Festa dei Gigli e clan, indagine Dda sulle minacce del figlio del boss

Festa dei Gigli e clan, indagine Dda sulle minacce del figlio del boss
di Marco Di Caterino
Sabato 18 Giugno 2016, 09:04 - Ultimo agg. 09:57
3 Minuti di Lettura
Crispano. Festa, farina e camorra. Il figlio del boss, infastidito dalla bravura della paranza «La Gioventù Bruscianese», più abile a cullare il giglio – macchine di legno e cartapesta alte oltre 25 metri e sorrette e mosse da centinaia di cullatori - attirando così la maggior parte delle migliaia di spettatori, accorsi alla ultracentenaria festa dei gigli di Crispano, ha afferrato il microfono e, senza mandarla a dire, ha sbottato: «‘O Pescatore – soprannome del capo paranza della Gioventù Bruscianese – fai sempre questo! Hai rotto le scatole. Mò è meglio che tu te ne vada». L’ordine di Gioacchino Cennamo, figlio del più famoso Antonio - meglio noto come «Tanuccio ‘o malommo», pezzo da novanta dalla camorra a nord di Napoli, uno dei quattro «sanatori» del clan Moccia, attualmente in carcere per una condanna sedici anni per reati di camorra – è stato riportato immediatamente alla paranza di Brusciano. Questi hanno poggiato all’istante sull’asfalto di via Cardito il pesante obelisco, e sono letteralmente scappati via.

La repentina fuga degli oltre cinquecento cullatori della paranza, così pesantemente intimidita, ha finito per scatenare un vero parapiglia tra le migliaia di spettatori, che presi dal panico hanno iniziato ad allontanarsi pure loro, con spintoni che hanno fatto cadere per terra decine di persone. Insomma si è sfiorata più volte la tragedia, evitata solo per caso. Incurante di quanto accaduto e senza più rivali con i quali misurarsi, la paranza dei «Tigrotti», che annovera tra i sui fondatori proprio il vecchio boss, anche egli un tempo cullatore della macchina, ha proseguito il percorso fino ad uno slargo. E qui, ancora Giocchino Cenammo, tra una girata e l’altra dell’obelisco sulle note del peggio che c’è della musica cosiddetta popolare, ha ripreso il microfono. E rivolgendosi al sindaco di Crispano, Antonio Barra – eletto nella tornata elettorale del 2015 – che assisteva alle evoluzioni dell’obelisco, ha così parlato davanti a centinaia di persone: «Un saluto al nostro caro sindaco, che mentre lo scorso anno ci è stato molto vicino, ore invece si è fatto desiderare. Ma non importa, perché caro sindaco sei sempre uno di noi».
Poi, dopo aver dato un cenno all’orchestrina appollaiata sull’obelisco, ha concluso con un «Tutto questo solo per te». Un saluto che ha strappato una vera ovazione di popolo, ma che invece, giura chi era vicino al primo cittadino, ha suscitato in Antonio Barra un estremo imbarazzo. Sicuramente, il sindaco aveva più di una ragione per essere imbarazzato. Perché quel «Tutto questo solo per te», ha riportato alla mente un’altra storia di devozione dei cullatori della paranza dei Tigrotti alla camorra. Dodici anni fa, con «Tanuccio ‘o malommo» in galera e quindi impossibilitato a ricevere di persona l’omaggio di un «inchino», qualcuno della paranza fece realizzare un maxistriscione con la foto del boss, esposto all’ultimo piano del palazzo più alto di Crispano, affinché tutti potessero vederlo e sul quale c’era scritto: «Tutto questo solo per te. Grazie». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA