La napoletana Fiorenza: «Sono io la miss del popolo, voto ribaltato»

La napoletana Fiorenza: «Sono io la miss del popolo, voto ribaltato»
di Giovanni Chianelli
Mercoledì 19 Settembre 2018, 10:00 - Ultimo agg. 16:45
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Ora Fiorenza D'Antonio, napoletana di 21 anni che è arrivata seconda a Miss Italia, è divisa: tra l'ebbrezza di aver incollato milioni di telespettatori al teleschermo fino all'ultimo istante, la sincera felicità per la vincitrice, Carlotta, con cui ha «legato dal primo giorno. Ha un'eleganza straordinaria» e quel pizzico di amaro in gola per non aver trionfato: «Non tanto per me quanto per chi mi ha sostenuto. Dicono siano la maggioranza, il 62 per cento. E pure per la mia città, una vittoria sarebbe stata come uno scudetto». Per il resto si gode il momento: «Da adesso inizia il bello. Mi attrae tutto: cinema, tv, moda. E perché no, un ruolo da autrice». Iscritta all'università, Fiorenza è grande lettrice e personalità eccentrica, oltre che bella. Chi la conosce garantisce che sta bene nei suoi panni casual di frequentatrice del centro storico, tra un concerto live e una presentazione d'arte, come sulle passerelle. Nella conversazione si mostra in pace col risultato e felice del momento: gioca, provoca, e mentre lo fa tranquillizza la madre che, affianco a lei, si dimostra preoccupata dai suoi eccessi: «Tranquilla, mamma. Si capisce che scherzo. Io scherzo sempre. Adesso però dovrò risarcire migliaia di euro di schede telefoniche ai tanti che mi hanno votata».

Fiorenza, più soddisfatta o amareggiata?
«Più soddisfatta, decisamente. Per due motivi: il primo è che ho ricevuto un sostegno popolare pazzesco, oltre il 62 percento. Si può dire che sono la miss del popolo. E poi perché io non sono una miss nell'animo».
 
Ovvero?
«Ho un carattere eccentrico e trasgressivo. Mi piace stupire, sentirmi libera. Con il rispetto dovuto al concorso, vincere la corona nel primo periodo può essere piuttosto dura: telefonate, impegni, i naturali obblighi di chi è sotto i riflettori».
E invece la sua vita come proseguirà?
«Ho avuto una notevole vetrina, potrò scegliere tra un bel po' di cose. C'è il cinema che in parte ho già frequentato. La moda, da cui vengo. Però la tentazione è un'altra».
Quale?
«Quella di stare dietro. Dietro le quinte, a scrivere e immaginare idee. La prima cosa che ho fatto appena ho avuto un istante di libertà è stata di chiamare il mio fidanzato, Fabrizio Acampora, che si occupa di cinema. Gli ho detto che adesso io farò la sceneggiatrice, lui girerà film».
Fa parte della sua atipicità, dimostrata, ad esempio, nel momento di quel cambio d'abiti.
«Quella di restare in sottana è stata una scelta particolare, lo ammetto. Chissà quanto è stata capita. Ho deciso così sia per provocare, e poi perché la sottana è davvero una delle mie mise preferite. E devo dire che la lettura psicologica della blogger che ci ha giudicato è stata calzante: io voglio stupire e sentirmi libera».
Qualcuno dice che il suo secondo posto somiglia alla rivalità Juve-Napoli: perde chi meritava di più.
«La vittoria di Carlotta non è un risultato rubato però capisco il paragone: l'unico momento di dispiacere, durato millesimi di secondo, è stato perché dietro sentivo l'affetto di una città intera. Nei giorni prima della finale ho percepito che una mia vittoria sarebbe equivalsa a quella di uno scudetto del Napoli e che al ritorno avrei fatto festa a Capodichino. Per i napoletani delusi ho provato un niente di tristezza. Poi sono passata fare i complimenti a Carlotta».
Dunque alcuna rivalità tra voi.
«Nessuna e non è una risposta di prammatica. Posso produrre prove: nei giorni precedenti ci hanno chiesto di scrivere una lettera a chi immaginavamo avrebbe vinto la corona. Io ho scritto a lei. L'ho notata subito, per bellezza e classe. Ha eleganza da vendere. Ed è totalmente diversa da me: io parlo, faccio casino e creo scompiglio, lei ottiene lo stesso senza parlare, da ferma. Naturalmente raffinatissima, abbiamo una gran miss Italia».
La storia è piena di miss mancate più celebri delle vincitrici.
«Davanti a noi c'era Mariagrazia Cucinotta che è tra gli esempi più lampanti. E non dimentico Sophia Loren, una mia conterranea non trionfò ma dopo riuscì ad agguantare cosucce come l'Oscar».
Un rimpianto?
«Che il meccanismo premi più la giuria di qualità che quella popolare. Dovrebbe esserci una mediazione migliore tra le due valutazioni. Anche perché adesso mi aspetta un futuro in bolletta: devo risarcire tutti quelli che mi hanno votato, saranno migliaia di euro di schede telefoniche».
Terza classificata è Chiara Bordi, disabile.
«Ho i brividi quando penso a lei. È stata la vera rivoluzione del programma. Ogni sua parola trasuda dignità e grinta. Ci dice che la vita continua sempre, in ogni condizione. Si cade e ci si rialza. Un esempio per tutti».
 

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