Fanpage, dissequestrati pc e telefoni ​dopo l'inchiesta choc sulla Sma

Fanpage, dissequestrati pc e telefoni dopo l'inchiesta choc sulla Sma
di Viviana Lanza
Martedì 22 Maggio 2018, 09:18 - Ultimo agg. 09:34
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Tre mesi fa le perquisizioni disposte dalla magistratura, dopo i video di Fanpage. Oggi l’inchiesta Sma è in attesa di un nuovo passo in avanti. Si attende il deposito della consulenza tecnica sulle memorie di pc e telefoni cellulari, sui documenti e i file acquisiti dagli inquirenti a febbraio scorso, ma i tempi si sono rivelati più lunghi del previsto, tanto che è stata necessaria una proroga per consentire agli esperti nominati dai pubblici ministeri di completare il lavoro di analisi e di studio su documenti, chat, e file utili a meglio delineare i dettagli di incontri d’affari, contatti, appuntamenti, presunti accordi e progetti tra gli indagati. I pc e i computer sequestrati nel corso delle perquisizioni sono stati restituiti ai diretti interessati. E ora si attende di conoscere quale piega prenderà la scottante vicenda giudiziaria.

Un passo indietro. È il 16 febbraio scorso Fanpage pubblica sul proprio sito la prima delle sette puntate che daranno corpo all’inchiesta giornalistica battezzata “Bloody Money”, resa possibile grazie alla collaborazione di un ex boss della camorra napoletana, Nunzio Perrella, uno che in passato aveva costruito la sua fortuna criminale anche e soprattutto trafficando in rifiuti, e che si presta a fare da “agente provocatore”, non autorizzato dai magistrati, per smascherare il sistema delle mazzette che rende l’immondizia un enorme business in barba a leggi, autorizzazioni, tutele per ambiente e cittadini. L’affare riguarderebbe mille tonnellate di fanghi da smaltire. L’inchiesta giornalistica si intreccia così con l’indagine che la Procura di Napoli aveva già avviato da tempo per puntare al sistema degli appalti pubblici nel delicato settore delle imprese di trasporto e smaltimento dei rifiuti.  
È un’inchiesta, quella della Procura di Giovanni Melillo, che si articola su più filoni, ci lavorano i pm Sergio Amato, Celeste Carrano, Ivana Fulco, Ilaria Sasso del verme, Henry John Woodcock. Se da un lato si indaga su complicità tra imprenditori e emanazioni del clan camorristico dei Cimmino, dall’altro si punta ai presunti intrecci tra politica e imprenditoria e l’attenzione ricade anche sulla Sma, la società in house della Regione a cui sono affidate le attività di rivalutazione sociale e ambientale del territorio, simbolo del risanamento delle nostre terre. Si procede per corruzione. Quando scattano le perquisizioni mancano pochi giorni alle elezioni del 4 marzo. La Procura decide di anticipare Fanpage che è pronta a diffondere i suoi video. Inevitabile il terremoto politico. Fra i destinatari delle perquisizioni ci sono Roberto De Luca, il figlio del presidente della Regione Vincenzo e fratello del candidato alla Camera Piero; Mario Rory Oliviero, consigliere comunale centrista a Ercolano; Biagio Iacolare, presidente della Sma; Luciano Passariello, consigliere regionale del centro destra e candidato alla camera con Fratelli d’Italia. Pochi giorni arrivano le dimissioni di Lorenzo Di Domenico da consigliere delegato della Sma, Roberto De Luca da assessore al Bilancio al Comune di Salerno, Biagio Iacolare da presidente della Sma. Sotto inchiesta finiscono anche il direttore di Fanpage Francesco Piccinini e il giornalista autore dell’inchiesta Sacha Biazzo, per induzione alla corruzione. Le polemiche non si fermano. C’è chi punta il dito contro i giornalisti e critica il metodo del loro scoop e chi invece li loda e li sostiene. Gli indagati intanto si difendono, respingendo fermamente le accuse. E ora si attende una risposta, la svolta dell’inchiesta. 
 
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