Napoli, il vigilante ucciso dalle baby belve: un gigante buono che amava la campagna

Napoli, il vigilante ucciso dalle baby belve: un gigante buono che amava la campagna
di Ferdinando Bocchetti
Sabato 17 Marzo 2018, 10:11
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MARANO. Le speranze di salvare Francesco Della Corte, la guardia giurata aggredita all'esterno della stazione metro di Piscinola e morta ieri all'ospedale Cardarelli dopo due settimane di agonia, erano appese a un filo sottilissimo. Soltanto un miracolo avrebbe potuto salvare la vita del 52enne, vittima di una violenza cieca e sorda, che al momento non trova alcuna giustificazione. I familiari di Francesco hanno pregato, pianto, sperato fino alla fine che quel miracolo potesse avverarsi. Ma i colpi di spranga inferti da uno sconosciuto sul capo della guardia giurata dalla Security service sono stati così violenti da provocare la rottura della calotta cranica. I medici del Cardarelli, dove l'uomo è stato ricoverato dopo essere stato notato in strada - almeno due ore dopo l'agguato - hanno tentato di ridurre l'ematoma, ma fin dal suo arrivo in ospedale era apparso chiaro che i danni neurologici - anche se si fosse salvato - sarebbero stati permanenti. Eppure i figli di Francesco, Giuseppe e Nunzia, e la moglie Annamaria si erano aggrappati ai piccoli miglioramenti che avevano accompagnato - almeno negli ultimi giorni - il decorso post operatorio della vittima.

Chiusi nel loro silenzio, avevano affidato, nei giorni successivi all'aggressione, ai parenti più stretti il compito di dialogare con l'esterno e manifestare tutta la loro rabbia e indignazione. «Franco era una persona perbene, la sua è una morta assurda, inspiegabile e atroce. Non era certo un attaccabrighe, non aveva alcuno scheletro nell'armadio: era un uomo tranquillo, dedito esclusivamente alla famiglia e al lavoro», sottolineano. Una vita irreprensibile la sua. Originario di Santa Croce, nella zona collinare di Napoli, si era trasferito molti anni fa a Marano, la città natale della moglie Annamaria. Da lei aveva avuto due figli: Nunzia e Giuseppe, entrambi poco più che ventenni. Franco lavorava prevalentemente di notte e quasi sempre da solo, come sottolineano i suoi parenti. Una guardia giurata con tantissimi anni di servizio alle spalle. Non certo uno sprovveduto, insomma, e conscio degli enormi rischi del mestiere. Della Corte girava in auto, spesso con il compito di chiudere i cancelli dei vari punti metro della città. Tra questi Piscinola, la zona più «calda» e più temuta dal gruppo di vigilantes in forza alla Security. Prima di approdare in quell'azienda aveva lavorato per svariati anni alla Metropolis, con un percorso lavorativo identico a quello intrapreso da molti suoi familiari, cugini e fratelli che da anni operano nello stesso settore.

«Non abbiamo alcuna idea di ciò che possa essere accaduto quella maledetta notte - dice Giuseppe, uno dei cugini di Della Corte - Quello che posso dire è che a Piscinola girano tanti brutti ceffi. Bisogna fare attenzione a tante situazioni. C'è di tutto: baby gang, tossicodipendenti, vandali. Mio cugino era una persona mite, non credo abbia pestato i piedi a qualcuno». Franco si divideva tra il lavoro notturno e la sua passione per l'agricoltura e l'allevamento di qualche animale da cortile, passione diventata una sorta di secondo lavoro. Di mattina, finito il turno, era solito recarsi in un appezzamento di terreno situato tra la collina dei Camaldoli e Marano. Una piccola attività a conduzione familiare, messa in piedi con l'aiuto del figlio Giuseppe. «Passava lì qualche ora, poi tornava a casa per riposare e prepararsi al turno serale, questa era la vita di Franco», raccontano gli amici e i conoscenti del corso Mediterraneo, l'arteria di Marano dove vivono alcuni suoi familiari. Nunzia, una delle nipoti della guardia giurata, che in questi giorni di angoscia ha fatto da filtro con la stampa, non risparmia qualche stoccata. Sulla sua pagina Facebook scrive: «Voglio spendere due parole per le persone che nemmeno si sono fatte vedere alla fiaccolata promossa nei giorni scorsi. I rappresentanti della Chiesa, quelli che fino a dieci giorni fa ci avevano cercato in vista delle elezioni e che poi hanno dimenticato il nostro indirizzo. E ringrazio, infine, le istituzioni politiche, assenti e silenziose».

 

La fiaccolata si era tenuta martedì a Marano, con un corteo che aveva attraversato i principali corsi della città in cui risiedono i Della Corte. Sotto choc i due figli di Franco, Giuseppe e Nunzia, giovane ballerina che ha passato praticamente le ultime settimane nei corridoi del reparto di terapia intensiva del Cardarelli.
Dolore e sconcerto anche tra i colleghi della vittima. I sindacati, le associazioni di categoria non si sono limitate alle manifestazioni di cordoglio, ma sollecitano interventi a tutela dei lavoratori del settore: «Piangiamo un'altra vittima del lavoro - sottolineano i rappresentanti di Cgil, Fisascat, Uil e Ugl - Da troppi anni denunciamo il mancato rispetto delle ordinanze diramate dalla Questura. Gli operatori della vigilanza privata sembrano essere invisibili, eppure rendono un servizio essenziale per la comunità». E ancora: «Purtroppo, come denunciamo da anni, lo Stato non ci tutela», aggiungono Adolfo Vallini e Giuseppe Alviti, rispettivamente rappresentante dell'Usb e presidente dell'Associazione guardie giurate particolari: «Siamo carne da macello, ammazzati sia dalla burocrazia che dalla criminalità. Franco, come tanti altri, non doveva lavorare da solo, senza un collega che potesse guardargli le spalle». Familiari e amici confidano nel buon esito delle indagini. Avere giustizia non servirà a rriportare a casa il loro Franco, ma potrà forse lenire un poco il loro dolore.
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