Il parroco fece abortire l’amante:
processo al tribunale ecclesiastico

La sede del tribunale ecclesiastico presso la Curia a Donnaregina
La sede del tribunale ecclesiastico presso la Curia a Donnaregina
di Maria Chiara Aulisio
Lunedì 24 Aprile 2017, 00:00 - Ultimo agg. 21 Marzo, 09:00
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 La vicenda è sulla scrivania di padre Luigi Ortaglio, cancelliere arcivescovile, che con i giudici del tribunale regionale ecclesiastico campano si sta occupando dello svolgimento delle indagini. I fatti risalgono al 2012 quando - secondo quanto contenuto nel voluminoso fascicolo ancora al vaglio degli inquirenti - il parroco di una chiesa di Vallo della Lucania intreccia una relazione con una giovane parrocchiana: incontri rubati, messaggi appassionati e appuntamenti d’amore. La storia - si legge nelle carte - sarebbe andata avanti per diversi mesi fino a quando lei, Giovanna, poco più che trentenne, aspetta un bambino dal sacerdote. Nessun reato, sia chiaro. Ma a questo punto lo scenario cambia completamente: il parroco, preoccupato per le sue sorti, decide - secondo la denuncia - di interrompere la relazione.

La notizia un po’ alla volta comincia a circolare e a questo punto basta poco per farla arrivare all’orecchio del marito. Ed è proprio lui, Antonio, a decidere di raccontare questa vicenda, prima al vescovo di Vallo della Lucania, poi in Vaticano e infine ai giudici del tribunale ecclesiastico campano che ormai da cinque anni lavorano sul caso: «Sì, mia moglie rimase incinta. Non sapevo ancora nulla, il parroco voleva farla abortire, cominciò a minacciarla... Alla fine la gravidanza l’ha interrotta ma per fortuna c’ero io che le sono sempre stato accanto». Antonio non nega la responsabilità della moglie ma la giustifica parlando di «fragilità, debolezza e tanta insistenza da parte di quel prete». A questo punto la vicenda si sarebbe anche potuta considerare conclusa se Antonio non avesse deciso di andare avanti e chiedere giustizia.

«Non potevo credere che dopo tutto quello che era successo il parroco rimanesse al suo posto, come se niente fosse, a dire messa tutti i giorni e ad accogliere i fedeli.
Mi sembrava assurdo. Così mi rivolsi al vescovo di Vallo della Lucania che, dopo avermi ascoltato, non fece praticamente nulla. O meglio: si limitò a spostare il sacerdote in un’altra chiesa a pochi chilometri da lì dove, tra l’altro, ricopre tutt’ora il ruolo di vice parroco». Ma Antonio non molla e decide di rivolgersi direttamente alla Congregazione per il clero presso la Santa Sede: «Qui - racconta - finalmente prendono davvero in esame il nostro caso. Interrogano me e mia moglie, ascoltano i fatti e incaricano il tribunale regionale ecclesiastico della Campania di avviare un processo penale nei confronti di quel sacerdote». Era il 2012. Ad oggi sono stati ascoltati tanti testimoni, gli ultimi due sacerdoti della diocesi di Vallo della Lucania solo un paio di settimane fa
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La Rete L'Abuso onlus che da anni lotta contro gli abusi e le violenze da parte dei sacerdoti fa sapere che per segnalare eventuali casi è possibile collegarsi qui.

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