procura: «Valigia in auto, Luca vuole fuggire»
di Viviana Lanza
Domenica 15 Gennaio 2017, 14:43 - Ultimo agg. 15:29
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Il giorno dopo il delitto Luca Materazzo aveva già la valigia pronta e sistemata in auto. E con quel bagaglio si presentò in Questura a denunciare la presunta intrusione di ignoti nella sua casa senza che però la Scientifica vi trovasse impronte di sconosciuti o segni di effrazione. Il dettaglio della valigia, tuttavia, viene indicato in una delle informative allegate al fascicolo dell'inchiesta sull'omicidio dell'ingegnere Vittorio Materazzo, ucciso con quaranta coltellate la sera del 28 novembre scorso nell'androne del palazzo dove abitava in via Maria Cristina di Savoia. È un dettaglio che il gip Bruno D'Urso richiama nel paragrafo dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata contro il fratello della vittima, Luca Materazzo, per motivare il pericolo di fuga. Un pericolo che il gip definisce «fondato, concreto e attuale» tanto che il 36enne Luca ha fatto perdere le sue tracce da un bel po' e ora è ricercato in Italia e all'estero per il brutale omicidio del fratello.

Cruciale nella ricostruzione del delitto, la scelta di Luca di tornare in Questura, perché ha avvalorato il sospetto di una sua imminente fuga, visto che dalla polizia ci è andato con la valigia già pronta sistemata in auto, e perché ha rafforzato l'accusa che polizia e magistrati avevano ipotizzato su di lui sin dalle prime ore successive al delitto. Dopo una notte trascorsa tra i pianti dei familiari, le domande della polizia e l'alibi da sostenere, alle 11 e mezza del mattino del 29 novembre Luca si presentò in Questura per segnalare che dal suo appartamento erano spariti due caschi da motociclista e che qualcuno si era quindi introdotto in casa, forse passando dalle finestre trovate aperte. Una circostanza che alla fine si è rivelata un boomerang per Luca, «un indizio a suo carico» dice il gip condividendo l'osservazione dei pm Francesca De Renzis e Luisanna Figliolia che con il procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso hanno firmato la richiesta di custodia cautelare, un modo maldestro di rimediare alla scoperta del sacco con gli indumenti sporchi di sangue «che evidentemente - osserva il gip - non era prevista in quella che deve essere ritenuta una rozza premeditazione del delitto». Ma perché Luca avrebbe voluto la morte del fratello? Si è già detto delle liti per l'eredità e dei sospetti di Vittorio sulla morte del padre Lucio avvenuta tre anni fa per cui aveva chiesto l'intervento della magistratura, dei due diversi modi di essere e di vivere dei due fratelli. Dalle testimonianze agli atti dell'inchiesta spunta anche una sorta di ossessione del minore dei fratelli Materazzo. «Luca era ossessionato dall'idea di essere intercettato dal fratello Vittorio mediante un'applicazione installata sul suo cellulare e sul suo pc» hanno raccontato tre testimoni, tutte persone molto vicine alla famiglia.

«Le tensioni e i contrasti tra i due fratelli si erano accentuati negli anni e in particolare dopo la morte del padre e hanno contribuito a far maturare nell'indagato - sostiene l'accusa - un rancore crescente verso il fratello tramutatosi negli ultimi tempi in odio, tanto da determinarlo all'omicidio di Vittorio che considerava ormai un ostacolo al proprio modus vivendi».

Il fatto che Vittorio avesse presentato un esposto in Procura per chiedere ai magistrati di indagare sulla morte del padre non credendo a un decesso per cause naturali e che si fosse impegnato a raccogliere indizi e testimonianze per opporsi all'archiviazione che inizialmente si era profilata aveva sicuramente inciso sui rapporti tra i due fratelli. «Una volta Luca avvicinò Vittorio chiedendogli se effettivamente volesse incolparlo della morte del padre» hanno raccontato agli inquirenti sia la moglie sia un caro amico della vittima.