Il fiore all’occhiello
ucciso dalla Napoli
che sa solo litigare

di Vittorio Del Tufo
Martedì 25 Settembre 2018, 08:13 - Ultimo agg. 08:14
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Hanno ucciso Città della Scienza, chi sia stato non si sa. A un anno dal commissariamento è grande la confusione sotto il cielo del polo scientifico di Bagnoli. Crisi finanziaria e gestionale, zero liquidità, lavoratori senza stipendio da sette mesi, creditori che assediano gli uffici amministrativi e via di disastro in disastro. E così eccoci, a cinque anni e mezzo di distanza dal rogo del 4 marzo 2013, a intonare il de profundis per la seconda morte - o se preferite per la lenta agonia - di un’eccellenza napoletana.
Se l’incendio del 2013 è una cicatrice sul volto della città, la seconda morte (ma speriamo di no) di Città della Scienza è uno scandalo che si consuma sotto gli occhi indifferenti delle istituzioni che dovrebbero porvi rimedio, e invece perseverano nell’inconcludenza. Da ieri i lavoratori sono in presidio sotto la sede della Regione a palazzo Santa Lucia dopo aver indetto uno sciopero sindacale. Chiedono al governatore De Luca di conoscere «quali siano gli strumenti necessari a mettere in sicurezza il nostro lavoro». Richiesta più che legittima, visto che ormai gli stessi abituali fornitori di Città della Scienza «non vogliono più rischiare di lavorare con noi». La lenta agonia di Città della Scienza è uno stillicidio che mortifica tutti: i lavoratori, ormai allo stremo e con le spalle al muro, e la città che assiste impotente all’eutanasia.
Raccontare questa lenta agonia equivale a immergersi nelle sabbie mobili. A ogni passo si rischia di affondare in un oceano piuttosto maleodorante di veleni, liti, vertenze, licenziamenti eccellenti (l’ex manager Lipardi, poi reintegrato), conflitti nel management che hanno assunto in passato l’aspetto di vere e proprie faide, stipendi pagati in ritardo o non pagati, incertezze sulla governance. E ora - si scopre - un buco che si aggirerebbe sui sette milioni. Un combinato disposto che ha prodotto l’attuale situazione di stallo. E che rischia di far naufragare un evento del calibro di Futuro Remoto. Il commissariamento della struttura era stato disposto proprio per fare luce sulla situazione debitoria di Città della Scienza, per avviarne il risanamento e, in definitiva, per scongiurare la chiusura e porre le premesse per il rilancio. La decisione di voltare pagina con il passato, evidentemente, non è bastata a diradare le nubi.
Con il rogo del marzo 2013, rischiò di andare in fumo anche una certa idea di città che guarda al futuro. Poi la rinascita, sulla quale in molti non avrebbero scommesso un soldo. L’anno scorso, in occasione del quarto anniversario dell’incendio, l’inaugurazione di Corporea e di Dome/3d, il più grande planetario d’Italia, autorizzò un certo ottimismo per il futuro. Quella ripartenza ebbe soprattutto un valore simbolico, per la sua capacità di fare da volàno al rilancio di un quartiere dove da troppi anni si litiga, mentre la desertificazione avanza. Oggi, in mancanza di un piano industriale di rilancio, si rischia nuovamente di dilapidare questo patrimonio di conoscenza e di cultura. Di disperdere i grandi successi del museo scientifico interattivo (Science Centre), di Futuro Remoto e di Corporea, il più grande museo d’Europa sul corpo umano: eventi di straordinario impatto anche turistico che oggi rischiano (nuovamente) di scomparire. Anche la verità giudiziaria sull’incendio del marzo 2013 è ancora parziale. L’unico a pagare per il rogo è un ex vigilante della Fondazione Idis, mentre i mandanti occulti sono ancora nell’ombra. E la ferita non potrà realmente cicatrizzarsi fino a quando i signori del fuoco, coloro che hanno ordinato l’attentato e coloro che lo hanno realizzato, non verranno individuati e incriminati.
Di tutto questo parliamo quando parliamo del futuro, sempre più traballante, del polo di ricerca e divulgazione scientifica. Ovvero un presidio di cultura, unico fiore nel deserto di Napoli Ovest, che rischia - senza la copertura del disavanzo e idee chiare sulla ristrutturazione aziendale - di essere lasciato per la seconda volta solo e indifeso. La coscienza civile della città, che periodicamente si risveglia quando sfregi e misfatti rischiano di deturparne il volto, si ridesti per scongiurare la seconda morte di Città della Scienza.
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