Napoli, truffe, trucchi e messinscena
caccia aperta ai tassisti pirata

Napoli, truffe, trucchi e messinscena caccia aperta ai tassisti pirata
di Daniela De Crescenzo
Giovedì 27 Aprile 2017, 08:52 - Ultimo agg. 15:24
3 Minuti di Lettura

«Io la licenza di tassista la tenevo, poi sono stato costretto a venderla: speravo di aprire un bar, ma mi è andata male. Per questo adesso lavoro da abusivo. Con tre figli a carico non posso fare diversamente». Ore 12, Piazza Garibaldi, proprio davanti alla stazione l'autista illegale ha appena fermato due suorine: per portarle all'Arco Mirelli, a meno di sette chilometri di distanza secondo Google map, ha chiesto venti euro. Le monache hanno abboccato e stanno salendo in auto quando arrivano i vigili urbani dell'unità operativa di polizia turistica comandati dal capitano Gaetano Frattini e scatta la multa. Le suore impaurite cercano un'altra auto, il tassista privo di licenza non protesta, fornisce i documenti e aspetta rassegnato.
 



«Lavoro in maniera irregolare da qualche anno, ma non ho nessuna alternativa, le cose sono andate male e ho tre figli da mandare avanti. Non ho la licenza, ma non mi approfitto di nessuno, le mie tariffe sono più o meno le stesse di chi lavora con l'autorizzazione comunale». Un'alternativa potrebbe essere quella di andare a lavorare per Uber, la contestatissima multinazionale che attraverso un'applicazione scaricabile sul cellulare mette in comunicazione diretta passeggero e conducente. Ma l'abusivo non ci pensa proprio: «La società chiede la metà dei guadagni e io, poi, come campo?».
 
 

Stazione e aeroporto sono da sempre le mete preferite degli abusivi della guida: abbordano il viaggiatore, agganciano lo straniero e poi lo conducono verso la loro auto, da quel momento i malcapitati sono nelle loro mani. Un pessimo biglietto da visita per una città che sta ritrovando proprio nel turismo la propria vocazione.
Per questo i caschi bianchi comandati dal colonnello Ciro Esposito hanno intensificato i controlli e ieri mattina hanno setacciato ancora una volta le aree a rischio, incappando in irregolarità di ogni tipo. È successo ieri, succede praticamente ogni giorno: quello del turismo è un settore dove ancora troppo spesso l'arte di arrangiarsi sconfina nell'illegalità a danno della qualità del servizio.

A poca distanza dalla Stazione Centrale, lungo corso Malta, un turista inglese è a bordo di un'auto privata. I vigili fermano il veicolo e interrogano conducente e passeggero. Lo straniero spiega di aver alloggiato in un bed&breakfast del centro. «Il proprietario mi ha procurato un passaggio dice il trasferimento era compreso nel prezzo». E l'autista si giustifica: «Sono un amico del proprietario della struttura dove ha alloggiato il signore. Mi è stata chiesta la cortesia di accompagnarlo alla stazione: potevo dire di no?». Cortesia ben pagata. Ovviamente dall'ospite. All'aeroporto i vigili fermano un taxi regolarmente autorizzato. L'auto fila verso il terminal, ma il tassametro è spento. Tariffa concordata, spiega il conducente. E la ricevuta che deve essere consegnata al passeggero prima di avviare l'auto? Non c'è. Il viaggiatore dice di averla buttata dal finestrino. I vigili sono pronti a elevargli una contravvenzione: non si lasciano carte in strada. Allora quello ci ripensa e confessa: la ricevuta non l'ha mai avuta, ma il tassista gli ha fatto pena, ha detto una fesseria per aiutarlo.

Da un'altra auto scende una coppia di pakistani con al seguito due bambini. Anche in questo caso il tassametro è spento. «Li ho incontrati proprio davanti all'aeroporto dice l'autista li ho accompagnati per cento metri«. Lo straniero conferma e scendendo dall'auto gli allunga quindici euro. I vigili lo guardano interdetti e lui pronto replica in perfetto inglese: «Mi ha fatto una cortesia, e io ne faccio una a lui».

Continua a leggere sul Mattino Digital