Il caso delle fogne a Marechiaro,
scoppia la lite tra privati e Comune

Il caso delle fogne a Marechiaro, scoppia la lite tra privati e Comune
di Luigi Roano
Lunedì 16 Luglio 2018, 09:23
3 Minuti di Lettura
A Marechiaro scoppia la guerra delle fogne, esattamente sotto la Fenestella dove c'è l'impianto di sollevamento e depurazione. Una storia di burocrazia all'italiana, una cosa kafkiana. Con i privati che hanno costruito l'impianto nel lontano 1992 su richiesta della Procura. Sul quale si è allacciato il Comune che, prima lo ha riconosciuto tanto da manifestare la volontà di acquistarlo. Poi si è tirato indietro adducendo che l'impianto non aveva la «licenza di fognatura» mentre ce l'aveva e a rilasciarla è stato proprio Palazzo San Giacomo. Il Comune continua comunque a utilizzarlo da circa 30 anni. Li non c'erano fognature, né il famoso collettore che arriva fino a Cuma ha risolto i problemi di quell'angolo di paradiso, perché buona parte del borgo è rimasto tagliato fuori. Il Comune - grazie proprio a quell'impianto privato - ha potuto costruire un semplice bypass per collegare l'uno all'altro impianto sanando parzialmente la situazione. Eppure le alte sfere degli uffici comunali non ci stanno e continuano a spedire carte su carte contraddittorie. Una confusione all'interno della quale non si sa chi deve fare e cosa. Tanto che addirittura c'è chi dal Municipio napoletano ha consigliato di rivolgersi al Tar per chiarire una situazione che dura da oltre 5 lustri.

LA BEFFA
Non è finita qui, perché il paradosso arriva alle estreme conseguenze se si considera che da quelle parti - essendo l'unico impianto - resistono ancora molti alloggi e ville che scaricano direttamente a mare le acque nere. Con denunce dei residenti lasciate cadere perché nessuno va a verificare come stanno le cose. Anzi, Palazzo San Giacomo ci ha mandato dei messi notificatori che fanno un altro mestiere, non i fognatori, i quali non hanno potuto fare altro che chiedere a tutti i proprietari se fossero in regola. Il risultato? Un coro di sì. Una vicenda effettivamente incredibile che una dei proprietari dell'impianto di sollevamento e depurazione acque e proprietaria di una casa ha deciso di portare alla luce, si tratta di Giovanna Mennito.

 

LA TESTIMONIANZA
«Nella sostanza - dice la signora Minnito - siamo sotto accusa per una condotta sottomarina di proprietà comunale da 30 anni dai tempi di mio padre quando la Procura a noi come ad altri ci chieste di costruire l'impianto. Malgrado questo, abbiamo regolarizzato la nostra posizione realizzando un impianto di sollevamento eliminando lo sversamento e sempre da 30 anni l'ufficio fognature ci chiede conto di questa cosa e non si adopera per verificare l'esistenza o meno di altri sversamenti diretti a mare». La signora Minnito è effettivamente incavolata ed elenca una serie di passaggi burocratici sfiancanti, l'ultimo e dell'ottobre dell'anno scorso: «Il nostro avvocato Luigi Di Palma, per conto dei proprietari dell'impianto fognario ha scritto all'Ufficio integrato delle acque, elencando tutte le autorizzazioni in possesso degli stessi e chiedendo la sospensione degli avvisi di accertamento. Dopo due vaghe e fumose risposte che non entrano nel merito della formalità dei documenti presentati, al Comune ribadiscono che non vi è regolarità amministrativa delle immissioni private in pubblica fognatura e sono in notifica da giugno ordinanze dello stesso ufficio integrato delle acque che impongono, salvo ricorso al Tar, entro 60 giorni dalla notifica, di provvedere alla richiesta di licenza fognatura chiaramente ci siamo rivolti al Tar». La Minnito chiarisce anche l'aspetto finanziario: «Noi abbiamo pagato un'altra volta la licenza di fognatura 20mila euro, ma la cosa incredibile è che il Comune riconoscendo la validità delle nostre azioni, voleva a acquistare l'impianto a 25mila euro. Poi sono spariti ed è tornata ad arriva nelle nostre case una tempesta di intimazioni a metterci in regola, su cosa però nessuno lo ha capito».
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