Frattamaggiore, la verità del gioielliere: «Quel rapinatore mi ha puntato la pistola contro, ​ho dovuto sparare»

Frattamaggiore, la verità del gioielliere: «Quel rapinatore mi ha puntato la pistola contro, ho dovuto sparare»
di Gigi Di Fiore
Lunedì 12 Febbraio 2018, 06:38 - Ultimo agg. 15:39
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Inviato a Frattamaggiore

È provato, Luigi. Molto provato. Il giorno dopo aver ucciso un rapinatore fuori la sua gioielleria, non riesce ancora a spiegarsi bene quello che è accaduto. Scosso, dice no a tutte le richieste di intervista. Con l'anziano padre Angelo è riuscito solo a parlare con il suo avvocato Luigi Ferrante. Ha la faccia da ragazzino, Luigi, nonostante i suoi 30 anni. E lo stato d'animo in cui è piombato lo fa apparire ancora più piccolo. «Mi sento male - sussurra - Non voglio parlare con nessuno».

Ha dormito poco, la notte dopo la morte del rapinatore Raffaele Ottaiano. Agitato, ma anche impaurito. Non immaginava di dover mai usare la pistola che aveva da quando era diventato maggiorenne. Un'attività a rischio, la sua, in una gioielleria che a Frattamaggiore tutti conoscono, perchè inaugurata addirittura 138 anni fa. Ma, nonostante tutto, dice di non aver mai subito una rapina.
 


Eppure Luigi è subentrato al padre Angelo nel 2004. È lui a gestire l'attività di famiglia da ben 14 anni. Un'attività fondata dal bisnonno Carlo, addirittura nel 1880. Lì dentro, in corso Durante, a due passi dalla basilica di San Sossio Levita e Martire in piazza Umberto I, si sono avvicendati padri e figli ogni 40 anni. Luigi è il quarto della famiglia. E, consigliato, aveva subito preso il porto d'armi.

«Ma non ho mai sparato a nessuno», dice. È la prima volta ed è stato tremendo. Non è facile sapere di aver ucciso un uomo, anche se è stato un gesto di difesa e se la paura in attimi frenetici e violenti ha condizionato quella decisione.

Luigi sa che è indagato per omicidio colposo e aspetta qualche comunicazione dalla Procura di Napoli nord guidata da Alfredo Greco. Sicuramente gli arriverà un avviso di garanzia con la data dell'autopsia alla vittima. Un adempimento formale, che gli consentirà di nominare un consulente della difesa che parteciperà alle attività del medico legale.
 
Nel frattempo, Luigi attenderà a casa. Non è stato ancora sentito dagli inquirenti, ma lo sarà probabilmente subito dopo l'autopsia. Per ora, quegli attimi terribili sono solo ricordi vaghi, frammenti che gli scorrono dinanzi agli occhi e su cui non ha ancora avuto modo di fermarsi per una messa a fuoco in maniera tranquilla. Sabato sera alle 18,30, Luigi non era dietro il bancone della gioielleria. C'era invece, come è capitato spesso altre volte, una commessa. Non era la prima volta, anche perchè la gioielleria è nello stesso condominio della sua casa. Anzi, il retrobottega comunica con il cortile che poi dà alle scale che dirigono verso l'abitazione. Luigi non era fisicamente nella gioielleria, ma controllava, come faceva sempre, tutto ciò che avveniva lì dentro. Nella gioielleria ha un sistema di videocamere a circuito chiuso, collegate con dei monitor in casa. Luigi guardava e vedeva la commessa, impegnata con alcuni adolescenti che stavano scegliendo degli oggettini di bijoutteria da comprare come regali per San Valentino.
«All'improvviso è successo tutto», mormora. Sui monitor è apparso un uomo giovane a volto scoperto. Subito dopo, l'uomo si è infilato la maschera di Carnevale di Hulk. Ha fatto da apripista, ha spianato la strada agli altri tre complici. La commessa ha cominciato a urlare e tutto era visibile ed è rimasto fissato nei video privati. La donna poi è fuggita nel retrobottega, inseguita dai rapinatori. È riuscita a nascondersi, mentre gli aggressori tornavano indietro per cercare di portare a termine il loro piano. Naturalmente, i ragazzini-clienti di qualche istante prima erano fuggiti.

È a quel punto che Luigi ha preso la sua decisione e non riesce ancora a darsene una spiegazione. Un atto di coraggio o di imprudenza. O, forse, semplicemente la spinta a mandare via i rapinatori, sperando nell'arrivo di qualcuno in aiuto, con corso Durante affollato come ogni sabato sera. È confuso il ricordo di Luigi, potrà delineare meglio tutto quando avrà messo a fuoco nella memoria ogni frammento dell'accaduto. Ricorda solo che «mi sono visto puntare una pistola contro». Uno dei quattro davanti a lui, armato. Ed è a quel punto che ha preso la sua pistola che mai prima aveva puntato contro un uomo. E ha sparato. Ha ucciso quell'uomo armato, mentre accanto a lui c'era anche un parente, un cugino, che lo accompagnava.
«Ci stringiamo attorno a chi ha subito la rapina e a tutti quelli che sono vittime della criminalità» dice il sindaco di Frattamaggiore, Marco Antonio Del Prete. Ed è la prima espressione di solidarietà, quella dell'istituzione più vicina, a Luigi. Il dopo aver sparato è ancora più confuso. Luigi è scappato, mentre anche i complici dell'ucciso erano fuggiti via. Poi, non sa più nulla, sa solo che è andato a rintanarsi in casa. E ora ha le idee confuse.

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