Fortuna nella rete degli orchi «Lo sanno tutti, nessuno parla»

Fortuna nella rete degli orchi «Lo sanno tutti, nessuno parla»
di Marco Di Caterino
Domenica 9 Luglio 2017, 09:47
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Caivano. Il cedro del Libano di Fortuna Loffredo resiste ancora. Mezzo ischeletrito alla base, ma con le gemme delle foglie nuove verso la cima, che ancora si aprono con un verde intenso. Era stato piantato un anno fa, il 24 giugno del 2016, nel piazzale dell'Isolato 3 delle palazzine popolari Iacp, nel corso di una cerimonia per ricordare la piccola vittima dell'orco assassino Raimondo Caputo, detto Titò, condannato venerdì all'ergastolo. Il cedro del Libano, pure malconcio, resiste. Era stato piantato insieme con un noce. Che però è sparito. Anzi, rubato: basta guardare il buco nel terreno dell'aiuola lasciato dai ladri, coperto da monnezza di ogni genere. A meno di dieci metri, sul marciapiedi del palazzo degli orrori, la sagoma rossa che segnava il corpicino di Chicca è quasi sbiadita. Dimentica in fretta i morti, il Parco Verde. Specialmente quelli più piccoli. Soprattutto quelli, che come Fortuna qui, hanno «messo lo scuorno in faccia a tutti» e sollevato il velo da quel perverso ambiente di pedofilia che tra queste palazzine avverti a pelle.

La mamma di Fortuna, Mimma Guardato, subito dopo la lettura della sentenza per l'assassino della sua bambina, ha rilanciato il suo appello alla giustizia: «Devono pagare tutti. Il Parco Verde è pieno di mostri, c'è una rete di pedofili. Chissà di quanti minori hanno abusato. Trovateli, fermateli». «Sono sconvolto per quello che è successo dice Angelo Falco, emigrato in Svizzera, dove gestisce il ristorante di famiglia - non so se qui la pedofilia sia un vero e proprio sistema di rete occulta, ma voci come queste mi arrivano anche nel paese dove sto io. Per fortuna che qui ci vengo soltanto in estate per stare con la famiglia qualche giorno». Già, le maledette voci di un dentro nero, oscuro, osceno. «Vedete - sussurra Maria Assunta Palmieri, 70 anni, vedova sono anni che in questo posto maledetto da Dio sentiamo storie di padri o fratelli che mettono incinte figlie e sorelle. Ma tutto tace. Tutto viene coperto, per omertà o per paura, grazie anche alla colpevole assenza dei servizi sociali, della scuola, perfino della parrocchia, Qui tutti si interessano solo della Terra dei Fuochi, nessuno sembra accorgersi di altri fenomeni ancora più gravi».


L'anziana è uscita di casa nel primo pomeriggio, quando non c'è nessuno per strada, per andare a farsi misurare la pressione. Accetta di continuare a raccontare, ma abbassa ancora di più la voce. «Voi dovete venire qui nei giorni di festa - dice Maria Assunta - quando le bambine si vestono tutte da lolita, con calze a rete, rossetto e abiti trasparenti come un velo. Uno scandalo, una vergogna. Le mamme che fanno, dite voi? Le mamme fanno a gara a chi le addobba meglio, queste povere creature, che hanno meno di sei anni e vanno in giro conciate come donnacce. Poi vi meravigliate che Fortuna e le sue piccole amiche sono state guastate?». La signora Maria Assunta a questo punto smette all'improvviso di parlare e tira dritto, senza nemmeno salutare. Sparisce nella selva di erbacce dove le moto delle sentinelle delle piazza di spaccio, con il loro continuo andare avanti e indietro, hanno quasi scavato un sentiero. Èsabato pomeriggio, c'è un caldo feroce, e quasi tutti sono chiusi in casa. Il momento ideale per gli «addetti ai lavori» delle tredici piazze di spaccio del Parco Verde, che preparano adesso tutti i tipi di droga per lo smercio del sabato sera. Quattro grossi scooter passano e ripassano una decina di volte. I «guardiani» del malaffare ti guardano, ti scrutano, ti bloccano l'auto. Poi, con un cenno della testa, ti danno il permesso di passare.


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